la Repubblica, 5 dicembre 2019
l robot artista che dipinge sui muri
L’invenzione dell’anno è un robot che non fa paura. È un robot artista. Lo ha scelto il settimanale Time inserendolo nella lista delle 100 migliori invenzioni del 2019. Scribit, questo il suo nome, non è un progetto, non è un prototipo: è una piccola meraviglia che può già entrare nelle nostre case e nei nostri uffici; costa relativamente poco, meno di 500 euro, e non disturba. Anzi, diverte puntando sull’arte e la creatività. Di fatto è un robot che disegna e cancella. Non un robot come siamo abituati a raffigurarli, antropomorfi; bensì una specie di ruota, mossa da due fili come avviene con le telecamere negli stadi, con dentro quattro pennarelli di colori diversi a scelta. Gli basta una parete verticale liscia di qualunque tipo (una lavagna, una finestra, un muro) e può riprodurre qualunque disegno o scritta a partire dalla sua copia digitale: un selfie, il menu di un ristorante, una lezione a scuola, ma anche un quadro, un’opera d’arte. Basta una connessione Internet e Scribit si mette al lavoro: in pochi minuti è tutto finito. Già vederlo all’opera, come è accaduto ai visitatori della Milano Design Week di aprile, è stato uno spettacolo. Sembrava poter finire lì, un giochino per fare “wow”; e invece no.
Il progetto è puro made in Italy, perché è stato pensato e realizzato a Torino, come il sito ufficiale sottolinea con orgoglio. Lo firma uno degli italiani più apprezzati del mondo in fatto di innovazione: Carlo Ratti, architetto, ingegnere e visionario, alla guida da anni di un importante laboratorio sul futuro del MIT di Boston. Quando ha visto il suo Scribit all’opera Ratti ha capito che poteva essere molto di più di una installazione, di un oggetto per fare spettacolo alle fiere e agli eventi: e così attorno al robot che scrive e cancella è nata una startup che ha debuttato sulle due più grandi piattaforme di crowdfundingdove chiunque poteva prenotare il suo disegnatore robotico. Spesso queste campagne non si fanno solo per trovare finanziamenti ma anche per capire se ci sarà un mercato per il prodotto, per trovare i primi clienti. In questo caso sono state un trionfo: su Kickstarter 4.352 persone hanno versato 1,6 milioni di dollari; su Indiegogo più di seimila persone hanno consentito di ottenerne altri 2,4 milioni.
Ma Ratti non si ferma qui: dice che Scribit potrebbe diventare «una piattaforma per lo streaming dell’arte contemporanea, come Spotify lo è per la musica». La prospettiva non è affatto campata in aria. E Beatrice Trussardi, che guida la Fondazione di famiglia che nel mondo della creatività ha un posizionamento e una storia di tutto rispetto, l’ha subito sposata. È nato così il progetto Script Originals che punta a produrre entro la fine del 2020 una trentina di opere d’arte originali di artisti, designer e intellettuali; opera che ciascuno potrà scaricarsi online e chiedere a Scribit di riprodurre sulla parete di casa o dell’ufficio (a ottobre Scribit ha superato il muro dei primi 10 mila utenti). I primi quattro sono già online: tra questi c’è un disegno di Olafur Eliasson che porta l’attenzione sul tema della mancanza di energia nei paesi in via di sviluppo; e un tatuaggio di Mira Mariah per celebrare il ruolo delle donne nel mondo.
Ratti naturalmente è entusiasta di questo che gli sembra un ritorno al passato di cui l’umanità aveva bisogno. Dice: «In un mondo in cui il nostro screen time digitale continua a crescere, questo è il tentativo di rimettere al centro uno schermo, un muro, che usa i dati digitali per una esperienza fisica che ricorda quel che provavano gli antichi quando creavano i primi graffiti nelle grotte». L’idea di Scribit, dice Ratti, viene proprio da lì: da un documentario di Werner Herzog ("La grotta dei sogni dimenticati”, 2010), che racconta e mostra i meravigliosi disegni di 32 mila anni fa trovati in una grotta della Francia meridionale. «Già trentamila anni fa i nostri antenati usavano i graffiti per personalizzare le proprie pareti domestiche. Scribit ci permette di perpetuare quegli antichi gesti con la robotica e le tecnologie dell’ Internet of Things ».