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 2019  dicembre 08 Domenica calendario

Il taxista si difende: «Mi ha insultato»

ROMA – «Ho sbagliato a picchiarlo e ad andare via. Ma sono stato insultato e provocato». È pentito e spaventato Stefano Miconi, il tassista che ha colpito con un pugno in pieno viso un passeggero al Leonardo da Vinci di Fiumicino. Miconi vive a Pomezia con la famiglia e lavora per la cooperativa Nuova Preneste dal 2009. Signor Miconi, si vuole scusare? «Certo, voglio chiedere scusa a tutti, a partire dall’uomo che ho picchiato. Poi all’amministrazione, ai miei colleghi, alla mia famiglia. Sono dispiaciuto perché ho avuto una reazione ingiustificabile, ma sono stato provocato». Cioè? «Il passeggero era stato già rifiutato da un mio collega, li avevo sentiti discutere ma non avevo capito perché. Comunque, si è avvicinato al mio taxi e mi ha detto che doveva andare in zona Marconi. Mentre stavo per caricare i bagagli mi ha chiesto se avrei inserito il tassametro o se il prezzo della corsa era fisso. Voleva accertarsi del prezzo perché, ripeteva, “siete disonesti"». Una domanda lecita? «La domanda è lecita ma non ho fatto neanche in tempo a rispondere. Insultava me, i miei colleghi e tutta la categoria. Continuava a dirmi: siete tutti ladri. Ho capito che la situazione poteva degenerare e allora ho deciso di non farlo salire e di prendere il cliente successivo». È previsto dal regolamento? «Sì, certamente. Possiamo rifiutare un cliente e lui mi sembrava agitato, non volevo problemi. Quindi sono risalito in macchina e stavo prendendo accordi per il nuovo viaggio. Cercavo di ignorarlo ma lo sentivo ancora parlare e insultarmi. Poi la situazione è precipitata». Cosa è successo? «Ho sentito battere contro il vetroe con la coda dell’occhio ho visto che era ancora lui, che continuava a insultarmi e batteva con la mano. Purtroppo ho perso la pazienza e la lucidità. Non so neanche spiegarmi come sia stato possibile perché non mi era mai accaduto prima. Ho 60 anni, faccio il tassista da dieci e sono sempre gentile. Invece quella mattina sono sceso dalla macchina e l’ho colpito con un pugno. Poi mi sono girato e me ne sono andato». Non lo ha visto ferito a terra? «In quei secondi purtroppo ero fuori di me, non ero lucido. Non saprei neanche rispondere. Volevo solo andarmene, proseguire il mio lavoro. So di aver sbagliato e ora ho paura di perdere il mio lavoro, la famiglia. Tutto. Sono pronto ad assumermi le mia responsabilità e sono a disposizione per chiarire tutto». Cosa ha fatto dopo? «Ho concluso la corsa e sono tornato in aeroporto. Dopo neanche due ore sono stato convocato dalla polizia. Mi hanno detto della denuncia e ho dato la mia versione dei fatti. So di non avere giustificazioni e chiedo scusa. Ho avuto una reazione esagerata e sbagliata».