La Stampa, 5 dicembre 2019
Un workshop anti-molestie al Metropolitan
La mail che i dipendenti del Metropolitan Opera di New York si sono trovati due giorni fa nella casella di posta parla chiaro: «mandatory» ovvero obbligatorio. L’oggetto è un workshop e anche qui c’è poco da equivocare visto il titolo: «Stop sexual harrassment at work», fermiamo le molestie sessuali sul posto di lavoro. Se le società americane hanno sempre preso seriamente il tema dei rapporti interpersonali e delle possibili molestie, arrivando anche ad eccessi come a proibire le relazioni sentimentali tra colleghi – ultimo il caso del Ceo di McDonald’s, Stephen Easterbrook, licenziato perché aveva una liaison con una collega – oggi, a tre anni dal #MeToo, il tema è ancora più sentito. «Durante il workshop una rappresentante delle relazioni umane faciliterà una discussione sulle molestie, in particolare cosa sono, cos’hanno a che fare con te e come possiamo aiutarti nel caso tu ne sia vittima. Ci sarà anche spazio per simulazioni e prove», dice la mail.
La definizione di cosa sia una molestia è particolarmente importante, visti i tempi. Alcuni casi possono davvero essere ricondotti a differenze culturali e in generale al cambiamento sociale nei rapporti tra i due sessi? Il tenore Placido Domingo – accusato di molestie da una ventina di donne, con episodi che risalgono anche a venti anni fa – ha affermato che i suoi sono sempre stati gesti galanti, che gli spagnoli sono focosi per definizione e probabilmente certe sue attenzioni sono state fraintese. «Un complimento come "come sei bella oggi" o "che bell’abito hai" trenta anni fa era accettabile, ma anche solo due anni fa. Oggi non più». La cantante Angela Turner, una delle accusatrici, ha risposto con un comunicato stampa: «Non c’è niente di cavalleresco o galante nel toccare una donna senza il suo consenso, e vale in ogni epoca e cultura». In settembre Domingo aveva abbandonato a due giorni dal debutto il Macbeth di Verdi con cui avrebbe dovuto inaugurare la stagione del Met. Una decisione presa dopo che nell’ultima prova, quella in costume, alcuni membri del coro e dell’orchestra avevano manifestato al general manager della compagnia, Peter Gelb, il loro disagio.
Una sorte simile era toccata a Vittorio Grigolo. Il celebre tenore italiano, vera e propria star del Metropolitan Opera, era stato sospeso a seguito di un’indagine svolta dalla Royal Opera House di Londra, per un episodio avvenuto durante i saluti finali dopo una rappresentazione di Faust di Gounod in Giappone. Grigolo ha spiegato che si è trattato di un fraintendimento: durante i saluti aveva sì toccato la pancia di una ballerina, ma le sue intenzioni erano scherzose, e in più la pancia era di gommapiuma, perché la ballerina aveva il costume di scena. Due casi diversi, dunque, quello di Grigolo e quello di Domingo, ma in entrambi c’è un margine di incertezza: se aiuta a fare chiarezza, ben venga il corso.