la Repubblica, 9 dicembre 2019
Tutti i trucchi per eludere l’Imi sulla seconda casa
Qualcuno arriva persino a chiedere a un parente o a un vicino di accendere la luce o i termosifoni per alcune ore, o di fare scorrere l’acqua: le bollette sono ormai considerate a tutti gli effetti dai Comuni e dai tribunali un attestato di residenza nelle prime case “fittizie”. Si tratta di seconde o terze case che i proprietari cercano di far passare per prime, rivendicando l’esigenza per uno dei due coniugi di risiedere in un luogo diverso rispetto al domicilio familiare. In questo modo si evita il pagamento dell’Imu, e si pagano tributi e bollette in misura ridotta. È una forma di elusione fiscale che si riscontra in modo particolare nei Comuni a vocazione turistica, al mare, in montagna, in campagna. I Comuni perdono introiti, e negli anni si sono attrezzati per controlli sempre più accurati. Per cui non basta più che il proprietario si faccia trovare in casa quando arrivano i vigili urbani, e non basta neanche affermare di avere un lavoro in un Comune diverso rispetto a quello di residenza della famiglia: perché una seconda casa possa godere di tutti i benefici fiscali della prima bisogna che il proprietario ci abiti davvero. I Comuni passano al setaccio tutti gli indizi che possono dimostrare che la presenza del proprietario sia effettiva, a cominciare dalla raccolta della spazzatura, quando è porta a porta: se non c’è niente da raccogliere, significa che in quella casa non vive nessuno, e quindi è una seconda casa. Diverse sentenze hanno accolto i ricorsi dei Comuni che contestavano l’elusione fiscale a proprietari che avevano consumi energetici molto bassi. Controlli incrociati possono permettere di far emergere un numero rilevante di evasori: il Comune di Cesenatico dichiara di averne scovati 500 e di aver già risolto oltre la metà dei casi. Ma non è facile: ecco perché i sindaci guardano con favore all’emendamento alla legge di Bilancio che rende più difficile l’elusione dell’Imu. Il rischio però è quello di colpire anche chi davvero ha bisogno di risiedere in un altro Comune. E del resto le norme antielusione già esistono: «Fino a quando c’era l’Ici – rileva Antonello Giovannini Torelli, commercialista – era molto più semplice non pagare le tasse sulle seconde case, in modo legale. Se si avevano diverse case, e diversi figli, bastava che ognuno di loro vi trasferisse la residenza, anche nello stesso Comune, e diventavano tutte prime case. Con l’Imu è cambiato tutto, il figlio può trasferire la residenza ma deve pagare metà dell’Imu. Il coniuge può trasferirla ma solo a fronte di esigenze precise, e solo in un altro Comune. E poi, anche quando l’operazione riesce, c’è il rovescio della medaglia: la residenza altrove comporta anche la scelta del medico. Se però la residenza è fittizia, e si ha bisogno davvero del medico, si è costretti a fare marcia indietro».