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 2019  dicembre 05 Giovedì calendario

A Milano le auto andranno a rifiuti

Un pozzo di carburante sotto al Duomo. Trasformando i rifiuti da problema da gestire in risorsa da riutilizzare. Producendo dagli scarti alimentari e di lavorazione un biometano. Che porta ad un virtuosismo che consentirà di abbattere i costi per i cittadini e le amministrazioni. E che porta in dote una notevole riduzione delle emissioni inquinanti. La Città metropolitana di Milano – nel processo di transizione energetica – intende attivarsi per produrre biocarburante a basso impatto ambientale, impiegando tonnellate di rifiuti organici da convertire magicamente in energia per veicoli, mezzi aziendali e trasporti pubblici. L’intenzione è di arrivare ad alimentare un parco mezzi potenziale di ben 39mila automobili. Vale a dire due volte e mezzo quelle oggi circolanti. Per di più riciclando la quasi totalità delle 200mila tonnellate di rifiuti prodotti sul territorio. Fantascienza? No. Si tratta di un condensato in un protocollo d’intesa sottoscritto dalla Città metropolitana di Milano (l’ente pubblico che autorizzare gli impianti di cicli bioeconomici integrati), e il gruppo Cap, che già oggi gestisce il servizio idrico integrato per ben 135 comuni dell’hinterland milanese. da problema a risorsa L’obiettivo è di mettere in piedi un modello economico in grado di produrre biometano per autotrazione riciclando la frazione organica dei rifiuto solidi urbani (Forsu). L’idea è di estendere la lavorazione e quindi la produzione di biometano agli impianti di depurazione già presenti sul territorio. Il vantaggio sarà di massimizzarne l’efficienza e limitare il consumo di suolo. «Il biometano per il gruppo Cap», spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato della società, «rappresenta una delle sfide industriali più importanti per dare avvio a un sistema economico circolare, che prevede un percorso di valorizzazione dei propri asset, come il riuso delle nostre infrastrutture, capillarmente distribuite sul territorio». La trasformazione in carburante pulito della frazione organica dei rifiuti rappresenterebbe una bella soluzione per tutta la “cinta metropolitana” di Milano che complessivamente già oggi produce circa 215 mila tonnellate/anno di umido ma dispone di una capacità impiantistica per il trattamento anaerobico, attualmente autorizzata, pari a 90.000 tonnellate. impianti sottoutilizzati Ampliando le concessioni con gli attuali impianti di Cap si potrebbero trattare – tramite processi di digestione anaerobica- ulteriori 107 mila tonnellate/anno di umido. E tutto questo senza bisogno di realizzare nuove strutture o nuovi impianti di produzione. La monoutility italiana nel settore della gestione del Servizio idrico integrato (Sii), già dispone di 40 impianti di depurazione per il trattamento delle acque reflue. E proprio questi potrebbero essere impiegati per “digerire” gli scarti agricoli o gli scarti dell’industria agro-alimentare di tutto il Milanese. Nel dettaglio la quantità di biometano prodotta dagli impianti di Cap già oggi idonei alla produzione (Pero, Bresso, Robecco sul Naviglio, Sesto San Giovanni, Peschiera Borromeo, Cassano d’Adda, Trucazzano), proveniente dalla frazione umida dei rifiuti e dagli scarti agricoli. Il gas per autotrazione prodotto da questi scarti (che nei prossimi anni triplicheranno: la frazione umida dovrebbe raggiungere le 638 mila tonnellate). E il biometano ottenuto potrebbe essere utilizzato dai mezzi del trasporto pubblico, per esempio, chiudendo la filiera virtuosa e riducendo la dipendenza energetica dall’estero (oggi al 92,6%). Proprio per incoraggiare la riduzione dei consumi e abbattere le emissioni la Città metropolitana di Milano ha scelto di rilasciare le autorizzazioni per la produzione di biometano, estendere la capacità digestiva anaerobica, fino a oggi sottoutilizzata per la produzione di biogas, allargando anche al trattamento di rifiuti provenienti dal ciclo agro-industriale e zootecnico, e dalla frazione umida urbana, già oggi differenziati in percentuale elevata. Se il sistema di riutilizzo virtuoso dei rifiuti venisse applicato su scala europea (dati Consorzio Gas for Climate), porterebbe alla produzione di oltre 120 miliardi di metri cubi di gas rinnovabile all’anno entro il 2050. Con risparmi stimati in 140 miliardi di euro sulla bolletta energetica europea. E in particolare di quella italiana carente di materie prime. E anche una consistente riduzione delle emissioni dannose, sempre al 2050, per 197 milioni di tonnellate (11,5 milioni di tonnellate per la sola area metropolitana).