Corriere della Sera, 5 dicembre 2019
Domande e risposte sul delitto di Luca Sacchi
Di fatto chiuse le indagini sull’omicidio con gli arresti di venerdì, restano i quesiti sullo scenario in cui è maturato.
1 Dov’è il bancomat?
È l’elemento nuovo che emerge dall’informativa finale dei carabinieri. Il padre di Luca ne ha denunciato la scomparsa quattro giorni dopo il delitto, quando gli hanno restituito gli effetti personali di suo figlio.
Pensava fosse in un armadietto della palestra che il 24enne frequentava, ma ha scoperto che nella struttura non ce ne sono. Le telecamere interne al centro mostrano inoltre che il 21 ottobre, due giorni prima del delitto, Luca ne esce dolorante accompagnato da Giovanni Princi e si sa che poi non ci è più tornato. Gli approfondimenti sono in corso ma non è escluso che la tessera del Credit Agricole sia collegata alla vicenda.
2 Perché erano soli?
Luca e Anastasiya erano da soli quando sono arrivati i due pusher-killer, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino. I loro intermediari però, le cui testimonianze sono ritenute pienamente credibili per i riscontri avuti, parlano di un acquisto che coinvolgeva tre ragazzi e una ragazza. Oltre ai due fidanzati c’era sicuramente Princi, vera mente dell’affare, che con scaltrezza si defila nel momento decisivo forse conoscendo i rischi di quella situazione e poi manda qualcuno a recuperare il suo giubbotto e l’auto di Anastasiya. L’altro acquirente è il cileno Domenico Munoz (non è indagato), che dice di essersi allontanato per parlare al telefono mentre arrivava la Smart dei killer. È possibile che Luca e Nastia siano stati mandati allo sbaraglio e non se ne siano resi conto?
3 Chi protegge Anastasiya?
Invano, per oltre un mese, il pm ha atteso che la 25enne, superato lo choc dell’uccisione del fidanzato, si presentasse a raccontare la verità o almeno a chiarire i passaggi poco chiari del suo primo racconto che potevano essere attribuiti all’emozione.
Invece non solo la baby sitter è rimasta in silenzio – così come i suoi coindagati – mentre su di lei si addensavano sospetti sempre più grossi, ma quando ha parlato, ieri davanti al gip, ha ripetuto la versione della sua totale inconsapevolezza, senza però fornire spiegazioni alle bugie già smascherate. Secondo il pm Nadia Plastina «ha preferito tutelare i suoi legami criminali». Anastasiya ha paura di rivelare il vero committente di quell’affare?
4 Di chi erano i soldi?
L’entità della cifra contenuta nello zaino (70 mila euro) accantona definitivamente l’ipotesi di una colletta di gruppo per una quantità di erba da consumare tra amici e avvalora sempre più il sospetto che quella partita di marijuana (15 chili) dovesse essere una sorta di esordio nella gestione dello spaccio all’Appio Latino. Restando all’ipotesi che Princi fosse la mente dell’affare, gli si può attribuire uno spessore criminale di questo livello e dunque anche la disponibilità di tanti soldi? Oppure agiva per conto di qualcuno che ha finanziato l’acquisto? Il discorso vale anche a ritroso: la droga che Marcello De Propris (accusato di concorso in omicidio) forniva a Del Grosso e Pirino stoccandola nel garage di casa, da dove veniva? Chi è che in poche ore riusciva a mettergli a disposizione un quantitativo così rilevante di erba?