la Repubblica, 5 dicembre 2019
L’assurda biografia di Arthur Cravan
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Sull’origine del termine “Dada” si è scritto e detto molto. Nel corso di un secolo sono state espresse sull’argomento diverse ipotesi ed è persino fiorita qualche leggenda (una delle più suggestive l’ha formulata Hugo Ball, tra i fondatori, peraltro, del movimento, secondo il quale Dada, in realtà, non doveva essere considerato altro se non l’acronimo del nome di Dionigi Areopagita, il santo vescovo patrono di Atene e Crotone, ripetuto due volte). Se l’origine e il significato del nome rimangono ancora piuttosto oscuri, nessuna incertezza è ammissibile sulla data, l’anno 1916, e sul luogo che ha visto nascere il Dadaismo e che ha assistito alle sue prime lunari e irriverenti manifestazioni: Zurigo. Nel caso volessimo poi metterci sulle tracce di uno tra i suoi possibili precursori dovremmo, curiosamente, fare tappa di nuovo in Svizzera. A Losanna per la precisione, dove nel maggio del 1887 viene al mondo Fabian Avenarius Lloyd, meglio noto negli ambienti artistico-culturali, così come in quelli sportivi dei primi del Novecento, con il nome di Arthur Cravan. Nell’opinione di molti sono stati infatti i suoi scritti, ma a maggior ragione, forse, alcuni suoi atteggiamenti – a vario titolo eccentrici, irregolari, provocatori – ad anticipare e annunciare il Dadaismo.
Ed è proprio con una “Cartolina di Losanna” che prende avvio la biografia di Maria Lluïsa Borràs dedicata alla vita di Cravan che, pubblicata in Spagna e in Francia alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, viene ora finalmente tradotta in italiano. Un libro al quale non è mai mancato il gradimento di tutti i cultori e gli appassionati del “poeta dai capelli più corti del mondo”; una cerchia ormai non più così ristretta e in moderato ma costante aumento. Ricordo ancora con quale curiosità, all’epoca, mi misi per la prima volta a sfogliarlo – delle vicende di Cravan sapevo poco o nulla – e in che stato di eccitazione, di euforia arrivai all’ultima pagina. I suoi punti di forza erano, e rimangono tuttora, l’ampiezza della documentazione, il notevole e originale apparato di immagini e di fotografie, e la meticolosità della ricerca (manca, è vero, qualsiasi accenno a Sophie Treadwell, una delle tre donne che dovettero confrontarsi con quella che Arthur definiva la propria “funesta pluralità” – la propensione cioè ad amare più persone contemporaneamente —, ma solo perché il legame e la corrispondenza tra i due sono rimasti, sino a poco tempo fa, sconosciuti e inediti).
Partendo, come si è detto, da Losanna e seguendo l’inquieto peregrinare di Cravan, il suo ossessivo desiderio di «prendere tutti i treni e tutte le navi», la Borràs guida pazientemente il lettore attraverso un itinerario che dall’Europa arriva sino alle Americhe, passando per Parigi, Barcellona, New York e Città del Messico. A Parigi Arthur, la cui corporatura sfiora i due metri d’altezza e supera ormai i cento chili di peso, oltre a diventare, in circostanze piuttosto accidentali, “campione francese dei mediomassimi categoria novizi”, inizia a entrare in contatto con diversi e importanti espone nti del mondo artistico-culturale.
Maria Lluïsa Borràs, che si è occupata a lungo e approfonditamente delle cosiddette “avanguardie storiche” e ha pubblicato alcune notevoli monografie, tra le quali spicca quella consacrata a Francis Picabia, ricostruisce con cura e con evidente passione la trama di quei rapporti. Rapporti che, a causa del temperamento di Arthur, del suo gusto per la provocazione e lo scandalo – ma è probabilmente più corretto parlare, come fa l’autrice, di calcolata “strategia” —, si risolveranno, non di rado, in scontri, liti, diverbi che culmineranno in una sfida a duello, poi rientrata, da parte del mite Guillaume Apollinaire. Maintenant — la rivista letteraria in cui Cravan, oltre a esserne il fondatore, riveste le funzioni di editore, direttore, redattore, notista, corrispondente, e che egli stesso vende per strade e piazze utilizzando un carretto da ortolano – sarà la tribuna dalla quale accendere e alimentare puntualmente queste polemiche.
Lasciata Parigi, un luogo in cui, a suo parere, l’arte viveva ormai «di furti, di furberie e di intrallazzi», Cravan raggiunge Barcellona. Nella città catalana il pugile-poeta ha l’occasione di incrociare i guantoni con Jack Johnson, qualche tempo prima campione mondiale dei massimi, in un match a commento del quale, più di tutte le altre, valgono forse le parole di André Breton, secondo cui l’incontro doveva essere considerato «uno dei momenti più importanti della storia del Surrealismo». È in quel periodo che Arthur conosce e stringe amicizia con Francis Picabia. Tra i due, come sottolinea la Borràs, l’affinità è profonda. Entrambi sono irrequieti, volubili, eccessivi. Si ritroveranno qualche mese dopo a New York, e Picabia introdurrà l’amico nel salotto di Walter e Louise Arensberg, facoltosi collezionisti e mecenati che si circondano di artisti e intellettuali, molti dei quali, come Marcel Duchamp, Man Ray o Henri-Pierre Roché, provengono dall’Europa. Sarà Duchamp a invitarlo a tenere una conferenza alla Society of Independent Artists. Un’occasione che Arthur coglierà al volo per dare un saggio delle proprie qualità di “conferenziere brutale”, spogliandosi davanti al pubblico sino a rimanere, salvo un cache-sexe,completamente nudo.
La vita di questo uomo fragile e violento, volgare e raffinato secondo il quale il genio era solo «una esorbitante manifestazione del corpo» si concluderà, come sappiamo, in circostanze misteriose. Maria Lluïsa Borràs sceglie a questo proposito la condotta più saggia. Evita cioè di dare credito all’una o all’altra delle molte e stravaganti congetture che si sono diffuse a riguardo (scomparso nelle acque del golfo del Messico o in quelle del Rio Grande, assassinato in un dancing o alla frontiera degli Stati Uniti…).
E così, dopo aver esaminato ancora alcune lettere, alcuni documenti, finisce per riconoscere l’impossibilità o meglio, forse, l’inutilità di far luce su una vicenda tanto tortuosa ed enigmatica.
(Il testo che anticipiamo è l’introduzione a “Arthur Cravan. Una strategia dello scandalo” di Maria Lluïsa Borràs, in uscita da Johan & Levi)