La Stampa, 6 dicembre 2019
Veronica Pivetti e il sesso a 50 anni
Questo è un romanzo erotico-comico, spudorato ed esplicito. Non intendo dare perle di saggezza, ma affrontare con leggerezza e far ridere su un argomento che è un tabù: il sesso a 50 anni dal punto di vista femminile». Così Veronica Pivetti si è messa in gioco, senza risparmiarsi, nel libro Per sole donne, edito Mondadori, in cui, senza freni inibitori o pudore, racconta la storia di cinque amiche, indipendenti economicamente, senza figli, padrone di sé stesse, con esperienze diverse, tra avventure e sventure amorose.
Come nasce il romanzo?
«Volevo sentire qualcuno parlare di come le donne di questa generazione vivono il sesso. Affronto questo tema a viso aperto. So che sto correndo un rischio enorme perché dò un’immagine di me diversa da quella a cui il grande pubblico è abituato, ma ho deciso di dire la verità con un linguaggio che mi appartiene, non volgare ma schietto. E quello che racconto è vero, appartiene alla mia vita».
In quale personaggio si identifica?
«In tutte. Alla protagonista, Adelaide, ho dato il mio fisico, tette basse comprese, perché mi serviva raccontare il momento in cui, facendosi uno scanner allo specchio, si domandava come si vedeva. Quando l’ho fatto mi sono accorta dei cambiamenti e mi sono detta "ma quella roba è crollata". Non nascondo lo choc, ma ho iniziato a fare i conti con il mio corpo. C’è chi pensa che basta fare una gita da un chirurgo per sistemare le cose, non fa per me, sono presuntuosa e affezionata al mio aspetto, pur conoscendone i limiti, che definisco "caratteristiche". Credo sia importante accettarsi: fortifica».
Perché i 50 anni fanno così paura alle donne?
«Sono un giro di boa. Si fanno bilanci e la conta dei cambiamenti, anche sul fronte del fisico. La società ci impone modelli cui fatichiamo ad adeguarci. Dobbiamo essere lucide, consapevoli di quanto valiamo. A chi domanda "dove la metto una donna di 50 anni?", rispondo "dove ti mette lei».
Di cosa è consapevole oggi?
«Di avere molte cose da dire. Spero che questo romanzo susciti il desiderio di dialogare, specialmente alle donne. Necessita che parlino di più. A noi è sempre riservata un’ora d’aria, sono stufa di questo limite».
E lei come si sente?
«A 54 anni molto abile, forte e attiva. Non diciamo cavolate che a 50 anni la donna si spegne. Semplicemente cambia. Finché sei vivo può succedere qualcosa. E non facciamoci ingabbiare dai ruoli».
Altro tema che affronta è l’omosessualità.
«Altro tabù. L’omosessualità in questo Paese è estremamente vilipesa. C’è molta intolleranza. Però mentre quella maschile viene trattata, anche spesso attaccata, di quella femminile non se ne parla. È come se non esistesse, invece è una realtà, anche fortemente radicata. Tutte abbiamo lo stesso valore, diritti e meritiamo rispetto».
I maschi potrebbero risentirsi?
«Questo racconto non è contro gli uomini ma a favore delle donne, visto che non lo è mai nessuno. Non fa comodo perché ti metti a favore di un’umanità che ha più doveri che diritti. Il titolo è una provocazione. Che il sesso maschile non si risenta, altrimenti dimostra di essere poco spiritoso».
Questo libro ha un’avvertenza: astenersi puritani e persone sensibili.
«Forse dovrebbero leggerlo, anche se non è così semplice. Basti pensare che dovevo presentarlo in un comune del Nord, ma un assessore donna alla cultura, che aveva visto solo l’incipit, ha fatto saltare l’incontro perché "non adatto". Questa per me è censura».
Ora è impegnata a teatro con Viktor und Viktoria (domani e domenica all’Alfieri di Torino), poi torna in tv.
«Terzo anno che siamo in tournée. È una commedia fantasmagorica, una sorta di cabaret, in cui si ride e diverte. In palcoscenico mi trasformo in continuazione da donna a uomo. Per indossare un frac ho perso anche 13 chili. Poi da gennaio torno in tv con Amore Criminale. Una trasmissione che fa riflettere ed evidenzia come sia mal tollerata l’emancipazione femminile. È il risultato di uomini non cresciuti che non sopportano un "no" o una compagna o moglie indipendente».
L’amicizia tra donne è speciale?
«È importante, ci supporta. La famiglia non è sempre quella di appartenenza ma quella che ci costruiamo. Quando tutto viene a mancare e hai un problema, un’amica c’è sempre».
Ha superato i momenti difficili?
«La depressione l’ho curata ma i momenti bui li ho sempre, vanno gestiti. Siamo continuamente nella penombra. Fondamentale è imparare a rialzarsi. Sbagliato è anelare alla perfezione e alla felicità. La consapevolezza è la nostra vera forza e l’ho conquistata diventando grande. La vecchiaia non ha niente che non funziona. I nostri canoni vanno rivisti, aggiornati. Il giovanilismo continuo è patetico».