la Repubblica, 10 dicembre 2019
tutti in piazza con Stramaccioni
Senza rinunciare alla propria voglia di normalità, come se fosse una storia uguale a tante altre in Italia, in Francia o in Inghilterra, i tifosi dell’Esteghlal di Teheran sono andati sotto la sede del club a protestare contro il divorzio dal loro allenatore, l’amatissimo Stramachuni o Stramacconi, come provano a scrivere in italiano sui social network per far arrivare le parole della loro rabbia fino in Occidente. Se le strade dell’Iran sono state nelle settimane scorse il luogo delle manifestazioni contro l’aumento del prezzo della benzina, fino a crescere e diventare rivolta politica contro le élite, le autorità e il governo, con centinaia di morti e migliaia di arresti, cosa poteva esserci allora di più ordinario e più comune, di più globale, che prendersi ancora la piazza, tornare a occuparla pure per il calcio, il football, le foot, come fanno in ogni altra parte del mondo gli uomini liberi? Tutto in questi giorni diventa presto malessere comune nella terra degli ayatollah, scossa dalle proteste più estreme degli ultimi decenni. Finanche una vertenza economica tra una squadra di calcio e il suo allenatore italiano che perciò saluta e se ne va, dopo aver portato i suoi al primo posto in classifica nonostante le promesse tradite dei dirigenti e una situazione francamente complicata. Andrea Stramaccioni aveva un contratto di due anni ed è tornato in Italia ieri mattina dichiarandolo risolto per giusta causa. «Siamo stati costretti ad andar via, nonostante il dispiacere di lasciare la squadra. Il club non è in grado di adempiere ai propri doveri e dal punto di vista legale non può mantenere un rapporto con un allenatore professionista. Trattandosi di una società statale, probabilmente la situazione è diventata anche politica e questo dispiace, perché il calcio deve essere soltanto fonte di gioia. Se le condizioni si risanassero, tornerei domani». Dichiarazione a cui Bbc Persia ha dato grande risalto nella serata di ieri.Quelle che per Stramaccioni sono condizioni legali, dalle autorità iraniane vengono chiamate sanzioni. L’Esteghlal ritiene che il contratto con il suo allenatore sia valido perché i mancati pagamenti sono imputabili al blocco delle transazioni bancarie tra l’Iran e i Paesi esteri. Né più né meno che un nuovo riflesso di quella condizione cui Khamenei dà il nome di complotto. Gli Usa, l’Arabia, i mercenari. A fine agosto, Stramaccioni si era visto bloccare in aeroporto con il visto scaduto e senza ancora un permesso di lavoro. Qualche giorno prima, gli era stato tagliato l’interprete. «Se voi venite in Italia e ve lo tolgono», disse ai giornalisti, «come lo chiamate? Per me è sabotaggio». Ai tifosi importa solo aver rivisto grazie a lui l’Esteghlal in testa al campionato dopo sei anni. È una squadra a cui tutti i governi hanno cambiato il nome. I militari la fondarono come Ciclisti. Nel ’49 per lo scià diventò Corona, con gli ayatollah fu Esteghlal, cioè Indipendenza. Quando otto anni fa Julio Velasco arrivò a Teheran per allenare la nazionale di pallavolo ai tempi di Ahmadinejad, disse che lo sport rappresentava tutte le contraddizioni del Paese, «l’espressione più mista e complessa della gente che non sta in parlamento». I video dall’Iran mostrano ora persone furibonde che danno del bastardo al presidente dimissionario e al ministro. Per evitare incidenti, la partita di ieri contro il Paykan è stata giocata in un altro stadio. È finita 2-2 e il primo posto è un po’ più a rischio. I tweet sottolineano che in strada ci sono molte donne, per la prima volta coinvolte nella storia del club. Per capire come sia stato possibile, bisogna seguire il filo che conduce a un’altra donna, stavolta italiana, Dalila Stramaccioni, la moglie di Andrea, amatissima per essersi calata nella cultura del Paese. Il 24 novembre sul suo account Instagram aveva rivelato il blocco di internet da parte del governo durante i moti iniziati il 15. Lei è a Roma già da qualche giorno. «Sono tornata e mi mancano già molto l’Iran e Teheran – questo è un post di giovedì – mi mancano mio marito, gli amici e le persone fantastiche pronte a sostenerci. Spero di tornare, presto o tardi». A lei adesso scrivono i tifosi e le tifose, con l’hashtag #comebackstrama. Anche col calcio si alzano le voci delle rivoluzioni.