ItaliaOggi, 7 dicembre 2019
In Italia il quieto vivere viene descritto come generosità
Sono 650 mila gli esseri umani-fantasmi che si aggirano per l’Italia senza diritti, senza identità e senza sicurezza né per sé né per gli altri: lo certifica una ricerca dell’Ispi, sono gli immigrati irregolari, mai regolarizzati, mai censiti, del resto neanche mai espulsi, e mai quindi diminuiti, a dispetto del calo dei nuovi arrivi. E nessuno se ne occupa. Il welfare non ce la fa. La polizia fronteggia come può, cioè assai male, le frange devianti. Il resto, si arrangia. Vive di espedienti: soprattutto accattonaggio nelle grandi città e microcriminalità un po’ ovunque. E le anime belle della sinistra? Si torturano, sorseggiando il tè, sulla ingravescente diffusione delle ingiustizie sociali: c’è l’immigrazione e non ho niente da mettermi.Periodicamente i dati, come questi valorosamente riclassificati dall’Ispi, si incaricano (o almeno: provano!) di ricondurre gli italiani e la loro coscienza collettiva (mai usata, sardine a parte, ma quello è un movimento in scatola) a un po’ di verità. La verità è che, una volta varcata la frontiera (su un gommone o aeroporto, è solo questione di poter comprare i giusti documenti falsi) lo stato non ha praticamente nessuna chance di individuare i suoi ospiti non richiesti. E giacché nessuna norma applicabile è stata mai varata per regolare i reimpatri, anche se per pura lotteria giurisdizionale qualcuno degli irregolari viene beccato, alla fine rimane tranquillamente dov’è.
Uno stato da operetta. Perché non solo mancano i soldi: o non solo. Mancano le regole d’ingaggio, mancano le metodiche, soprattutto manca la voglia di intervenire e questa riluttanza, dettata diffusamente solo dal desiderio di quieto vivere, viene per di più contrabbandata come se fosse generosità e clemenza sociale. Macché. E dunque? Dunque un tema serio sarebbe quello di metter mano a un graduale riassorbimento di quest’esercito invisibile, basato al 90% sull’inclusione (nella maggior parte queste persone non delinquono e anzi hanno qualche utilità sociale) e per il residuo 10% di espulsioni e riaccompagnamenti certificati oltre frontiera dei soggetti indesiderabili perché pregiudicati o malavitosi attivi.
Ciò che rende però illusoria la possibilità che tutto questo accada è sostanzialmente l’inutilità di questa (in realtà indispensabile) bonifica umanitaria ai fini elettorali. Sarebbe una cosa seria, dunque non farebbe titolo. La sinistra non la vuole perché al primo capello torto a un irregolare resistente, la destra l’accuserebbe di violenza e ipocrisia. La destra non ci si prova perché sa che sarebbe difficile riuscirci. E dunque la precarietà dei 650 mila è destinata a diventare sommersa stabilità.