ItaliaOggi, 10 dicembre 2019
Vita nello spazio? La parola a un team italiano
Sono esperti di astrobiologia. «Lo studio dell’origine, della persistenza e della presenza della vita nell’universo». Dall’università della Tuscia, nel Lazio, cercheranno di rispondere a una domanda esistenziale: nello spazio siamo soli oppure no? Il team di ricerca italiano sarà guidato da Raffaele Saladino, presidente della Sia, la Società Italiana di astrobiologia, che ha promosso la fondazione dell’Istituto astrobiologico italiano.La rete scientifica comprende i laboratori di astrobiologia attivi in Italia per coordinare e favorire la collaborazione e sviluppare tecnologie per cercare forme aliene nell’universo. La materia comprende diverse discipline, dalla fisica alla biologia sintetica, di cui si occupano circa 80 ricercatori dei 14 laboratori coinvolti nell’istituto, che oltre all’ateneo della Tuscia di Viterbo appartengono, tra le altre, all’università Federico II di Napoli e alla Sapienza di Roma, con la partecipazione del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto nazionale di astrofisica.
«Le strutture di governance dell’Istituto astrobiologico italiano saranno elette nel primo congresso che si terrà all’università della Tuscia di Viterbo il prossimo anno», ha spiegato Saladino. «Lo scopo è creare un laboratorio diffuso sul territorio per studiare in modo multidisciplinare i principali temi dell’astrobiologia. Nella fase della sua fondazione consta di 14 laboratori specializzati in numerose aree di ricerca, dalla biologia molecolare e degli estremofili alla fisica e all’astrofisica, passando attraverso l’astrochimica, la radiobiologia, la chimica prebiotica e organica, la chimica generale, l’ingegneria e la geologia».
I ricercatori, per i loro studi, studieranno le «forme di vita che vivono in condizioni estreme, come quelle presenti anche sulla Terra, come il deserto di Atacama e l’Antartide, che sono buoni modelli per cercare eventuali microrganismi su pianeti che hanno queste condizioni». Gli esperti coinvolti nel nuovo istituto nazionale partecipano già a missioni spaziali, tra le quali l’Osiris-Rex della Nasa, che ha raggiunto l’asteroide Bennu per raccogliere campioni da riportare sulla Terra, e la missione Exo-Mars promossa dall’Agenzia spaziale europea e dall’Agenzia spaziale russa. Obiettivo: cercare forme di vita su Marte con un rover da inviare sul pianeta rosso nel 2020. «In Italia, per un giovane, ci sono tanti percorsi diversi per diventare astrobiologo», ha detto ancora Saladino all’edizione locale del Messaggero. «Si può affrontare l’astrobiologia partendo da una solida preparazione nell’ambito fisico e astrofisico, oppure arrivarci dalla biologia, dalle scienze naturali, dall’ingegneria o dalla chimica». «Qualunque sia il percorso seguito, l’astrobiologia richiede la curiosità e la passione di estendere le proprie conoscenze a più ambiti disciplinari, una sorta di torre di Babele dove con grande pazienza e applicazione tutti riescono finalmente a comprendere il linguaggio degli altri creando una sinergia senza precedenti, necessaria per comprendere l’origine e il futuro della vita».