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 2019  dicembre 04 Mercoledì calendario

Il fondatore di Twitter va in Africa

Il mal d’Africa del fondatore di Twitter e i mal di pancia dei suoi azionisti. È bastato un viaggio su e giù per il continente nero, stingendo mani a imprenditori hi tech di Ghana, Nigeria, Sudafrica ed Etiopia a convincere Jack Dorsey, che è su quella parte di mondo che conviene investire. Dicendosi pronto a farlo: con una trasferta di almeno sei mesi. Sì, l’hipster di St. Louis coi tatuaggi e la barbetta, il massaggiatore appassionato d’informatica ideatore nel 2006 di quel microblogging dell’uccellino che in dieci anni ha rivoluzionato i social i imponendo la sintesi perfino alla politica, lo ha annunciato pochi giorni fa: «L’Africa definirà il futuro (specialmente dei bitcoin). Non so ancora dove e quando, ma nel 2020 mi ci trasferisco per almeno sei mesi». Peccato che è bastato cinguettare quel piano appena abbozzato per scatenare il panico fra gli investitori. Le azioni di Twitter, già penalizzate dalla trimestrale di ottobre quando il titolo perse il 20% crollate dell’1,6. Mentre quelle di Square, la piattaforma di micropagamenti online da lui fondata nel 2009, giù del 3,2.
L’annuncio ha colto di sorpresa pure i portavoce di Twitter: «Non abbiamo particolari da aggiungere» hanno alzato le braccia con Cnn. Eppure il 168esimo uomo più ricco del mondo, un patrimonio da 4,2 miliardi di dollari, è sempre stato un Ceo responsabile: tornato perfino al comando di Twitter nel 2015 per mettere una toppa ai risultati poco esaltanti della direzione affidata a Dick Costolo. In effetti gli analisti considerano la trasferta africana potenzialmente vantaggiosa per Square. L’app di pagamenti digitali, capace di acquistare perfino in bitcoin e fare investimenti frazionati, in un economia ancora dominata dal denaro contante potrebbe trovare il suo mercato ideale. Ma a spaventare gli azionisti è la potenziale assenza del capo di Twitter in un anno elettorale che in America si annuncia cruciale. Certo, un mese fa il social ha deciso di non accogliere annunci pubblicitari di candidati per l’intero 2020. Ma con il voto a rischio di interferenze straniere e il dibattito politico certamente esasperato dai cinguettii di Donald Trump, i responsabili del social potrebbero essere chiamati ad affrontare decisioni immediate e dalle conseguenze importanti. Difficili da prendere se il Ceo – privo di un numero due designato – se ne sta al caldo dall’altra parte del mondo.
Il viaggio di Jack l’Africano è iniziato l’8 novembre in Etiopia, dove ha visitato numerose start up. In Nigeria ha offerto su due piedi un lavoro da sogno allo sviluppatore di software Dara Oladosu. In Ghana e Sudafrica si è concentrato su aziende che commerciano in bitcoin: la criptovaluta, appunto, che Dorsey è da tempo interessato a utilizzare via Twitter e Square. L’hi tech è in rapida crescita nel continente. Secondo il sito economico Bloomberg le hub per startup, sono ben 618, 40 per cento in più rispetto a un anno fa. Dorsey, insomma, avrà pur fatto venire il mal di pancia agli investitori americani. Ma il suo mal d’Africa potrebbe rivelarsi davvero un buon affare.