Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 08 Domenica calendario

Bonaccini riempie la piazza

VANITYX
Bologna Come è cambiato, Stefano Bonaccini. Nel 2014, quando a malincuore venne caldamente invitato da Matteo Renzi a candidarsi, era il classico prodotto di quel che restava del «partitone» emiliano. Serio, serioso, austero nell’abbigliamento, con il complesso dell’irraggiungibile Roma, che da queste parti per i figli del Pci fin dai tempi dell’ostracismo di Togliatti è un classico come i tortellini. Ce l’aveva quasi fatta, quando una faida interna obbligò l’allora segretario del Pd a rispedirlo a casa, rinunciando a nominarlo responsabile nazionale dell’organizzazione dei democratici. Lui accettò, per vincere le elezioni meno partecipate della storia della sua Regione.
Adesso un Bonaccini con barba hipster e Ray-Ban chiari a goccia, divenuto logo di se stesso, irrobustito dall’ora quotidiana di palestra nel fisico e dai cinque anni di governo della Regione nella testa, se la ritrova in casa, la partita nazionale. Le sorti del secondo governo Conte dipendono dalla sua vittoria o dalla sua sconfitta. Peccato per lui che rispetto al 2014, manchi anche quel «probabile vincitore» che era l’abituale definizione riservata ai candidati del Pd in corsa per l’Emilia-Romagna. Con Lucia Borgonzoni sarà un testa a testa, fino al 26 gennaio. Al punto da rendere necessaria una adunata in piazza Maggiore come non se ne vedevano da anni, perché mai prima ce n’era stato bisogno.
Erano in diecimila, tanti. Anche questo è un segno della delicatezza del momento. Le bandiere che non dovevano esserci invece c’erano, da quelle più numerose del Pd a quelle di Italia viva fino ai Verdi. C’era tra il pubblico anche Romano Prodi, genius loci che mai si era scomodato per una elezione regionale. Alla fine è andato sotto al palco per fargli complimenti apparsi davvero sinceri. «Una piazza magnifica, Stefano», è quel che i cronisti sono riusciti ad orecchiare. «Hai parlato bene, perché ho sentito non solo quel che è stato fatto ma quel che c’è da fare». Andandosene, il Professore ha aggiunto la sua personale benedizione. «Qui c’è un progetto, mentre gli altri non ce l’hanno, e fanno solo propaganda».
Possibili alleati
Presente, defilato, anche il volto delle Sardine: sono qui
a titolo personale
Nell’elenco delle cose da fare, Bonaccini ha inserito la proposta di piantare un albero per ogni abitante, e sono quattro milioni e mezzo, e l’elettrificazione di tutte le linee pubbliche di trasporto. Ci ha dato dentro sull’ambiente, insomma, sottolineando come «dall’altra parte non ne sentirete parlare». Parlava alla nuora, ovvero il suo pubblico, perché intendesse la suocera pentastellata. I 290.000 voti di M5S, che con mille patemi correrà da solo, saranno decisivi. «Mi chiedo però se non era meglio confrontarsi sui problemi anziché arroccarsi in un isolamento che rischia di rendervi irrilevanti. Davvero per M5S noi e la destra siamo la stessa cosa? Io resto disponibile al confronto». Nel caso il messaggio non fosse stato chiaro, è seguito un appello, rivolto anche a chi ha votato Lega, a modo suo rivelatore del fatto che i numeri saranno ben stretti. «Chiediamo a tutti di riflettere, perché ci sono due progetti di Regione e si può scegliere senza rinunciare alla propria lista. Si chiama voto disgiunto, e vedo con sorpresa che molti dichiarano di volerlo praticare».
La narrazione del buon amministratore solitario che viene dalla rossa Campogalliano, conosce i nomi di tutti i sindaci della Regione e si è fatto il fegato come quello di un’oca a mangiare in giro per circoli pd, sedi Arci, osterie, mense e tavole calde, non basterà per vincere. Bonaccini sa di avere bisogno di tutti. Sardine comprese, presenti in delegazione con tanto di Mattia Santori, telegenico titolare dell’iniziativa. «Hanno il merito di aver riempito le piazze con un linguaggio opposto a quello di Salvini». Racconta di non essere mai andato a una loro manifestazione perché aveva timore che la sua presenza venisse strumentalizzata. Intanto ne liscia le squame con una certa forza. Titoli di coda con Un mondo migliore di Vasco, altro nume tutelare, e tutti a casa mentre su Strada Maggiore scende la nebbia. Mancano cinquanta giorni. E fa già impressione pensare che questa regione da sempre considerata un mondo a parte, con la sua tradizione politica e il suo stile di vita diverso da tutti, per la prima volta farà da ago della bilancia per l’Italia intera.