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 2019  dicembre 09 Lunedì calendario

Intervista a Josep Maria Bartomeu, il patron del Barcellona

A Josep Maria Bartomeu brillano ancora gli occhi dopo l’ultima esibizione di Lionel Messi, tripletta contro il Mallorca: «Noi tifosi del Barça abbiamo la fortuna di godercelo ogni tre giorni. Gli aggettivi per definirlo sono finiti da un bel po’ di anni». La fortuna dei tifosi dell’Inter, invece, è che con il Barcellona già sicuro del primo posto, Ernesto Valverde domani potrebbe lasciarlo in panchina con molti altri titolari: «Questo non lo so, ma è vero che sabato prossimo abbiamo una partita dura contro la Real Sociedad e, quattro giorni dopo, il Clasico », assicura il presidente del club catalano che ci riceve nel suo rifugio al Camp Nou, a pochi metri dalla sua poltrona in tribuna. Arriva con qualche minuto di ritardo: «Doveri di un padre. Ho dovuto accompagnare mio figlio alla sua partita di basket. Anche io giocavo, ma non sono riuscito ad arrivare oltre la seconda divisione».Il sesto Pallone d’oro di Messi ha diviso gli opinionisti.«Dobbiamo decidere se il premio deve andare a chi vince più titoli in stagione o al migliore al mondo. Nel primo caso è facile, è matematica.Però il calcio non è matematica, bensì spontaneità, intuizione, coraggio e gol. E Messi ha tutto questo. La domanda da fare è un’altra: com’è possibile che ne abbia soltanto sei?».Luka Modric ha dato una lezione di stile consegnadogli il premio. Le sarebbe piaciuto vedere a Parigi anche Cristiano Ronaldo?«Luka è una gran persona e Cristiano senza dubbio uno dei migliori calciatori al mondo. Aveva, però, un altro impegno. Certo è che quando si organizzano questo tipo di eventi quanti più campioni vi partecipano, tanto meglio per i tifosi».Il dopo Cristiano per il Real è stato traumatico. Il tifoso culé è pessimista per definizione e pensa già a quando Leo non ci sarà più.«Leo è impossibile da sostituire e quando non ci sarà più saremo costretti a giocare in maniera diversa. Non posso dire che stiamo già preparando il post-Messi, però è vero che già da tempo abbiamo deciso di scommettere su calciatori giovani.Per ora quello che dobbiamo fare non è preoccuparci, ma godercelo».Crede che chiuderà la carriera in blaugrana?«Prima di concludere il mio mandato mi piacerebbe fargli un contratto vitalizio come abbiamo già fatto con Iniesta. Si è guadagnato il diritto a decidere quando dire basta. L’unica speranza che hanno i tifosi italiani, inglesi e degli altri Paesi di vederlo da vicino è aspettare che il Barça visiti i loro stadi (ride, ndr) ».L’uomo più importante della storia del Barça è Cruyff o Messi?«Dipende. Johan è, senza dubbio, l’allenatore più importante della nostra storia. Come calciatore, invece, Messi è il numero 1 e lo capiremo appieno solo tra qualche anno, perché Leo ha cambiato non solo la storia del Barça, ma quella del calcio mondiale».Le piacerebbe riunire Messi e Guardiola?«Non dipende da me. È stato Pep a decidere di andare via, ma per lui le porte del Barça sono sempre aperte».Anche l’Inter di Conte ha dimostrato al Camp Nou di poter giocare un gran bel calcio.«Conte lo conosciamo da un po’ e, sebbene abbia una proposta calcistica diversa rispetto alla nostra, non si può certo dire che non sia un vincente. A Barcellona hanno fatto una grande partita, ma non sono stati molto fortunati e hanno sbattuto contro il nostro muro, Ter Stegen».Vidal forse partirà titolare. Avete già fissato un appuntamento per parlare del suo futuro?«No. Non è previsto nessun movimento a gennaio. Abbiamo una rosa equilibrata: non ci manca niente, ma non possiamo nemmeno permetterci di perdere qualcuno».E se un suo calciatore manifesta la volontà di essere ceduto?«Mi è già successo più volte. Mai a gennaio, ma a fine stagione. In alcuni casi li abbiamo lasciati andare. Altre volte li abbiamo convinti a restare».Con Neymar è andata male.«È arrivato il Psg con un assegno e c’è stato poco da fare. Quando parlai con lui capii che aveva molti dubbi».Oggi lui pagherebbe di tasca propria per tornare. Si sente di fare una promessa ai tifosi del Barça?«La scorsa estate è stato Leonardo a dire che Neymar era sul mercato e noi ci abbiamo provato, ma a quelle condizioni era impossibile».Un’alternativa a Ney potrebbe essere Lautaro?«È una domanda-trappola. Quello che posso dire è che all’Inter sta giocando benissimo e non è l’unico ad avermi impressionato. Non è un caso se i nerazzurri sono in testa alla classifica della Serie A».A Ibrahimovic non andò granché bene il trasferimento da Milano a Barcellona. Che ricordo conserva di Zlatan?«L’arrivo l’ho vissuto da tifoso e ho pensato che era un grandissimo acquisto. Nel frattempo abbiamo vinto le elezioni e ci è toccato venderlo, perdendo un sacco di soldi. Ma alla fine era la cosa da fare per il bene dello spogliatoio e dello stesso Ibra. Mi piace Zlatan perché è un tipo diretto, che ti dice le cose in faccia».Come spiega ai nuovi arrivati che il Barça è ‘Més que un club’, più che un club?«Lo spieghiamo a loro e alle famiglie.Il primo giorno gli facciamo fare una visita obbligatoria al nostro museo e gli illustriamo tutta la nostra storia».Durante la dittatura di Francisco Franco il Camp Nou diventò uno dei pochi spazi aperti alla lingua catalana. Nell’attuale contesto, qual è il ruolo socio-politicoculturale al quale il Barça non può sottrarsi?«Il Barça sosterrà sempre quello che deciderà la maggior parte del popolo catalano».Il 18 qui arriva il Real Madrid.Questa volta si giocherà?«Credo proprio di sì perché le manifestazioni pacifiche sono assolutamente compatibili con una partita di calcio».Coglierà l’occasione per parlare di Superlega con Florentino Perez?«Con il presidente Perez stiamo parlando già da tempo del nuovo Mondiale per club, un torneo che mi piace molto e al quale devono necessariamente partecipare le migliori squadre d’Europa. Bisognerà modificare gli attuali calendari, ma la Fifa ha il potere per farlo».È d’accordo con chi propone di sospendere le partite in caso di cori razzisti?«No, perché così a pagare non sarebbero i colpevoli, ma la maggior parte dei tifosi. Quello che dobbiamo fare è educare le persone. E questo non vuol dire che non dobbiamo agire. Anzi, bisogna farlo nel momento stesso in cui succedono questi episodi, individuando gli incivili e allontanandoli immediatamente dallo stadio».Crede che il calcio sia uno sport maschilista?«Stiamo migliorando, ma non mi sento ancora di dire che ci sia uguaglianza tra uomini e donne».Tra i suoi possibili successori, in vista delle elezioni del 2021, c’è anche Maria Teixidor, attuale responsabile del Barça femminile.Non crede che sarebbe un segnale molto forte se il prossimo presidente fosse una donna?«Assolutamente sì. In questo momento in Liga abbiamo già due presidentesse (Leganes ed Eibar) e, ai più alti livelli, Marina Granovskaia al Chelsea ha dimostrato che, così come nella società, anche nel mondo dello sport non c’è nessuna differenza tra gli uomini e le donne».