DAGONEWS, 5 dicembre 2019
GEDI IN MODALITA’ ELKANN - DAGO-ANTICIPAZIONI: EZIO MAURO DIRETTORE EDITORIALE DEL GRUPPO, MAURO SCANAVINO AMMINISTRATORE DELEGATO, GIORNALISTI E MANAGER DELL’ECONOMIST PER TRASFORMARE I GIORNALI DEL GRUPPO IN UN PRODOTTO MULTIMEDIALE - ECCO COSA È SUCCESSO NEI MESI PRIMA DELL’OPERAZIONE: CDB CHIAMA ELKANN PER AVVERTIRLO CHE I FIGLI VOGLIONO VENDERE I GIORNALI AGLI ARABI DEL FONDO PENINSULA, VIA MARSAGLIA-CATTANEO. YAKI È PERÒ INVISCHIATO NELLA FUSIONE FCA-PSA. COSÌ CDB PENSA A UN COLPO DI TEATRO PER BLOCCARE I FIGLI E… -
Antefatto dell’acquisizione di Gedi da parte di John Elkann. Nei mesi scorsi Carlo De Benedetti ha telefonato all’erede degli Agnelli, con cui ha sempre avuto un buon rapporto, per avvertirlo: i miei figli stanno trattando con Stefano Marsaglia del Fondo Peninsula per vendere ’’Repubblica’’, ’’Stampa’’, ’’Espresso’’, e tutto il cucuzzaro.
La notizia era stata data da Dagospia, e bollata come ’’gossip’’ dai compratori. Peccato per Flavio Cattaneo che poi sia stata confermata da Carlo De Benedetti in persona.
’’Trovo bizzarre le dichiarazioni di mio figlio Rodolfo. È la stessa persona che ha trattato la vendita del Gruppo Espresso a Cattaneo e Marsaglia’’
In Peninsula hanno investito una serie di sceicchi e principi del Golfo, ma tra tutti svetta il fondo sovrano del Qatar.
Tra gli italiani ci sarebbero (non hanno mai confermato né smentito l’indiscrezione di Dagospia) Flavio Cattaneo e Luca Cordero di Montezemolo, con il primo che si è affidato alle consulenze di Daffina di Rothschild. I qatarini sono sempre stati vicini alla famiglia Sarkozy (Nicolas ricevette l’emiro all’Eliseo con Platini quando si trattava di assegnare i famigerati Mondiali di calcio 2020) e non a caso tra i manager principali del fondo c’è il figlio Jean.
L’Ingegnere, e con lui Monica Mondardini, sapeva di trovare un interlocutore ’’sensibile’’ davanti all’ipotesi che ’’La Stampa’’, il giornale della sua famiglia da decenni, finisse insieme al gruppo Espresso in mani perlopiù straniere. Il principale gruppo editoriale italiano controllato da un gruppo di investitori capeggiati da principi arabi senza volto.
Solo che in quel momento ’’Yaki’’ stava negoziando la difficile fusione di FCA: sfumata l’opzione Renault, si stava giocando il tutto e per tutto con Peugeot-Citroen. Non era il momento per lanciarsi in un’operazione così delicata. Doveva prima chiudere quel deal.
Per questo Carlo De Benedetti il 13 ottobre ha fatto quella mossa ad effetto, e presentato un’offerta low ball, troppo bassa per essere accettata. 25 centesimi ad azione, una valutazione umiliante, una provocazione che serviva per svelare le mosse dei figli, dare al mercato i nomi di Marsaglia e Cattaneo, e bloccare tutto in attesa che il cavaliere bianco di Torino avesse portato a termine l’operazione con PSA.
Non a caso, passata l’offerta e il rifiuto sdegnato dei figli, CDB non ha più riparlato della sua offerta se non in un’intervista a Cazzullo due giorni dopo. Stava aspettando le mosse di Elkann, e non ha dovuto aspettare troppo: il 30 ottobre arrivano le prime conferme dell’affare FCA-PSA e stavolta tutto va in porto molto rapidamente.
A quel punto, dopo aver remunerato gli azionisti Exor con dividendi straordinari da capogiro (5 miliardi!), chi si sarebbe mai opposto a spendere un po’ di peanuts per il controllo di un gruppo editoriale?
Se anche la Gedi dovesse perdere 20-30 milioni l’anno, che saranno mai in un gruppo che ha un fatturato consolidato da 138 miliardi l’anno? Persino Avvenire ha fatto un paragone impietoso: Elkann ha speso più per Cristiano Ronaldo che per prendersi tutto l’impero dei De Benedetti.
Invece per la Cir, che negli anni ha ristretto via via il suo perimetro, il boccone di ’’Rep’’ era diventato troppo duro da masticare.
Dopo l’antefatto, ecco l’anteprima. Che ne sarà di Gedi sotto il controllo Elkann? Il gruppo dopo l’offerta di CDB ma prima dell’arrivo di Elkann, aveva annunciato 121 esuberi tra i poligrafici, che saranno resi più semplici dalla legge sull’editoria, che concede speciali benefici alle società che cambiano assetto proprietario e danno il via a una ristrutturazione.
Yaki intende dare un nuovo assetto alla gestione, e dunque non potrà rimanere al vertice l’attuale ad, Laura Cioli. Al suo posto arriverà il fidatissimo ex compagno di studi Maurizio Scanavino, già amministratore delegato dei quotidiani del gruppo (Zona Nord-Ovest: ’’Stampa’’, ’’Secolo XIX’’ ecc), un amico d’infanzia in cui ha fiducia totale.
Chi farà invece da direttore editoriale di tutto il gruppo? C’è un personaggio perfetto per gestire la transizione e le due redazioni principali: Ezio Mauro, una vita a metà tra ’’Stampa’’ e ’’Repubblica’’, cronista e direttore per entrambe le testate, uno che nelle redazioni ha l’autorità e la credibilità per farsi ascoltare.
L’unico che non darebbe l’idea a Molinari e Verdelli di essere scavalcati (anzi con il direttore di ’’Rep’’ il rapporto è ottimo), e uno che può apparire duro e inavvicinabile, ma che in fondo ha saputo navigare tranquillo sia con gli Agnelli che i De Benedetti come azionisti. Il problema ovviamente è la linea politica: la carriera e la ’’Repubblica’’ di Mauro sono fiorite in corrispondenza con l’ascesa di Berlusconi. Finita l’era di Silvio, c’è un problema di identità (ma di questo parleremo in un altro articolo).
Il modello di rilancio che ha in mente Elkann dovrà invece seguire quelli internazionali, dal New York Times a The Economist (di cui Exor è principale azionista), ovvero una spinta fortissima sulle sperimentazioni multimediali, i social, le app, la crossmedialità di cui si parla spesso a vanvera in Italia, e che difficilmente riesce. È un problema di scala, le testate del Belpaese non hanno certo i mezzi né la readership di quelle anglosassoni. Elkann lo sa bene e potrebbe portare in Italia giornalisti e manager anglosassoni che hanno riportato in vita l’Economist trasformandolo in un prodotto multimediale.
Tra le ipotesi che circolano, poi, ci sarebbe anche quella di nominare Carlo De Benedetti presidente onorario. Ma sul punto ancora non ci sono certezze…