Anche in semplice maglietta a righe e trucco basic, come appare in Storia di un matrimonio ( The marriage story ), da oggi su Netflix diretto da Noah Baumbach, presentato in concorso all’ultima Mostra Internazionale del cinema di Venezia, che racconta la struggente storia del divorzio fra due artisti: la dolce Nicole e suo marito Charlie (interpretato da Adam Driver). Un tema che tocca un tasto delicato della vita privata dell’attrice americana di origine danese, prossima protagonista assoluta di Black Widow dell’universo Marvel, in uscita il 29 aprile 2020. «Quando Noah (Baumbach) mi ha chiesto un incontro, non conoscevo la trama del film», ci racconta Scarlett Johansson al telefono dalla California, «abbiamo cominciato a parlare e nel momento in cui mi sono resa conto che si trattava di un film sulla fine di un matrimonio, ho avuto un colpo, perché mi trovavo proprio nella stessa situazione: stavo divorziando da Romain! (Dauriac, secondo marito dopo Ryan Reynolds, da cui ha avuto la figlia Rose Dorothy, 5 anni, ndr) L’ho visto come un segno del destino e ho vissuto il set come un’esperienza catartica».
Cosa l’è piaciuto del personaggio di Nicole?
«Nicole sta morendo in quella relazione perché ha rinunciato ai suoi sogni, al suo lavoro di attrice. È lei che sceglie, che riprende il controllo della sua vita. Però quando ho letto la sceneggiatura a conquistarmi è stato il profondo amore che continuano a provare l’uno verso l’altro».
Crede ancora nel matrimonio?
Nell’amore?
«L’idea del matrimonio è romantica ma anche decisamente laboriosa. Il matrimonio richiede dedizione e la monogamia non è una cosa così naturale, anche per le donne. Ma ci crederò sempre, come potrei fare a meno dell’amore? (Johansson è fidanzata con il conduttore Colin Jost, ndr )».
Negli ultimi anni ha interpretato tante eroine della fantascienza. E dopo "Ghost in the shell" torna nei panni della Vedova Nera per "Black Widow" tratto dagli Avengers.
«I ruoli migliori che mi hanno offerto! Si producono più film di fantascienza perché rispecchiano l’epoca che viviamo. Un mondo dove dobbiamo mettere costantemente in discussione la nostra identità. La tecnologia è un soggetto molto interessante da esplorare nei film, è una nuova nemesi. Una volta avevamo alieni, spie, mentre oggi siamo noi in conflitto con il mondo cyber».
È stata fra i pochi a schierarsi dalla parte di Woody Allen.
«Adoro Woody, abbiamo lavorato insieme in tre film (Match Point, 2005, Scoop, 2006, e Vicky Cristina Barcelona, 2008). Ci vediamo spesso, abbiamo un rapporto profondo, sincero e diretto. Mi ha confermato la sua innocenza ed io gli credo. E non c’entra niente con il movimento #MeToo. Mi considero un’attivista, il mio impegno è ben noto, ho partecipato a tante manifestazioni come la marcia delle donne a Washington e non ho paura di dire quello che penso».
Alquanto rischioso, non trova?
«Certo, ma non mi preoccupa. L’importante per me è che le scelte che faccio come cittadina siano socialmente rilevanti. Non ho paura di lottare per quello in cui credo. Se la mia popolarità può motivare altre persone a seguire il mio esempio, ben venga. È uno dei miei obiettivi. Tutti si devono sentire in diritto di parlare con chiunque e di qualsiasi argomento».
Ha sempre voluto recitare?
«Da bambina cantavo, ballavo, volevo andare a Broadway. Ho fatto decine di provini, mi accompagnava mamma, ma non mi hanno mai presa a causa della voce profonda. Sa quanta gente mi chiedeva se avevo mal di gola? Mai avrei immaginato che un giorno sarebbe stata apprezzata! (Nel film del 2013 con Joaquin Phoenix Lei c’è solamente la sua voce e l’attrice non compare, ndr ) Poi a otto anni è arrivata la mia prima parte in Genitori cercasi . Ed è cominciato tutto».
Nell’atteso "Black Widow" di Cate Shortland, sorta di prequel di "Avengers- Civil War" in uscita nel 2020, compare anche come produttore esecutivo.
«È stata una esperienza molto liberatoria. Avere il controllo del film, della storia, mi ha dato tanta tranquillità ed una eccitazione senza precedenti. Sono rientrata nei panni della Vedova Nera, ma conoscendola meglio! Non posso dire di più. Alla Marvel ci tengono alla segretezza».
Il prossimo passo?
«A questo punto della mia carriera mi piacerebbe passare alla regia. Mi voglio prendere il tempo necessario per cercare una bella storia. Ci sto provando da un po’, ma ancora non riesco a trovare nulla di giusto per me».