Libero, 7 dicembre 2019
I risultati dell’asta dei cimeli sportivi
Un mondo raffinato, discreto, ricco. Saloni eleganti, platee selezionate, banditori impeccabili: lotto numero 20, gioielli, quadri, oggetti d’arte. Chi offre di più? Un mondo affascinante e distante per chi, come gran parte di noi, non è andato oltre le aste del Fantacalcio, battersi per la proprietà virtuale di un calciatore a botte di “crediti”, con l’unico punto in comune con la realtà legata a una stessa parola, aggiudicato. Una passione, per milioni di italiani, che nasce da un’altra passione ben più forte, quella per il pallone. E su questa si è retta tuttavia anche un’asta vera, speciale, in una forma solo fisicamente virtuale, perché tenuta online: Bolaffi, incontrastato leader delle case d’aste nazionali, ha battuto live, via Internet, la memorabilia sportiva. Una offerta da fare stropicciare gli occhi, quella proposta: dentro, Maradona e Pelé, Buffon e Totti, il Grande Torino e Gigi Meroni, la magnifica Olanda dei Settanta e l’oscura Germania Est, anche con una inedita e in qualche maniera esplicita divisa rossa. Poi, il ciclismo: Gimondi e Pantani, e Fausto Coppi, di cui tra la favolosa maglia gialla del Tour 1952 e una delle prime cartoline autografate, è sbucato persino un pigiama. Con le cifre sul taschino, da vero signore dello sport. A righe, e guardando la foto d’epoca che ritrae il Campionissimo a letto, è venuta in mente la barzelletta che raccontava di quel tipo magro, ma così magro che il pigiama aveva una riga sola. E ancora Muhammad Ali, Ayrton Senna, persino Dorando Petri, il maratoneta sfortunato delle Olimpiadi londinesi 2012. Straordinario.
VIAGGIO NEL TEMPO
Sfogliare il catalogo è stato una sorta di ipnotico viaggio all’indietro nel tempo. Le divise, le magliette, innanzitutto. Dalle più recenti a quelle con geometrie e fantasie discutibili degli anni ‘90 a quelle man mano sempre più classiche nei materiali e nei colori: il fascino in certi casi irresistibile del vintage, se poi corrisponde anche a un evento particolare è finita. Per esempio, l’ultima verdeoro della Seleçao indossata da Pelé: 18 luglio 1971, avversaria la Jugoslavia, numero 10, ovvio. La stima degli esperti della casa sul valore di mercato era di dieci-quindicimila euro: è stato il pezzo piazzato al miglior prezzo, 30mila euro: e ci sta, per chi sa di calcio, per chi sa chi era Edson Arantes do Nascimiento, e che cosa ha rappresentato quel giorno per la storia dello sport brasiliano e mondiale. Ma l’occhio, inevitabilmente, è passato anche sull’origine del pezzo raro, su chi lo ha messo in vendita. In questo caso è Dragan Holcer, il difensore slavo che a fine partite chiese e ottenne la maglia da un sorridente O Rey. E qui, si apre il mondo alle spalle delle aste, perlomeno quelle che riguardano delle memorie personali, degli oggetti che possono persino raccontare, punteggiare, illuminare un’esistenza. Nello sport, poi. E passando in rassegna i lotti, ecco l’ex giocatore del Milan di Rivera che ha messo a disposizione tutte, ma proprio tutte le medaglie vinte nelle Coppe, i gettoni d’oro delle sue presenze in Nazionale; e la famiglia del grande campione degli anni ‘50 e ‘60 scomparso lo scorso anno che ha tirato fuori dai cassetti un autentico tesoro di magliette del congiunto e di avversari collezionate lungo un percorso di decenni tra campo e panchina. Stessa operazione per l’ex magazziniere della Fiorentina, e poi tanti, ma tanti pezzi di carriera fatti di tessuto colorato e altri cimeli pronti a essere lasciati andare dagli stessi protagonisti. Nomi, come notate, preferiamo non farne: il confine tra una scelta personale e una dettata dalla necessità è molto labile, e conoscendo qualche storia è giusto rispettare la distanza, come sulle punizioni. Si rimanga sul concreto: specie il parco magliette è entrato nel 70% dei lotti complessivamente venduti, dove le divise da gioco – e la citata maglia gialla di Coppi, andata via a 25mila euro; invenduto invece il pigiama – hanno fatto la parte del leone. L’importante, per chi ha deciso di vendere, è che il realizzato sia indirizzato nella maniera desiderata, in ogni caso. Noi fantacalcisti, nostalgisti, vintagisti e pallone-feticisti, certo, non avremmo mai voluto essere nei panni di Dragan Holcer: quella maglia di Pelé, accidenti. Trentamila euro? Persino pochi, dai, per un pezzo di vita così.