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 2019  dicembre 07 Sabato calendario

Periscopio

Obbligatorio il vaccino per il traffico d’influenze. Dino Basili. Uffa news.La sinistra italiana cela una nuova identità ma anche un nuovo simbolo: «Sardina e martello». Jena. La Stampa.
Ora votare o non votare in Emilia e Calabria, per l’M5s cambia poco. Continuerà la sua lenta agonia sino a quando gli italiani voteranno alle politiche e staccheranno la spina. Paolo Becchi. Libero.
Spero proprio che il sovranismo non vinca, anche se la tendenza sembra quella. Se dovesse vincere sarebbe la fine dell’Europa così come l’abbiamo sempre sognata. Franco Ferrarotti, sociologo 93 anni. (Aldo Forbice). LaVerità.
Non sono mai stato un fan sfegatato di Giulio Andreotti. Ma quando nel 2005, a Ginevra, ero in lizza per diventare presidente di tutti i parlamentari popolari, lui venne apposta per sostenermi. C’erano mille delegati, e lui strinse 900 mani. Conosceva tutti. Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera. (Concetto Vecchio). il venerdì.
Instagram sta declinando anche se ha più di un miliardo di utenti attivi. Second Life suppergiù conta 600 mila. Eppure 15 anni fa era una potenza. Oggi chi parla più di avatar? Un social cinese di clip musicali, Tik Tok, sta seriamente insidiando Instagram e anche Facebook arranca. Paolo Landi, comunicatore, esperto di Instagram. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Prodi, come Sergio Mattarella, farebbe gli interessi di tutti. Perché però non scegliere insieme un presidente che sia magari anche un galantuomo di centrodestra? Se metà degli italiani votano centrodestra, perché non può esserlo il capo dello Stato? E lo dice uno che non vota da tanti anni e non ha mai scelto quel versante. Non sto dicendo di mettere in sindaco di Schio al Quirinale, quello che non voleva le pietre d’inciampo per ricordare la vittime dell’Olocausto. Ci sono personalità di centrodestra che possono ricoprire egregiamente quel ruolo: se si sfatasse questo sortilegio, faremmo il bene di tutti. Enrico Mentana, direttore del Tg de La 7. (Federico Novella). LaVerità.
Una sorta di maccartismo sta prendendo piede come negli Usa anni ’50 del secolo scorso quando un sospetto di comunismo non si negava a nessuno. Pari pari, ai nostri giorni, la vigilanza antifascista subodora per ogni dove reazionari e sovranisti da imbavagliare e rieducare, con espedienti illiberali tipo commissione Segre. Mi chiedo perché la politica anziché potenziare la società per fare convivere, con più sicurezza e benessere, idee diverse ed eccentriche, scelga di lavarci il cervello per uniformarci e indocilirci. Ci ha presi per amebe o vuole suicidarsi? Giancarlo Perna. LaVerità.
Quando sono tornata dall’Africa, papà e gli zii hanno lasciato a me e ai miei cugini Matteo e Marcello (poi è arrivato anche mio fratello Alessandro) un’azienda che andava benissimo. Noi eravamo poco più che trentenni. Ci siamo dati da fare. Non sono mancati i momenti difficili, a cominciare dalla recessione del 2008. Ma ce l’abbiamo fatta: il nostro gruppo è formato da 240 persone, con 100 milioni di fatturato. Produciamo 5,5 milioni di bottiglie Ferrari. Camilla Lunelli, responsabile comunicazione di Cantine Ferrari. (Luciano Ferraro). Corsera.
In quelle storie nasceva il mondo di Altan. La viltà e la vanagloria del potere, i soprusi, il protagonismo arrogante: come se non avessi mai smesso di raccontare l’umanità in tutte le sue bassezze. Ma ci vuole una premessa fondamentale. Io faccio parte di quell’umanità. Non me ne tiro fuori. Quel tipo di tentazioni ce le abbiamo tutti. Poi c’è chi tenta di resistere e chi ci sguazza. Ma tutti siamo tentati. È la responsabilità di essere di sinistra: contrastare i bassi istinti e tenerli a bada. Perché ci sono valori fondamentali come l’eguaglianza, la fraternità, la giustizia sociale. E bisogna fare fatica a rimanere fedeli a queste priorità. Altan. (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Mi hanno sempre accusato di spavalderia, gettavo nel vuoto la corda prima di scendere da pareti di sesto grado. Ma non ho mai voluto morire in montagna. Quello è il posto dove ho vissuto. Ricordo che l’alpinista più completo è quello che invecchia e che muore solo per colpa della vita. Ho avuto un tumore, braccia e gambe faticano a muoversi, la testa se ne va. La mia impresa adesso è fare cinquanta metri in mezz’ora per arrivare al supermercato. Per questo continuo a non avere paura. Cesare Maestri, alpinista. (Giampaolo Visetti). la Repubblica.
Ancora nel 1944 sorprenderà questa affermazione di Ennio Flaiano: «Uno dei caratteri dell’italiano è la facilità con la quale prende le sue risoluzioni. Molta gente oggi non sospetta nemmeno che farebbe meglio il suo dovere verso l’Italia restando «fascista» piuttosto che ripudiando per paura una dottrina che per vent’anni ha reso valida con il suo consenso. E non si dica che con ciò auspico il ritorno dei fascisti, e non mi si opponga che di fascisti ce ne sono già troppi; vorrei soltanto che la gente credesse a qualcosa, al di fuori del suo tornaconto». Stenio Solinas. il Giornale.
Quando avevo cinque anni ci trasferimmo da Piancastagnaio a Firenze. A sei, calpestai un pulcino e lo uccisi. Mio nonno si incazzò. La verità è che non l’avevo visto. Cominciai allora ad avere problemi seri agli occhi. Fu in terza elementare che un maestro disse ai miei: questo bambino vede poco. Sbagliarono gli occhiali, invertendo le lenti, e la vista peggiorò spaventosamente. Non bastasse tutto questo, nel 1951 mio padre, simpatizzante comunista, fu sbattuto fuori dall’arma. Aprì un negozietto. Ma andò in depressione. Ecco perché alla fine disegnare fu la sola ancora di salvezza. Sergio Staino, disegnatore satirico, creatore di Bobo. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ci resta, di Bartali e Coppi, una loro esibizione canora al Musichiere, sull’aria di Come pioveva. E una cronaca esotica. Coppi, con Anquetil, Geminiani, Rivière e altri corridori fa una tournée in Alto Volta (oggi Burkina Faso). Circuito a Ouagadougou (primo Anquetil, secondo Coppi) e poi battuta di caccia nella riserva di Fada N’Gourma. Zanzare. Febbre. Lo curano in Italia come fosse un’influenza. Ma è malaria. La sorella di Geminiani, salvato dal chinino a Parigi, telefona all’ospedale di Tortona. Voi curate i vostri che ai nostri ci pensiamo noi, è la risposta. Anche Bartali prova a telefonare, non riesce nemmeno a parlare con un medico, solo con un infermiere che dice: «Farò presente». Gianni Mura. il venerdì.
Sembra che la natura sia in grado di darci solo malattie piuttosto brevi. La medicina ha inventato l’arte di prolungarle. Marcel Proust.
Ciò che più mi piace in una donna è la calcolata remissività. Roberto Gervaso. il Giornale.