ItaliaOggi, 4 dicembre 2019
Germania, calano i disoccupati
L’economia tedesca come un’ auto lanciata a piena velocità che procede in folle, rallenta appena, e poi si riprende. La recessione è dietro l’angolo? Non sembra. La Daimler ha appena annunciato il taglio di almeno diecimila dipendenti. L’auto ha dei problemi, non solo la Mercedes, ma niente paura. Non si rimane a spasso a lungo, per chi sa svolgere un lavoro qualificato, e i disoccupati continuano a calare, mai così pochi dalla riunificazione (3 ottobre del 1990). Crescono anche gli occupati, mai così tanti, oltre 42 milioni. A novembre, ha comunica to l’Arbeitsamt, l’ufficio del lavoro, i disoccupati erano 2 milioni e 180 mila, 24 mila in meno rispetto a ottobre, 6 mila in meno in confronto allo stesso mese dell’anno scorso. In ottobre rispetto a settembre il calo era stato di 30 mila unità. Il tasso di disoccupazione rimane invariato al 4,8%, naturalmente con differenze notevoli da regione a regione: il Sud in Germania è più prospero del Nord, e in Baviera o nel Baden-Würrtemberg, la percentuale è quasi la metà, poco al di sopra del 2%, che si può considerare piena occupazione. Il livello medio in Europa è del 7,5%.Secondo gli esperti, il trend positivo è dovuto all’aumento dei consumi. Altro pregiudizio da sfatare, i tedeschi non sono più parsimoniosi come in passato, diventano sempre più ottimisti, non temono per il futuro, e infine i tassi di interesse quasi a zero non inducono al risparmio. Il Pil per due trimestri è calato dello 0,1% e nell’ultimo è aumentato appena, quel che basta per evitare di entrare «tecnicamente» in recessione, ma che il futuro non è nero, lo dimostrerebbero anche i dati sui posti vacanti: sono sempre 736 mila, e le imprese sono costrette a rifiutare gli ordini per mancanza di dipendenti, e per la stessa ragione sono costretti a rinviare gli investimenti per l’acquisto di nuovi macchinari. La mancanza di personale qualificato costerebbe almeno un punto sul Pil.
Un altro elemento positivo, è la diminuzione dei disoccupati a lungo termine: a novembre erano poco meno di 700 mila quanti erano senza lavoro da più di un anno, in genere o molto qualificati o senza alcuna specializzazione, difficili da reinserire. In ottobre erano 708 mila. Un calo minimo, ma confortante: sono sempre meno i nuovi disoccupati che non si riesce a riqualificare. Ed infine, si lavora e si guadagna di più: nell’ultimo trimestre in media l’aumento rispetto al 2018 è stato del 4,2% contro un tasso d’inflazione dell’1,5%.
L’aumento è dovuto in gran parte al nuovo contratto dei metalmeccanici firmato nel 2018, e che ha avuto i suoi effetti nell’anno in corso. Non solo aumenti dei salari, ma gratifiche una tantum, come il pagamento di un extra pari al 27,5% di una mensilità, e un premio di 400 euro. Ma anche senza conteggiare tutti gli extra, l’aumento salariale è stato del 2,8%. Di riflesso salgono i consumi, e anche le entrate fiscali. Ad essere prudente rimane il ministro del lavoro, il socialdemocratico Hubertus Heil: «Il particolare momento internazionale ci consiglia di non abbassare la guardia, anche se tutti i dati sono confortanti», ha ammonito al Bundestag.