la Repubblica, 10 dicembre 2019
Ancelotti lascia a Gattuso
NAPOLI – Nella sostanza è già tutto deciso, anche se c’è di mezzo la delicatissima sfida di stasera con il Genk, in cui il Napoli si gioca con ottime possibilità di successo la qualificazione per gli ottavi di finale della Champions League. Basta infatti un pareggio al San Paolo per andare avanti e non è una chimera nemmeno il primo posto del girone E, classifica alla mano: con un solo punto da recuperare sui campioni d’Europa in carica del Liverpool. Ma l’avventura di Carlo Ancelotti finisce qui, in ogni caso: a prescindere da quello che sarà l’esito della sua ultima partita sulla panchina azzurra. È questa la volontà di Aurelio De Laurentiis, che si è ormai convinto a mettere alla porta uno degli allenatori più titolati del mondo ed è pronto a sostituirlo nello spazio di 24 ore con Rino Gattuso: disponibile a firmare (dopo l’incontro di ieri) un contratto che avrà la durata di 18 mesi. Toccherà a lui prendere il posto del destituito Re di Coppe, che è al corrente della situazione e sa bene cosa l’aspetta. «Ho sempre la valigia pronta, è il destino di chi fa il mio mestiere».
L’incertezza è ormai limitata solo alle modalità del suo clamoroso addio: esonero, dimissioni oppure risoluzione consensuale. Comunque vada sarà però un insuccesso per tutti, con la fine di un progetto che era partito nell’estate del 2018 con grandi ambizioni e sta invece per naufragare tra i veleni, a causa del mediocre settimo posto in campionato. Per Ancelotti è dunque già l’ora dei bilanci, anche se la sfida contro il Genk può regalargli almeno un’uscita a testa alta e il bonus (da 200 mila euro) che De Laurentiis gli aveva promesso per contratto in caso di qualificazione per gli ottavi di Champions. Premiato e mandato via. «Ho fatto una sola scelta sbagliata da quando sono arrivato qui, ma non dirò qual è», faticherà a farsene una ragione Re Carlo, che s’è certamente pentito di aver preferito la panchina azzurra a quella della Nazionale. Tornare in Italia era all’epoca la sua priorità e aveva gradito l’offerta di un club ambizioso, che invece ha smesso di essere l’anti Juve e ha imboccato una parabola discendente. Eppure l’ex allenatore della Decima con il Real Madrid, in grado di vincere dovunque in Europa alla guida di Chelsea, Paris Saint-Germain e Bayern Monaco, raccontava ancora ieri di aver qualcosa da dire e dare, aggrappandosi alla sua esperienza per ostentare nell’imbarazzo almeno una parvenza di normalità. «Ci basta una scintilla per ripartire...». Macché. Eventualmente ne beneficerà Gattuso. De Laurentiis si è preso un bel rischio, questo è certo. I nodi sono infatti arrivati al pettine nel momento meno opportuno, per il Napoli: alla vigilia della partita di gran lunga più importante della stagione. Affrontarla con un precario seduto in panchina non è il massimo della vita, anche tenendo conto dei veleni in cui sta già affogando lo spogliatoio azzurro, con i giocatori e il presidente ai ferri corti. I giocattolo s’è rotto lo scorso 5 novembre, quando Insigne e compagni si rifiutarono di andare in ritiro con un clamoroso ammutinamento, a cui la società ha risposto multando per oltre 2 milioni i 25 componenti della rosa. È in questo clima da tutti contro tutti che si sta consumando lo scacco al Re: il leader calmo, che s’è smarrito a sua volta nella tempesta. In riva al Golfo c’è bisogno ora di un sergente di ferro ed è per questo che arriverà Gattuso. Prima però c’è un’altra serata di Champions, di quelle in cui Ancelotti ha costruito la sua leggenda. Ma stavolta amara.