la Repubblica, 9 dicembre 2019
Tagle, il papa rosso che si occuperà della missioni
Chi conosce bene il 62enne cardinale filippino Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila più volte indicato come papabile e presidente della federazione biblica internazionale, dice che tiene parecchio al suo secondo cognome, quello cinese di sua madre: Gokim. Un dato che dice molto dell’importanza in chiave geopolitica della nomina a sorpresa annunciata ieri da Francesco: Tagle, che da ragazzo sognava di diventare medico ma che poi scelse il sacerdozio, è il nuovo prefetto di uno dei “ministeri” più centrali dello scacchiere della curia romana, quell’Evangelizzazione dei Popoli che segue tutte le missioni della Chiesa nel mondo. Con lui alla guida dell’ex Propaganda Fide il sogno di un viaggio papale in Cina si fa più vicino.Certo, il prefetto di Propaganda ha un peso anzitutto interno. Chiamato “Papa rosso”, deve gestire l’ingente patrimonio delle missioni fatto anche di prestigiose proprietà immobiliari a Roma. Insieme, tuttavia, è chiamato a trasmettere al mondo l’idea missionaria del papato: la spinta, con Bergoglio, per una Chiesa che non abbia paura di entrare nelle periferie, anche esistenziali. Ed è forse sul filo di questa non facile ermeneutica che va letta la nomina di Tagle al posto di Fernando Filoni. Lo spostamento di quest’ultimo all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, anche se ancora non è arrivato ai 75 anni, sembra suggerire la volontà papale di dare un’impronta diversa all’azione missionaria di Propaganda.Tagle è capace di farsi apprezzare da destra come da sinistra. Non a caso, in “Gente di Pasqua” (Emi) si dichiara debitore di teologie di sensibilità del tutto eterogenee: da Ratzinger a Rahner, da Von Balthasar a Schillebeeckx fino alla teologia “queer” – aperta alle identità di genere – di Elizabeth Johnson. Creato cardinale da Benedetto XVI, poliglotta, è un comunicatore di talento. Un commentatore filippino disse di lui che ha «la mente di un teologo, l’anima di un musicista e il cuore di un pastore». Dopo essere stato allievo del teologo Komonchak alla Catholic University of America, ha fatto parte della squadra di ricercatori della scuola di Bologna dei discepoli di Giuseppe Dossetti. Quando venne scelto da Ratzinger per la porpora, fu il Philippine Daily Inquirer a giudicare la cosa «intrigante» perché teologo di altre vedute rispetto a Benedetto.Che la Cina con l’arrivo di Tagle a Roma si avvicini di più al Vaticano lo dicono anche altri aneddoti. Nel libro intervista scritto con i giornalisti Gerolamo e Lorenzo Fazzini – “Ho imparato dagli ultimi”, Emi – il porporato rivela che quando era prete voleva andare in missione lì. E che il suo più grande rammarico sia ancora oggi di non aver studiato il cinese: «Me l’aveva detto mio nonno». Disse poi in una recente intervista a Repubblica di sentirsi vicino alla tradizione cinese che favorisce «una diplomazia del sorriso, del cibo, dell’ospitalità». Ora la linea vaticana dell’appeasement verso la Cina, tanto invisa a Donald Trump e ai conservatori americani, potrebbe subire nuovo slancio e aprire la strada a un viaggio del Papa.