il Fatto Quotidiano, 9 dicembre 2019
Perché l’intervista della Maggioni ad Assad sta diventando un caso diplomatico
Un vero incidente diplomatico con la Siria. Per un clamoroso pasticcio tutto interno alla Rai. Che fa ben capire come (non) funzionano le cose nella tv pubblica. Parliamo dell’intervista di Monica Maggioni al controverso presidente siriano Bashar al-Assad. Maggioni, giornalista ed ex presidente della Rai, ora è ad di RaiCom, una delle consociate della tv pubblica. E già qui c’è una prima anomalia: con gli oltre 1.700 giornalisti della tv di Stato, perché a intervistare Assad ci va lei, che ora ricopre un ruolo manageriale? L’idea, però, è della stessa Maggioni, che è stata inviata di guerra e Assad lo aveva già intervistato in passato. Insomma, ha i contatti giusti e così chiede un’intervista al presidente siriano.
Verso la fine di novembre l’intervista viene accordata. A quel punto, secondo la ricostruzione con diverse fonti, Maggioni va da dall’ad Rai, Fabrizio Salini. “C’è l’opportunità di intervistare Assad. Che faccio, vado?”, gli chiede. “Vai. Poi vediamo dove mandarla in onda”, la risposta di Salini. Maggioni va a Damasco e fa l’intervista martedì 26 novembre, poi torna in Italia e avverte Salini. I due concordano che, per la durata, la cosa migliore è trasmetterla su Rainews24. Così la sera di sabato 30 novembre, Maggioni propone l’intervista al direttore Antonio Di Bella. Qui le versioni divergono. Secondo Maggioni, Di Bella dice subito sì e imbastisce uno speciale per il lunedì sera successivo, 2 dicembre. Nel frattempo, domenica 3, la giornalista avverte Damasco che l’intervista sarebbe andata in onda la sera dopo. Secondo Rainews, invece, prima di accettare, Di Bella chiede di vedere l’intervista. Che però gli viene inviata solo il lunedì nel tardo pomeriggio in un formato di 20 minuti già montato.
Nel frattempo la redazione è in subbuglio: perché prendiamo a scatola chiusa un’intervista di un’esterna senza dire niente? Alla fine Di Bella, dopo essersi consultato con Salini, decide di non mandarla in onda per due motivi: primo, non era uno scoop; secondo, perché l’Usigrai aveva fatto notare che si era di fronte a una procedura anomala che avrebbe creato problemi. Uno spezzone d’intervista poi viene offerto al direttore del Tg1 Giuseppe Carboni, che rifiuta per gli stessi motivi. Insomma, un gran casino soprattutto per Salini, che si trova sul groppone un’intervista che nessuno vuole.
Poi ci sono i siriani. Che vogliono sapere perché l’intervista non va in onda, visto che “secondo gli accordi presi, sarebbe dovuta andare su Rainews il 2 dicembre”.
Damasco, dove le beghe interne Rai non sono note, la butta in politica. “Questo è un ulteriore esempio dei tentativi occidentali di nascondere la verità sulla situazione in Siria. Se Rainews continuerà a rifiutarla, la tv siriana la trasmetterà integralmente lunedì 9 dicembre (questa sera, ndr)”. “L’intervista non è stata effettuata su commissione di alcuna testata Rai. Pertanto non poteva venire concordata a priori una data di messa in onda”, la replica di Salini. Interviene anche il presidente, Marcello Foa: “Chi ha mandato Maggioni a Damasco? Con quali accordi?”. E il corto circuito con Damasco ieri ha scatenato anche le reazioni della politica italiana. Stasera, dunque, l’intervista finirà sulla tv siriana. L’accordo di Maggioni, infatti, prevedeva che la tv araba ne avesse una copia. E, vista l’insistenza siriana, l’intervista dev’essere molto piaciuta ad Assad.