Il Messaggero, 8 dicembre 2019
Alitalia, il piano del commissario unico Leogrande
Avrà 5 mesi di tempo per salvare Alitalia. Tagliare i costi. Ridurre gli organici. Trovare un partner industriale e una nuova alleanza internazionale. Dovrà farlo entro giugno. Per evitare che lo Stato, come già accaduto tante volte, sia costretto a mettere altri soldi, dopo i 1.300 milioni già dirottati con gli ultimi due prestiti-ponte nelle casse delle compagnia di bandiera. Dovrà, sopratutto, convincere i sindacati della bontà del nuovo piano industriale e del fatto che soluzioni alternative, dopo questo ennesimo tentativo in extremis, non ce ne saranno. Per questo, visto che l’impresa farebbe tremare i polsi a chiunque, l’avvocato Giuseppe Leogrande, 56 anni, pugliese, nuovo commissario unico di Alitalia, si è già messo al lavoro. Lo ha fatto partendo da uno schema semplice che conosce bene e che ha avuto successo. Quello che ha portato fuori dalle secche delle crisi la compagnia Blue Panorama. Nel triennio 2014-2017 Leogrande, grande esperto di procedura fallimentare, ex amministratore di diversi gruppi italiani in profondo rosso, si è distinto per avere centrato l’obiettivo con il piccolo vettore romano, risanato e rilanciato. Certo la missione adesso è molto più complessa e difficile. Ma, spiegano fonti sindacali che lo hanno contattato subito dopo la nomina del Mise, Leogrande tenterà di replicare quanto di buono già fatto. Consapevole che richiamare al tavolo Atlantia, disponibile a sedersi ma solo a certe condizioni, e Fs non sarà agevole. I due colossi sembrano al momento molto freddi. In attesa. Curiosi comunque di capire come verrà articolato il nuovo bando di gara. Bando su cui il super commissario è già al lavoro e che, d’intesa con l’esecutivo, dovrebbe essere presentato la prossima settimana, di certo prima di Natale. Sia Atlantia che Fs, pilastri del precedente consorzio poi svanito per il no della holding dei Benetton, non hanno pregiudiziali, sopratutto se, come probabile, Leogrande consegnerà un vettore più efficiente, snello, meno ingessato rispetto alla struttura attuale. Del resto se arrivasse una chiamata da Palazzo Chigi sarebbe praticamente impossibile tirarsi indietro.
GLI STEP
Il piano del super commissario parte, secondo quanto risulta al Messaggero, da un cifra chiave. L’obiettivo è contenere gli esuberi entro quota 2.500, circa 1.500 in più rispetto ai dipendenti già oggi in cassa integrazione. Molto meno rispetto ai desiderata di Delta e Lufthansa che puntavano, come noto, a quota 6 mila. La novità è che l’avvocato pugliese vuole gestire gli esuberi sfruttando al massimo tutti gli ammortizzatori sociali esistenti e, sopratutto, intende chiederne di nuovi proprio al Mise: prepensionamenti mirati e scivoli per favorire al massimo le uscite, evitando, come già sottolineato dal ministro dello Sviluppo Patuanelli, macelleria sociale e spacchettamenti. Di certo Palazzo Chigi farà di tutto per favorire questo processo, puntando anche misure creative, come la solidarietà espansiva o altri strumenti da studiare ad hoc.
LO SCHEMA
Leogrande, dopo una serie di verifiche, dovrebbe lasciare in una bad company, gestita con pieni poteri dall’amministrazione straordinaria (come fatto con Blue Panorama), tutto il personale in sovrappiù, i debiti, le criticità, ovvero la parte più complessa; nella newco buona finirà l’Alitalia ripulita, con gli organici razionalizzati, zero debiti e tutti i contratti (dal leasing al catering, dalla manutenzione agli slot) completamente rivisti. La Nuova Alitalia, sempre se prevarrà questo schema, dovrebbe poi trasferirsi da Sky Team a Star Alliance, visto che l’operazione disegnata da Patuanelli è proprio quella di preparare la nostra compagnia di bandiera ad un matrimonio con Lufthansa, ritenuta più affidabile di Delta Airlines, e sopratutto proiettata a condividere i profitti delle rotte verso il Nord America. I sindacati, sopratutto quello dei piloti, condividono la scelta tedesca che, almeno in teroria,dà maggiori garanzie in termini industriali. Anche perché il colosso di Francoforte punta a fare di Fiumicino il terzo maxi hub del gruppo, valorizzando così un assett importante di Atlantia. Di certo Leogrande, che vuole stabilire una rapporto forte e condiviso con i sindacati, dovrà anche mettere a punto una squadra d’attacco. I nomi che circolano per la direzione generale sono tanti: da Giancarlo Zeni, oggi ad di Blue Panorama, a Ivan Bassato, direttore Airport management di AdR, ex di Air Dolomiti (Lufthansa). Martedì Leogrande sarà a Roma per fare il punto e probabilmente vedrà subito i sindacati.