la Repubblica, 10 dicembre 2019
il punto sul Mes. Domani si vota
A forza di cucire tutte le istanze dei 5Stelle, è venuto fuori un documento di otto – leggasi otto – pagine. Una maxi-risoluzione sulla riforma del Mes (meccanismo europeo di stabilità) con la quale i leader della coalizione giallo-rossa affronteranno già domani il passaggio in aula, alla Camera e al Senato, in vista del consiglio europeo del 12 e del 13 dicembre. Il governo, e in particolare il premier Giuseppe Conte, affrontano un altro banco di prova.
La bozza partorita dai maggiorenti di governo, o almeno la più accreditata fra le tante (seppure comunque «non definitiva»), impegna l’escutivo ad «approfondire i punti critici» del pacchetto di riforme che include il Mes e «in particolare» a escludere «in ogni caso interventi di carattere restrittivo sulla dotazione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e comunque la ponderazione dei titoli di stato». Una decisione del governo, è scritto nel testo, potrà avvenire solo dopo «la definizione delle regole e delle procedure delle clausole di salvaguardia (ovvero le condizioni legate a un intervento del Mes), evitando l’applicazione delle single limb cacs», non gradite ai 5 Stelle perché permetterebbero un unico voto, a livello centrale, per la ristrutturazione del debito degli Stati, scavalcando quello per singola emissione dei titoli.
In ogni caso, le incognite restano tante. Il Pd voleva un testo più snello della bozza di risoluzione e comunque meno insidioso per Conte, che sarà in aula per le comunicazioni. Ma i M5S hanno voluto far entrare nel testo tutte le istanze e ciò – di converso – amplierà anche la possibilità di opposizione o critica a singole specifiche parti. D’altronde, la diffidenza rimane in casa M5S: «Sul Mes – dice Di Maio – non firmo nulla fino a che non sono certo che l’Italia è sicura al 200 per cento. Il parlamento, in ogni caso, avrà tempo fino a gennaio per valutare a che punto siamo arrivati. Finchè il pacchetto non è chiuso, non mette i soldi degli italiani in banca». Altre voci non allineate si fanno sentire: «È una risoluzione ridicola», avverte Gianluigi Paragone. «Così com’è la riforma del trattato è invotabile», afferma il collega deputato Alvise Maniero.
A questo punto c’è estrema attenzione nel governo per il voto di domani in parlamento: fra i 5S chi è contrario nel merito potrebbe unirsi a chi vuole dare uno schiaffo a Conte, facendo sponda a Salvini («L’esecutivo si svende all’Europa per salvare la poltrona»). I numeri, specialmente al Senato, per la maggioranza sono risicati. Anche se basterà una maggioranza semplice per far passare la risoluzione. «Spero nel buon senso dei 5 stelle, nel loro no netto alle sirene del sovranismo, che hanno trasformato il passaggio sul Mes in una indegna bagarre», dice Andrea Marcucci, capogruppo del Pd. «Se il M5s smette di inseguire la Lega sul populismo può venire fuori una buona risoluzione», gli fa eco il presidente dei senatori di Iv Davide Faraone. La sfida è al momento clou.