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 2019  dicembre 09 Lunedì calendario

Intervista a Salvini sulla legge elettorale (e non solo)

Un sistema proporzionale? «Io sono laico. Non ho pregiudizi. L’importante è che chi vince poi possa governare». Matteo Salvini è in auto per proseguire il suo tour elettorale in Emilia. E continua ad essere allergico al tema: «Uff... Ma perché sempre di queste cose volete parlare? La legge elettorale non interessa a nessuno».
Avete detto di essere disponibili a parlarne. Ma quello in discussione sembra un sistema che è l’esatto opposto di ciò che vuole la Lega. O no?
«Noi abbiamo raccolto le firme per un referendum che ci porterebbe a un sistema maggioritario, aspettiamo che la Consulta dica se è possibile far esprimere gli italiani. Detto questo, non abbiamo problemi. Io vorrei solo un sistema in cui la sera del voto si capisce chi governerà».
Perdoni, ma questa è una frase un po’renziana...
«Vabbè, allora via il dente e via il dolore: non ho visto Renzi in una villa in Toscana e non abbiamo bevuto vino insieme. Già che ci siamo, la Lega non vuole uscire dall’euro. Non sto smentendo Claudio Borghi, è proprio che lui non l’ha detto. La anticipo, così ci togliamo il pensiero».
Allora: accettereste un sistema proporzionale?
«Può anche essere. Se arrivasse un sistema con adeguati sbarramenti, con i collegi adeguatamente disegnati, di certo la Lega non fermerà tutto per otto mesi a dire no al proporzionale».
È in gestazione anche il referendum sul taglio dei parlamentari. Potrebbe essere quello ad anticipare la fine del governo e le elezioni?
«Io mi limito a sperare che questo governo, se riesce, faccia la manovra e poi prenda atto che il Paese è fermo, in ostaggio. Per la prima volta nella storia della Repubblica, c’è da discutere il bilancio e l’8 dicembre ancora non c’è nulla. Questo è il governo del rinvio, come con le clausole di salvaguardia: nel 2021 si devono trovare 19 miliardi, l’anno dopo addirittura 26. Non una buona notizia per noi».
Perché al governo ci sarete voi?
«Se il centrodestra dovesse ragionare egoisticamente, il momento sarebbe molto positivo. Il problema è che questi al governo stanno facendo disastri e qualcuno dopo dovrà far ripartire tutto. E per chi, poi...».
Per chi? In che senso?
«Ma a chi parla questo governo? A chi si rivolge? Neanche a sé stesso. Se fosse il governo per i pensionati, per gli agricoltori, per le partite Iva avrebbe un senso. Ma così? Stanno facendo inc... tutti. Del resto, qualcuno lo dice: stiamo insieme per paura, per non andare al voto. Ah, scusi: poi c’è la politica estera».
A che cosa si riferisce?
«Io incontro tanta gente enormemente preoccupata. La Libia per noi era una priorità. Per la sicurezza e l’immigrazione, ma anche per l’Eni e le altre aziende che ci lavorano. Ora, la Libia è stata regalata ai francesi e alla Turchia, sulla Cina mancano soltanto le genuflessioni e mi risulta che Israele sia piuttosto arrabbiato con noi».
Perché?
«L’Italia continua a non essere concretamente amica. Ora c’è il treno della pace tra Israele e Arabia Saudita che potrebbe essere una grande opportunità, c’è il gasdotto tra Israele, Cipro, Grecia e Italia. Ma lei se li vede i 5 Stelle che votano a favore? Questo è un governo di sinistra, con riflessi condizionati di sinistra».
L’incontro con Berlusconi e Meloni come è andato? Alla fine, i nomi dei candidati governatori non sono usciti. E con la Meloni i rapporti non sembrano un idillio...
«Macché, il clima con il centrodestra è assolutamente positivo. Ci sono solo alcuni litigi locali ampiamente superabili. I presidenti stanno lavorando bene tutti e il centrodestra è dato intorno, se non sopra, al 50%...».
I nomi dei candidati non ci sono perché volete indicarli tutti insieme?
«Penso che chiuderemo entro sabato. L’obiettivo è chiudere tutto insieme. Poi, se qualche Regione avesse bisogno di una settimana in più, nessun dramma».
Se potesse scegliere, preferirebbe il candidato in Puglia o in Toscana?
«L’importante è mandare a casa Emiliano e Rossi, e la Lega sarà la forza trainante sia in Puglia che in Toscana. Ma se fosse per me, dato che tutti danno la sfida in Toscana come persa, vorrei la Toscana perché mi piacciono le sfide».
Matteo Salvini dice al Corriere che è un errore «bloccare il Paese per la legge elettorale» e aggiunge: «Può andare bene pure il sistema proporzionale» purché «sia un proporzionale corretto», e «che sia chiaro: chi vince governa».
MILANO Un sistema proporzionale? «Io sono laico. Non ho pregiudizi. L’importante è che chi vince poi possa governare». Matteo Salvini è in auto per proseguire il suo tour elettorale in Emilia. E continua ad essere allergico al tema: «Uff... Ma perché sempre di queste cose volete parlare? La legge elettorale non interessa a nessuno».
Avete detto di essere disponibili a parlarne. Ma quello in discussione sembra un sistema che è l’esatto opposto di ciò che vuole la Lega. O no?
«Noi abbiamo raccolto le firme per un referendum che ci porterebbe a un sistema maggioritario, aspettiamo che la Consulta dica se è possibile far esprimere gli italiani. Detto questo, non abbiamo problemi. Io vorrei solo un sistema in cui la sera del voto si capisce chi governerà».
Perdoni, ma questa è una frase un po’renziana...
«Vabbè, allora via il dente e via il dolore: non ho visto Renzi in una villa in Toscana e non abbiamo bevuto vino insieme. Già che ci siamo, la Lega non vuole uscire dall’euro. Non sto smentendo Claudio Borghi, è proprio che lui non l’ha detto. La anticipo, così ci togliamo il pensiero».
Allora: accettereste un sistema proporzionale?
«Può anche essere. Se arrivasse un sistema con adeguati sbarramenti, con i collegi adeguatamente disegnati, di certo la Lega non fermerà tutto per otto mesi a dire no al proporzionale».
È in gestazione anche il referendum sul taglio dei parlamentari. Potrebbe essere quello ad anticipare la fine del governo e le elezioni?
«Io mi limito a sperare che questo governo, se riesce, faccia la manovra e poi prenda atto che il Paese è fermo, in ostaggio. Per la prima volta nella storia della Repubblica, c’è da discutere il bilancio e l’8 dicembre ancora non c’è nulla. Questo è il governo del rinvio, come con le clausole di salvaguardia: nel 2021 si devono trovare 19 miliardi, l’anno dopo addirittura 26. Non una buona notizia per noi».
Perché al governo ci sarete voi?
«Se il centrodestra dovesse ragionare egoisticamente, il momento sarebbe molto positivo. Il problema è che questi al governo stanno facendo disastri e qualcuno dopo dovrà far ripartire tutto. E per chi, poi...».
Per chi? In che senso?
«Ma a chi parla questo governo? A chi si rivolge? Neanche a sé stesso. Se fosse il governo per i pensionati, per gli agricoltori, per le partite Iva avrebbe un senso. Ma così? Stanno facendo inc... tutti. Del resto, qualcuno lo dice: stiamo insieme per paura, per non andare al voto. Ah, scusi: poi c’è la politica estera».
A che cosa si riferisce?
«Io incontro tanta gente enormemente preoccupata. La Libia per noi era una priorità. Per la sicurezza e l’immigrazione, ma anche per l’Eni e le altre aziende che ci lavorano. Ora, la Libia è stata regalata ai francesi e alla Turchia, sulla Cina mancano soltanto le genuflessioni e mi risulta che Israele sia piuttosto arrabbiato con noi».
Perché?
«L’Italia continua a non essere concretamente amica. Ora c’è il treno della pace tra Israele e Arabia Saudita che potrebbe essere una grande opportunità, c’è il gasdotto tra Israele, Cipro, Grecia e Italia. Ma lei se li vede i 5 Stelle che votano a favore? Questo è un governo di sinistra, con riflessi condizionati di sinistra».
L’incontro con Berlusconi e Meloni come è andato? Alla fine, i nomi dei candidati governatori non sono usciti. E con la Meloni i rapporti non sembrano un idillio...
«Macché, il clima con il centrodestra è assolutamente positivo. Ci sono solo alcuni litigi locali ampiamente superabili. I presidenti stanno lavorando bene tutti e il centrodestra è dato intorno, se non sopra, al 50%...».
I nomi dei candidati non ci sono perché volete indicarli tutti insieme?
«Penso che chiuderemo entro sabato. L’obiettivo è chiudere tutto insieme. Poi, se qualche Regione avesse bisogno di una settimana in più, nessun dramma».
Se potesse scegliere, preferirebbe il candidato in Puglia o in Toscana?
«L’importante è mandare a casa Emiliano e Rossi, e la Lega sarà la forza trainante sia in Puglia che in Toscana. Ma se fosse per me, dato che tutti danno la sfida in Toscana come persa, vorrei la Toscana perché mi piacciono le sfide».