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 2019  dicembre 10 Martedì calendario

Ue, centrali a carbone in calo. La Cina apre nuovi impianti

Le centrali a carbone sono sull’orlo di un declino storico. Diminuisce del 3% la quota di energia ottenuta da questa fonte fossile nel 2019, secondo lo studio di Carbon Brief, ripreso da Le Monde, ma cresce, invece, in Cina, Paese dove si continua ad aprire nuovi impianti. L’ex Impero di Mezzo è diventato il cuore del problema. Pechino è il Paese che ha investito di più nelle energie rinnovabili e nel nucleare, ma è anche il paese che conta la maggior parte dei progetti di costruzione di nuove centrali a carbone per dotarsi di una capacità pari a quella della Ue, all’incirca 150 gigawatts, secondo uno studio dell’Ong americana Global Energy Monitor, ripresa da Le Monde. E tra gennaio 2018 e giugno 2019, la Cina ha messo in rete 43 gigawatts supplementari di elettricità da carbone. Pechino vorrebbe aumentare il plafond dal 20% al 40% entro il 2035. In Europa l’elettricità prodotta dal carbone è diminuita del 19 e del 14% negli Stati Uniti. Il carbone è sempre meno redditizio rispetto al gas e alle energie rinnovabili diventate più redditizie in Europa.Nel 2018 le centrali a carbone erano responsabili del 50% della crescita delle emissioni mondiali di CO2. Il calo della loro produzione per il 2019 porta a credere che le emissioni di gas a effetto serra stagneranno quest’anno, ma il carbone rappresenta ancora il 30% delle emissioni di CO2 del settore energetico. Le centrali a carbone sono tra le più inquinanti, ma anche tra le fonti di energia meno care. Negli ultimi trent’anni la loro produzione di energia è più che raddoppiata per arrivare a un picco, nel 2018, di 10 mila terawatts-ora. Il calo del 2019 permette di arrivare al livello del 2017, e riflette il rallentamento economico globale. In Cina, Paese che da solo rappresenta la metà delle capacità delle centrali a carbone installate nel mondo, il consumo di elettricità è aumentato meno velocemente quest’anno rispetto ai precedenti, come in India.