il Fatto Quotidiano, 6 dicembre 2019
Ancelotti non ha libertà di parola (da contratto)
Se vi dicessero che un presidente di un club di calcio ha le chiavi d’accesso degli account social del suo allenatore dove può scrivere quello che vuole facendo finta che a farlo sia l’allenatore, e che la cosa è stata messa addirittura a contratto, proposta, accettata e controfirmata, voi ci credereste? No? Allora non avete mai letto il contratto che lega Carlo Ancelotti al Napoli di Aurelio De Laurentiis.
Tra le pieghe di un documento puoi trovare dettagli, clausole, vincoli che ti dicono molto sulla natura dei “legami”; e bisogna dire che quelli che legano Ancelotti al Napoli e a De Laurentiis sono particolarmente interessanti. Il primo mito da sfatare, per cominciare, è quello relativo al suo compenso: non i 6,5 milioni netti più volte favoleggiati ma 3.593.725 per i primi due anni che salgono a 3.993.725 il terzo anno. A questi vanno aggiunti una serie di premi per gli obiettivi raggiunti: 500.000 lo scudetto, 150.000 l’accesso in Champions, dove se Ancelotti supera il girone e passa agli ottavi ha un premio di 200.000 euro. La Champions vinta vale 1 milione.
Separazione. In un momento così delicato del rapporto tra Ancelotti e De Laurentiis, ad alto rischio divorzio, è importante capire come questo potrebbe avvenire. Ebbene, la società può recedere dal contratto versando ad Ancelotti una penale e senza dover corrispondere più nulla per il periodo successivo. La penale era di 750.000 euro se esercitata entro il 31/05/2019, oggi, se esercitata entro il 31/05/2020, è di 500.000.
Aziendalismo. Messi nero su bianco, gli obblighi sono tanti e ben dettagliati.
Innanzitutto l’allenatore “non ha diritto di interferire nelle scelte gestionali e aziendali della Società”. Ancora: “L’Allenatore si impegna a condividere e redigere con la Società ogni comunicato e/o espressione del proprio pensiero diffusa su qualsivoglia mass media”. L’impegno a rispettare le strategie di comunicazione della Società e a non rivelarne dettagli compare più volte e la violazione determina una penale di euro 100.000 per ciascun inadempimento.
Sull’attenti. Sul chiacchieratissimo ritiro dei calciatori leggiamo: “Tutte le decisioni in merito all’organizzazione di “ritiri pre-partita” della Prima Squadra, e quindi relativamente alla durata degli stessi, dovranno essere oggetto di preventiva condivisione tra l’Allenatore e la Società, che, in caso di disaccordo, potrà legittimamente disattendere la volontà dell’Allenatore”. Traducendo, decide la Società.
Cessione diritti pubblicitari. Per la cessione dei diritti d’immagine la Società conferisce ad Ancelotti un compenso pari a euro 406.275,00 netti l’anno. L’allenatore si impegna ovviamente a presenziare a eventi, spot, foto, interviste e tutto quello che è necessario al club. Obblighi dettagliati minuziosamente, fino ad alcuni quantomeno curiosi, come quello di utilizzare l’auto fornita dal club per tutti gli spostamenti, di non cederla a terzi, di non portarla in officine non autorizzate, per non parlare della benzina, i lavaggi e persino “i rabbocchi di lubrificanti e degli altri fluidi necessari” che sono a carico dell’allenatore; dettagli fondamentali, per il presidente.
L’allenatore si impegna inoltre “a custodire con diligenza gli indumenti ed i materiali forniti dal club e deve rifonderne il valore se smarriti o deteriorati per colpa sua”. Occhio a non sporcare le camicie, dunque.
Hacker. Poi viene il bello: “Il Club ha il diritto di accedere al sito Internet e/o alla/e piattaforma/e ‘social’ (e/o alle relative pagine e/o account) dell’Allenatore, INSERENDO ESPRESSE COMUNICAZIONI ANCHE A NOME DELL’ALLENATORE, il quale con la sottoscrizione del presente Contratto dà espresso mandato al club ad effettuare tali inserimenti (…) impegnandosi a fornire al club le chiavi di accesso (sito, account ecc.)”.
In sostanza, quando Ancelotti parla a mezzo social nessuno sa se sta parlando lui o De Laurentiis; buono a sapersi, anche se a noi pare orribile. Tra l’altro, se l’allenatore violasse uno di questi accordi sarebbe obbligato a “corrispondere al club a titolo di penale una somma pari al corrispettivo previsto in relazione alla stagione sportiva in corso”.
Quella che vi abbiamo offerto è solo una sintesi del vasto numero di impegni che De Laurentiis ha deciso di proporre e Ancelotti di sottoscrivere: dettagli che dicono molto sulla natura dei “legami” e sull’umanità degli attori coinvolti. Se sia più paradossale l’accondiscendenza (eufemismo) di Ancelotti o più sfacciata la ribalderia di De Laurentiis nel proporli non sapremmo; forse la verità sta nel mezzo. In fondo i contratti, come i matrimoni, si fanno in due.