Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2019
Alitalia, cosa succede ora
Il nono commissario di Alitalia è pronto a entrare nell’azienda. Sul sito della compagnia compaiono ancora i nomi dei tre professionisti esautorati dal governo (Stefano Paleari, Enrico Laghi, Daniele Discepolo), ma da domani i comandi saranno in mano all’avvocato Giuseppe Leogrande.
È il commissario numero nove per la sofferente compagnia, considerando anche i quattro commissari della vecchia Alitalia pubblica (il primo è stato Augusto Fantozzi) che fu mandata in soffitta nell’agosto 2008 da Silvio Berlusconi per vendere la polpa, senza debiti, ai Capitani coraggiosi. C’è stato anche Luigi Gubitosi, commissario coordinatore della terna con Laghi e Paleari dal 2 maggio 2017 al 20 novembre 2018.
La prossima mossa che si attende è la scelta di un manager che guidi la gestione, come numero due del commissario. Leogrande, nato 56 anni fa a Ravenna, è uno stimato avvocato esperto di diritto fallimentare, collaboratore («of counsel») dello studio Maffei Alberti di Bologna e titolare di 16 incarichi di commissario di varie imprese. Ma non è un manager.
Secondo voci potrebbe essere nominato d.g. di Alitalia Giancarlo Zeni, ora a.d. di Blue Panorama Airlines, già dirigente di Alitalia durante la gestione di Giancarlo Cimoli. La candidatura di Zeni è appoggiata da Giulia Lupo, senatrice del M5S, ex assistente di volo Alitalia, molto attiva nella partita del salvataggio.
Zeni era direttore generale di Blue Panorama quando la piccola compagnia fu commissariata il 29 maggio 2014 e Leogrande ne diventò commissario, nominato da Federica Guidi, allora ministro dello Sviluppo economico nel governo Renzi. Leogrande ha confermato Zeni alla guida di Blue Panorama e ha lavorato in tandem con lui per tre anni e sette mesi, con risultati da molti giudicati positivi. Laura Pierallini, avvocato, socio fondatore dello studio legale internazionale omonimo e docente alla Luiss, dice: «Ho avuto l’onore di lavorare con l’avvocato Leogrande quando era commissario di Blue Panorama e ne ho potuto apprezzare l’enorme capacità e professionalità».
Nell’agosto 2016 Leogrande ha conferito la compagnia senza debiti nella Newco Blue Panorama Airlines Spa, Zeni ne è diventato a.d. con Leogrande presidente. Il 15 dicembre 2017 Leogrande ha ceduto il 100% di Blue Panorama a Uvet, con tutti i 500 dipendenti (nessun esubero). Va tenuto presente che c’è una differenza enorme tra le due compagnie: Blue Panorama aveva 11 aerei, Alitalia a fine anno ne avrà 113 (di cui 26 a lungo raggio). In alternativa a Zeni, tra i papabili ci sarebbe Ivan Bassato, direttore Airport management di AdR, già dirigente di Air Dolomiti, sarebbe gradito a Lufthansa.
In ottobre la senatrice Lupo ha già suggerito il ritorno in partita di Lufthansa come partner di Alitalia al posto della cordata Fs-Delta Airlines. Il suo pressing sul ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è stato ascoltato. Lupo ha incontrato il direttore commerciale di Lufthansa, Harry Hohmeister, quando è venuto a Roma il 9 ottobre per il classico giro delle sette chiese.
Lufthansa non ha preso impegni, al momento è disponibile solo a un’alleanza commerciale, nella quale non rischierebbe soldi. Lupo afferma via twitter: «Alitalia ha i numeri per fare alleanze e non essere annessa... io ho sempre parlato di alleanza commerciale».
Nel governo si ragiona come se in prospettiva fosse Lufthansa a dover rilevare Alitalia dopo una ristrutturazione. I tedeschi avevano già presentato ai commissari precedenti un piano con 5-6.000 esuberi. Il commissario Leogrande intende fare un piano simile e sarà in grado di portarlo a termine? C’è anche l’ipotesi di vendita separata dei servizi di handling di Fiumicino (3.170 dipendenti). Ma chi comprerebbe l’handling senza sapere che fine farà la compagnia che è il principale cliente di Fiumicino?
Dai contatti riservati degli ultimi giorni emerge che Lufthansa ha fatto una precisazione importante. La compagnia tedesca _ secondo fonti autorevoli _ ha confermato che potrebbe comprare un’Alitalia «ristrutturata» solo dopo il completamento del «turnaround», a risanamento dei conti raggiunto. Questo potrebbe avvenire non prima di 18 mesi. Alitalia perderà quest’anno circa 600 milioni, 100 in più degli anni precedenti.
Potrebbero esserci anche altri pretendenti nella gara di cessione di Alitalia che Leogrande dovrebbe aprire. Intanto Alitalia può continuare a volare solo grazie all’iniezione di soldi pubblici. Il governo ha autorizzato un nuovo prestito statale di 400 milioni, dopo i 900 milioni già erogati dal governo Gentiloni e ormai bruciati.
Il nuovo decreto legge autorizza l’erogazione con la finalità della «riorganizzazione ed efficientamento» prima della vendita. Questi soldi dovrebbero servire ad arrivare fino al 31 maggio 2020, il nuovo termine assegnato al commissario per «espletare» la vendita.
Ma, vista anche la posizione di Lufthansa, è improbabile che Alitalia possa essere venduta entro maggio. Quindi, se si dovessero aspettare almeno 18 mesi prima che la compagnia sia appetibile, servirebbero più soldi dei 400 milioni stanziati. A meno che Leogrande non faccia il miracolo.