il Giornale, 9 dicembre 2019
Lauren Bruner, il veterano di Pearl Harbor sepolto nella nave affondata dai giapponesi 78 anni fa con altre 2.400 americani
Lou Conter era lì. In prima fila al funerale di Lauren Bruner, veterano di Pearl Harbor, per ricordare all’amico che una tragedia ti lega per sempre. Lauren è stato l’ultimo sopravvissuto ad essere sepolto nella nave affondata dai giapponesi 78 anni fa, con Lou sono stati marinai insieme, vent’anni o poco più quel giorno che l’America scoprì di non essere più invincibile. I due compagni erano imbarcati sull’Arizona, la grande nave da guerra dal destino tragico. Durante l’attacco una bomba giapponese penetrò proprio dentro al deposito munizioni della nave creando una potentissima esplosione che portò alla distruzione e affondamento della corazzata. Un inferno che Lauren raccontava e raccontava ancora alle scuole, ai ragazzi. «La memoria è importante, diceva. Dovete sapere e ricordare, solo così non moriremo due volte». Una vita con quel maledetto giorno negli occhi sempre. «Nessuno si aspettava l’attacco, eravamo lì, naso in su, avevamo sentito il rombo degli aerei, in un attimo li avevamo addosso, e solo quando arrivarono sopra di me vidi le insegne rosse del Sol Levante sui loro lati. Erano i giapponesi». Uccisero 1.177 membri del suo equipaggio, quasi la metà di quelle 2.400 vittime dell’attacco. Lui e Lou invece si salvarono. Destino, o buona sorte, preghiere. «C’era fuoco ovunque, gridammo a un marinaio sulla nave ormeggiata vicino all’Arizona di lanciarci una corda. Fu la nostra salvezza». Erano sei dei 335 marinai e marines dell’Arizona a sopravvivere. «Gli altri nostri compagni rimasero là. E fu terribile». In quel porto delle Hawaii, il 7 dicembre 1941 l’America veniva per la prima volta attaccata e offesa, ferita a morte. Una Nazione sotto choc che scopriva di non essere imbattibile, «una data che vivrà segnata dall’infamia» aveva detto Roosevelt. «Siamo in guerra». Era solo una parte del peggio. Poi arrivò la bomba atomica.
Ieri Bruner, dopo una vita a ricordare il passato, ha trovato la sepoltura che aveva chiesto: riposare con i suoi compagni che morirono nel bombardamento. La cerimonia funebre per Bruner si è tenuta in occasione della commemorazione delle vittime di Pearl Harbor. «Al cimitero non ci va più nessuno, aveva raccontato tre anni fa a Usa Today. Al memoriale invece 1 milione di persone all’anno. È giusto che io mi ricongiunga a loro».
I marinai che Lauren si era sempre portato nel cuore, la notte e i risvegli che lo hanno ossessionato per anni. Quell’ingiusto senso di colpa per essersi salvato, lui e quella fortuna che era toccata solo a pochissimi quel giorno. A loro il peso del ricordo. I giorni dolorosissimi in ospedale, la pelle che ha continuato a bruciare per mesi. Eppure sentirsi un eletto, quei corpi rimasti là sotto senza il tempo di dirsi addio, senza capire cosa stava succedendo.
Gli anni sono poi passati così, le commemorazioni sempre in prima fila, a casa un lavoro per quasi quarant’anni in una azienda di refrigeratori, due mogli alle quali era sopravvissuto. A settembre una morte nel sonno, aveva deciso di non disturbarlo troppo.
«È l’ultimo marinaio sopravvissuto della Uss Arizona a essere restituito alla sua nave e ai suoi compagni», ha dichiarato un portavoce del Pearl Harbor National Memorial, Jay Blount. Altri 43 prima di lui sono stati sepolti nella nave, mentre i tre marinai ancora in vita saranno sepolti assieme alle loro famiglie, tra loro c’è Lou, che ieri con quel dolore ci ha fatto finalmente pace.