ItaliaOggi, 5 dicembre 2019
Montecarlo, maggio 1987, ore 22, sul porto grande davanti al mega yacht con l’elicottero dello sceicco
NN8!
Montecarlo, maggio 1987, ore 22, sul porto grande. L’avevo chiamata il giorno prima, un venerdì pomeriggio.Mariù, vado a Montecarlo stasera, corro in una gara di contorno della Formula 1. Vieni con me? Montecarlo non mi piace, con tutto quel cemento... Niente paura, andiamo a Cap Ferrat, a Le Voile d’ Or, terrazza, piscina e ristorante sul mare con vista favolosa.
Allora va bene, mi preparo.
Sabato mattina mi alzo presto per le prove, lascio Mariù a godersi una giornata stupenda in un posto di favola, le dico passo a prenderti stasera, ceniamo al porto vecchio di Montecarlo. Chiese solo: posso mettere i tacchi? Mari’ era una gran bellezza, più alta di me già a piedi nudi, spettacolare con i tacchi, dissi di sì.
Mentra andavo a Montecarlo squillò il telefono in macchina. L’Angioletto. Non correvo con i suoi colori, ma lui sa sempre tutto. Disse: attento alla chicane dopo il tunnel, mi hanno detto che è più scivolosa del solito, cerca di non finire in mare come un idiota, ripescarti sarebbe penoso. Faccio le prove, senza infamia e senza lode, poi guardo quelle di Ayrton Senna in F1, passa a 3 cm dal guard-rail all’entrata del tunnel, gli altri a 30 cm. Nel pomeriggio torno a Cap Ferrat, Mariù abbronzata è ancora più bella.
Ho fame dice, oggi ho mangiato solo un toast, andiamo a cena presto? Arriviamo a Montecarlo al tramonto, scendiamo al porto vecchio. Ma il ristorante dov’è, chiede Mariù, svettando sui tacchi. Ceniamo in quella barca, indico un tre alberi anni 30, di 25 metri, tutto in legno, bandiera britannica, ci vive un mio amico, la cena la prepara lui.
È una spia internazionale, con dieci passaporti, tutti veri, parla non so quante lingue e cucina molto bene. Racconta storie incredibili. Lo chiamo, arriva, fa spazio sulla passerella, Mariù ha fame, gli dico. Venite, venite, gli antipasti sono pronti, il pesce finisce di bollire, lo spumantino eccolo qui. Cena eccellente, bella conversazione, in una atmosfera d’altri tempi.
Alle 21.20 propongo di far due passi al porto grande, per vedere i nuovi arrivi. Andate voi, dice, i servizi segreti rumeni mi cercano, preferisco restare qui. Non capivo mai quando scherzava o era serio. Ringraziamo, andiamo, il porto è gremito di barche da capogiro. Anche Mariù è da capogiro. Coloratissima e splendente.
Ci fermiamo davanti al più grande, un motor yacht di almeno 70 metri, color grigio scuro, bandiera degli Emirati, elicottero a bordo, motoscafi da 35 piedi come tender. Imponente. Con un nome illeggibile. A poppa, sei guardie del corpo. Arabi vestiti di nero, alti, spalle larghe, atletici. Uno di loro va all’interno dello yacht, parla con qualcuno, torna a poppa, dice qualcosa al suo capo. Si abbassa una scaletta di legno pregiato. Scendono in quattro, si mettono a semicerchio intorno a noi. Cortesi, garbati, discreti.
Il capo guarda con deferenza Mariù, poi parla con me. Sottovoce in inglese perfetto, con accento britannico e modi da Windsor. Mi chiedo chi può permettersi bodyguard che parlano come professori di Oxford. Mariù mi guarda, Robe’, che dicono? La prendo da parte.
Mariù, non offenderti, è una proposta indecente, ma presentata con cortesia estrema e rispetto dal loro padrone. Lo sceicco sarebbe onoratissimo di averci a bordo, farti fare il giro della nave, esprimerti la sua ammirazione, conoscerti più da vicino e farti un bel regalo. Mi hanno fatto presente che è uno degli uomini più ricchi del mondo.
Mariù fa una risata alla Gregoraci, poi in italiano con accento calabrese rivolta a loro dice: ringrazio tanto lo sceicco, sono onoratissima, ma oggi non mi sento, sarà per un altra volta, i miei saluti più sinceri. Sto per tradurre, ma il capo sorride e risponde in italiano, grazie, abbiamo capito, riferiremo, buona serata.
Risalgono in ordine sullo yacht.
Mariù mi guarda e dice: Robe’ le marchette le faccio anche io, nei momenti difficili, quando il lavoro non arriva. Ma i clienti me li scelgo da me. Una signora.