Il Messaggero, 9 dicembre 2019
Una nuova legge per lo spazio
Nello Spazio va data la precedenza a destra? Chi arriva prima su un asteroide, magari ricco di risorse minerarie, può rivendicarne la proprietà? La Luna verrà spezzettata fra le Nazioni come il Polo Nord e il Polo Sud? Si possono armare i satelliti? E chi paga se il rottame di un satellite distrugge il tetto di una casa? E come comportarsi quando la disputa sarà fra robot dotati di intelligenza artificiale? È partendo dal fascino per il bimillenario diritto romano e per l’ottocentesco codice napoleonico che la professoressa e giurista scozzese Lesley-Jane Smith analizza da anni la scarsa legislazione spaziale vigente e ipotizza quella corposa di un futuro ormai molto prossimo.
Non è che nella nuova corsa allo spazio, che comprenderà anche il turismo, finirà per prevalere la legge del più forte come nel West o come sul grande raccordo anulare?
«Quello che è certo è che la legislazione attuale, basata soprattutto sul trattato sullo spazio extra atmosferico del 1967, non è più sufficiente per gli scenari che ci aspettano se non nel suo magnifico enunciato fondante che dovrà restare intatto: Lo spazio e le sue risorse non appartengono ad alcuno e nessuno può rivendicarne la proprietà o l’uso per fini militari».
La storia dell’Uomo e anche una robusta fetta della fantascienza non inducono all’ottimismo.
«Invece io sono ottimista, perché, come insegna ad esempio la vicenda della stazione spaziale Iss al momento guidata dal vostro Luca Parmitano, le imprese spaziali più importanti potranno essere condotte solo con la cooperazione internazionale, dimenticando i confini sulla Terra che del resto già dalla stessa Iss non si vedono. Un grande insegnamento anche di fronte alle attuali spinte sovraniste che registriamo in varie parti del Mondo».
Ma anche senza staccare troppo l’ombra da Terra, già nelle orbite basse c’è un affollamento tale di satelliti in funzione o fuori uso che spaventa. E presto ce ne saranno dieci volte di più.
«Giusto. E proprio questo è uno dei fattori che più sta spingendo gli Stati e gli enti sovranazionali a varare nuove leggi così come il prossimo proliferare di voli con equipaggi umani, compresi i turisti. Di fatto, stiamo vivendo sotto un potenziale disastro perché finora il problema ad esempio dei detriti spaziali è stato affrontato solo in piccola parte. Ad esempio, sono assicurati – a carissimo prezzo – solo i satelliti per le telecomunicazioni perché dietro essi c’è un colossale business, ma che accade se un satellite ne danneggia un altro? E se cade su una casa? Si sta allora studiando di concedere il permesso di immettere in orbita nuovi satelliti solo se forniti di assicurazione un po’ come avviene per le auto. E poi bisognerà studiare come affidare la responsabilità dei vecchi satelliti che presto bisognerà tirare giù in maniera sicura».
Figuriamoci allora quando si dovrà regolamentare, e anche assicurare, il viavai spaziale di equipaggi umani delle agenzie nazionali o di compagnie private come comprenderanno anche i turisti.
«Già, non sarà facile, ma ormai ci siamo: l’anno prossimo negli Stati Uniti si terrà un’importante conferenza su questo tema. Ed è probabile un’accelerata perché si sta vedendo quanto è costato e quanto costerà non cominciare prima ad accordarsi globalmente ad esempio sui cambiamenti climatici le cui sirene d’allarme suonavano già almeno 20 anni fa. È chiaro che ci attendono anni di work in progress, una grande sfida per l’Umanità che richiederà forte spirito di collaborazione su base volontaria, perché sarà difficile obbligare qualcuno o qualche Stato».
Vedi il fallimento del trattato sulla Luna del 1984, snobbato soprattutto dalle grandi potenze?
«Sì, ma ora che l’eventuale sfruttamento, minerario, ma non solo, della Luna non è più così remoto bisogna tornare tutti insieme attorno a un tavolo. Nel frattempo sono nate legislazioni nazionali su questo tema ad esempio in Usa e in Lussemburgo, ma va tutto ricondotto a un accordo universalmente condiviso evitando provocazioni. Rispetto ad allora sono inoltre entrati in gioco potenze come l’India, la Cina e il Giappone, la stessa Europa unita. E poi consideriamo che probabilmente molte di queste attività saranno effettuate materialmente da robot dotati di intelligenza artificiale, il che apre un altro affascinante e totalmente inedito scenario giuridico da disegnare».
Intanto gli Stati Uniti e la Francia hanno annunciato l’istituzione di forze armate spaziali.
«Ha visto che Trump ha anche già nominato un comandante?
Comunque personalmente, da europea, più che la prevedibilità di Trump mi incuriosisce di più un’eventuale force de frappe spaziale francese. Con quali scopi? Tutti parlano di difesa, naturalmente. Ma io spero che in fatto di legislazione spaziale ci si ricordi di leggere ancora una volta Saint-Exupéry, a partire dal Piccolo principe, per applicare la sua lezione sulla responsabilità. In attesa che l’Umanità si trasformi davvero in un unico equipaggio perché la Terra è la nostra sola astronave, lo spazio fin dall’inizio deve responsabilmente appartenere a tutti: il giardiniere del roseto è fedele al proprio ruolo, ne vive appieno la responsabilità perché ama la bellezza delle rose e non la proprietà del roseto».
Ma se poi un rottame di un satellite mettiamo della Molvanìa cade nel mio roseto, chi mi rimborserà?
«Per fortuna sono circostanze ancora molto rare. A ogni modo si dovrà aprire una trattativa fra Stati perché nel suo caso spetta all’Italia proteggere lei e le sue proprietà. Poi l’Italia dovrà rivalersi sullo Stato a cui appartiene il satellite o in cui è registrata la compagnia proprietaria del satellite. Di fatto finora si è registrato un solo caso, quando un rottame della Roscosmos, l’agenzia spaziale russa, causò inquinamento in Canada che in seguito ricevette un risarcimento da Mosca, anche se in mancanza di ammissione di responsabilità».