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 2019  dicembre 10 Martedì calendario

Periscopio

Scarabocchio di Mino Maccari: «Scherza coi finti e lascia stare i tonti». Dino Basili. Uffa news.La verità, è che Di Maio ha perso il controllo di se stesso. Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato.
Mes. C’è qualcuno che non mente? Jena. La Stampa.
È impossibile siglare qualsiasi intesa con un leader come Luigi Di Maio che concepisce il rapporto con i propri seguaci sulla base del paradosso: «Sono il vostro capo e allora vi seguo». Augusto Minzolini. Il Giornale.
Il dibattito sul Mes al senato finisce in tristezza. Due senatori, un grillino e un leghista, sono già alla bouvette e vanno di prosecco. Ma non insistete per sapere chi è (ha due bambini piccoli). Fabrizio Roncone. Corsera.
I padri dell’Europa avevano un sogno e una visione del futuro. Quelli venuti dopo non hanno avuto una visione nemmeno del presente. Ad esempio, non hanno capito che non avrebbero dovuto togliere i dazi, che non servono troppe leggi. Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia (Antonio Signorini). Il Giornale.
Malcostume, mezzo gaudio. Aforismi di Achille Bonito Oliva. il venerdì.
Bologna è pigramente orientata a mantenere il Pd al governo. Gianfranco Pasquino, emerito di Scienza politica all’università di Bologna (Fabio Martini). La Stampa.
Aborriamo i litigi televisivi: poi corriamo a guardarli. Filippo Facci. Libero.
«Facciamo il gioco dell’Ilva». «A soldi o con i fagioli?». Vignetta di Altan. la Repubblica.
Più che il governo «Conte-due», ormai sembra il governo «Conte-solo». Claudio Tito. la Repubblica).
I magistrati napoletani che colpirono ingiustamente Tortora non subirono contraccolpi. Vero è che il giudice Giorgio Fontana decise di dimettersi dall’ordine giudiziario per fare l’avvocato. Ma i due sostituti procuratori continuarono la loro brillante carriera. Raffaele Della Valle, avvocato difensore di Enzo Tortora (Marisa Fumagalli). Corsera.
Il confusionario governo cui siamo sottomessi ventila, tra le tante, di farci sottrarre direttamente dai conti correnti le somme dovute a qualche autorità. Non paghi una contravvenzione? Il comune, la provincia o quel che è, ti forza il conto come un ladro usa il piede di porco, e si serve a piacimento del tuo denaro. E se non paghi perché vuoi fare ricorso o hai urgenze più serie? Rassegnati: il Grande fratello ha deciso per te. Giancarlo Perna. LaVerità.
Per la prima volta il cambiamento della società non dipende dalla politica, ma dalla tecnologia. Possiamo solo sperare che resista la democrazia, la quale tuttavia resta un emblema del Novecento. Da ragazzi ridevamo delle persone che parlavano antiquato, li definivamo «ottocenteschi«. Adesso invece i «novecenteschi» siamo noi. E dobbiamo accettarlo. Enrico Mentana, direttore del Tg de La 7. (Federico Novella). LaVerità.
Tutti gli anni vado nel campeggio, organizzato dall’Arci, all’Isola di Capo Rizzuto. Lì trascorre le vacanze un migliaio di giovani. Molti di loro sono nati tra il 2004 e il 2006. Non sono anime spente o smarrite. Sono ragazzi e ragazze che discutono, sotto i pini, in un caldo infernale parlando di quello che gli sta accadendo. Pochi principi generali, e molta concretezza. A volte sono confusi, ma non sono dogmatici. Luciana Castellina, fra i fondatori de il Manifesto (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il mio libro Adesso tu è una raccolta di racconti tenuti insieme dall’idea di come ci si possa innamorare al primo sguardo. Non parlo solo di un uomo o di una donna, ma anche di cose materiali, una macchina, una casa. È il primo sguardo che lascia il segno. Quello che, in un istante, ti permette di comunicare un milione di parole, che mette in moto tutto ciò che hai dentro. Giorgio Panariello, comico (Renato Franco). Corsera.
Nella riunione settimanale dell’Einaudi si discuteva delle letture fatte e se ne assegnavano di nuove. Più o meno tutto filava liscio. Le uniche vere burrasche editoriali si verificarono con il Sessantotto. La febbre divenne subito alta. L’irruzione del movimento studentesco e delle prime contestazioni fu un vero trauma per la casa editrice. Alle riunioni, i presenti si spaccarono. Bobbio, contestato all’università, si oppose fieramente a ogni qual si voglia apertura. Cesare Cases, da vecchio comunista, era più possibilista. Chi sposò la causa degli studenti fu Einaudi. Una volta difese la pubblicazione di certi libretti, trovando la compiacenza di molti redattori. Bobbio era allibito. Si alzò di scatto e allontanandosi mormorò: mi avete rotto i coglioni! Fu l’unica volta in cui lo vidi perdere il controllo. Guido Davico Bonino, operatore culturale (Antonio Gnoli). la Repubblica.
«Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita. Perché a Londra si trova tutto ciò che la vita può offrire». Samuel Johnson la descriveva così tre secoli fa e da allora nulla è cambiato nonostante che quasi tutto sia cambiato. Gaia Cesare. Il Giornale.
PUPI AVATI – Non solo ci regala Il Signor Diavolo, un signor film. Da buon bolognese, boccia i tortellini di pollo serviti ai musulmani nella festa di san Petronio: «Il ripieno deve essere rigorosamente di maiale, non si può abolire per una questione religiosa». Non la pensa così l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi. Che tuttavia ha un’attenuante: pronipote di cardinale, studia da papa. Stefano Lorenzetto. Arbiter.
Dopo la fine della Prima guerra mondiale noi giovani volevamo ancora combattere, ma la guerra, purtroppo, era finita: le sole fiamme ancora vive erano D’Annunzio e la lotta contro i socialisti, nemici della Vittoria. E a questi vaghi ma ardenti sentimenti s’univa il naturale gusto per l’avventura caro alla gioventù ancora affascinata dalle letture dei libri di Salgari e dei romanzi polizieschi. Appena infiliamo i calzoni lunghi, corriamo a iscriverci al fascio. Leo Longanesi, In piedi e seduti. Longanesi & C, 1968.
Impresari e commercianti dichiarano di vedersi costretti a cambiare per non perdere i nuovi clienti avidi di macchine da caffè dall’aspetto di limousines, di falsi marmi e di scenografie pseudo astratte; fare moderno, recitare moderno, agitarsi moderno, discorrere moderno per non sembrare provinciali e fuori dalla gran corsa dei tempi, questo è lo slogan. Franco Monicelli, Il tempo dei buoni amici. Bompiani, 1975.
Era uno dei pochissimi che non assumeva mai toni autoritari, per il rispetto che aveva per ogni uomo. Ma non permetteva che gli si mancassero i riguardo. Diventava inflessibile con gli arroganti. Luigi Preti, Un ebreo nel fascismo. Rusconi, 1974.
La sera è un sogno che non si avvera mai e i stèll g’hann la facia lüstra cumè i öcc de la nustalgìa (e le stelle hanno la faccia lucida come gli occhi della nostalgia). Blog di Dario Mazzocchi.
La sofferenza ti dà quello che il piacere ti toglie. Roberto Gervaso. Il Giornale.