Ma quanto tempo ci metterai? È ammissibile raggiungere un minimo di stabilità a sessant’anni?"
E mi sono risposto: non guardare il titolo di studio, lavora e basta».
Giuseppe Moreno Di Trani ha 35 anni e si è laureato in ingegneria civile al Politecnico di Bari con il massimo dei voti e la lode il 12 dicembre 2012. Da ieri è il primo nella graduatoria messa nero su bianco dalla Barsa spa, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti a Barletta: a gennaio sarà assunto come operatore ecologico di secondo livello. Un contratto a tempo indeterminato da 1.200 euro netti in busta paga per 14 mensilità: «Mai nessuno mi aveva pagato tanto».
Lui è uno dei nove giovani che si sono piazzati ai primi posti nella graduatoria del concorso. Tutti fra i 23 e i 39 anni, tutti laureati dal primo al nono posto (ne assumeranno 13, gli altri quattro sono diplomati).
Quando ha deciso di partecipare al concorso?
«Appena ho letto la notizia del bando, i primi giorni di maggio. Ero stufo di fare piccoli lavoretti, sempre precari, sempre sottopagati o addirittura gratis. Stufo, come moltissime persone della mia generazione, di affrontare una realtà lavorativa disarmante».
Dove aveva lavorato?
«Mi sono sempre dato da fare. Certo, se avessi avuto qualcuno alle spalle forse avrei potuto fare carriera nel settore per cui ho studiato. Ma non ho avuto questa possibilità. E sono una persona pulita: mai cercate raccomandazioni. Nel mio settore non c’è verso, i soldi non arrivano».
Che tipo di lavoro ha fatto?
«Ho fatto di tutto, anche durante l’Università: il cameriere, il falegname, sono andato a raccogliere le olive in campagna. E poi in un negozio di abbigliamento a Corato, dove prendevo 800 euro al mese: lo stipendio più alto finora, nonostante il curriculum spedito a mezza Italia».
E come ingegnere?
«Ci ho provato in tre studi tecnici di Andria, la città dei miei genitori.
Prima eravamo a Milano, dove mio padre lavorava per una multinazionale dell’automotive che produce vernici. Poi è arrivata la mobilità e con quella la decisione di tornare in Puglia. Avevo 17 anni. Dopo l’abilitazione ho girato diversi studi, ma era sempre la stessa storia. Inizi con una sorta di tirocinio, o almeno te lo fanno passare così anche se sei già abilitato alla professione. "Fai esperienza", dicono. E va bene: a zero euro al mese. Mettere su uno studio tutto mio avrebbe significato pagare i contributi all’Inarcassa anche se i clienti non pagano. Per questo non giudico i liberi professionisti o i piccoli imprenditori per cui ho lavorato. Perché alzare la saracinesca ogni giorno è da eroi civili».
E poi?
«Ho continuato così, facendo di tutto. Anche piccoli lavoretti da ingegnere: relazioni o perizie per amici e conoscenti. Ma quando ho saputo del concorso da operatore ecologico ho voluto provarci. Bisogna guardare in faccia la realtà. E ora voglio lavorare e mettere su famiglia con la mia compagna. Perché prima di essere un ingegnere sono una persona».