Corriere della Sera, 7 dicembre 2019
Lo stupro nella casa del Gran Hermano
Il Grande Fratello apre in Spagna orizzonti giuridici inesplorati, sfuggiti perfino all’immaginazione di George Orwell: se la «casa» è teatro di uno stupro (per ora ancora presunto) perpetrato sotto l’occhio cui nulla sfugge, gli autori e i produttori sono responsabili, perlomeno, di omesso soccorso a persona in pericolo? E se invece consigliano alla vittima di tacere, «per il bene» di tutti, è reato?
I fatti, risalenti a due anni fa, potevano anche far sospettare una messinscena per aumentare l’audience e gli incassi, ma ora che la vicenda è approdata sul tavolo della magistratura e, quel che è peggio, dinnanzi al tribunale dei «social», gli sponsor del programma si stanno dileguando. Oltre quaranta grossi inserzionisti, tra i quali Ferrero Rocher, Nestlé, Schweppes, Telefonica, L’Oréal, Nivea, MediaMarkt, non vogliono più apparire con cioccolatini, bibite, belletti, nelle pause pubblicitarie di una trasmissione sospettata di aver insabbiato o cercato di insabbiare abusi sessuali.
I vertici della produzione, Zeppelin Tv, si difendono ricordando che il loro direttore generale, Alvaro Diaz, informò la polizia 24 ore dopo l’accaduto. Telecinco accusa le reti concorrenti di soffiare sul fuoco per discreditare Mediaset. Ma la grande domanda, laddove tutto è «grande», si concentra sull’immensa inerzia dell’ampia regia che sorveglia in tempo reale e senza soluzione di continuità tutti i movimenti degli inquilini nell’appartamento allestito a Guadalix de la Sierra, fuori Madrid.
In una sera d’inizio novembre 2017 le telecamere hanno puntualmente registrato gli eccessi alcolici dei concorrenti e in particolare della ventiquattrenne Carlota che, come da prevedibile copione, aveva già intrecciato un flirt con il coetaneo José Maria. Quando lei era sbronza da non reggersi più in piedi, lui l’ha accompagnata in camera, le ha rimboccato le coperte e, già che c’era, s’è infilato sotto le stesse.
Il seguito è intuibile, ma la resistenza opposta dalla semincosciente Carlota avrebbe dovuto far scattare l’allarme in sala macchine. Con diversi minuti di ritardo, l’altoparlante ha lanciato il messaggio in codice che avvertiva José Maria di essere stato espulso.
Per completare il quadro il video di quei momenti è stato mostrato alla coprotagonista, quando è tornata sobria, in modo da filmarne anche le reazioni di sgomento, le lacrime e i singhiozzi, come reality comanda. Alla richiesta dell’interessata di uscire dalla claustrofobica residenza per incontrare i suoi amici, è stato controproposto un po’ di riposo in hotel. Quattro giorni dopo la ragazza è rientrata nella casa e nei ranghi. José Maria era stato allontanato senza spiegazioni, la Guardia Civil era al corrente e lo scandalo sembrava scongiurato.
In epoca pre social forse sarebbe stato così. Ma Carlota si è sfogata in Rete, El Confidencial ha diffuso i video incriminati, la giustizia sta facendo il suo corso mentre la sentenza dei like è già arrivata: boicottate il Gran Hermano. Gli sponsor hanno ottemperato, il pubblico non ancora: lo share sfiora il 36% a puntata. Il che non stupirebbe nemmeno Orwell.