La Stampa, 10 dicembre 2019
Pechhino bandisce i pc stranieri dai pubblici uffici
Al bando «computer e software stranieri entro il 2022». È questa la mossa con cui Pechino alza il tiro nella guerra commerciale e tecnologica che la vede contrapposta a Washington. Sebbene la mossa cinese faccia parte di una più ampia strategia volta a rafforzare e ampliare l’impiego di tecnologie sviluppate dal Dragone, con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento della tecnologia a livello globale, si tratta senza dubbio di un colpo volto a indebolire agli Stati Uniti.
La politica, conosciuta come “made in China 2025”, è infatti figlia della sfida con gli Usa di Donald Trump che, dal campo meramente commerciale, si sta allargando ad hi-tech, investimenti strategici e tutela delle proprietà intellettuali.
La stretta riguarda tutte le istituzioni pubbliche e gli uffici governativi e prevede che vengano eliminati computer e software stranieri per sostenere lo sviluppo delle tecnologie interne con un primo taglio del 30% entro il 2020, del 50% nel 2021 e del residuo 20% nel 2022. La manovra, appunto, andrà a colpire in primo luogo i giganti a stelle e strisce Hp, Dell e Microsoft, che Pechino ha preso di mira in risposta ai bandi applicati dall’amministrazione Trump all’uso della tecnologia cinese negli Usa, tra cui quella di Huawei. All’inizio dell’anno, infatti, Washington ha vietato alle aziende Usa di avere rapporti commerciali con la società di Shenzhen, e recentemente ha fatto pressioni sugli alleati europei affinché congelino i progetti di infrastrutture 5G di Huawei. Il segretario di Stato Mike Pompeo ha messo in guardia i paesi dell’Ue sottolineando l’importanza che non diano il controllo delle loro infrastrutture strategiche ad aziende come Huawei o Zte.
Secondo gli analisti le società tecnologiche a stelle e strisce generano fino a 150 miliardi all’anno di entrate dalla Cina, sebbene gran parte provengano da acquirenti del settore privato, che non è coinvolto dalla direttiva.
Per quanto riguarda il piano di Pechino, gli esperti ritengono che saranno tra i 20 e i 30 milioni gli hardware sostituiti nei prossimi tre anni. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA