Il Messaggero, 4 dicembre 2019
Sciopero generale in Francia, rischio caos
«Siamo pronti ad arrivare a fino a Natale, siamo pronti a perdere un mese di stipendio, ma difenderemo le nostre pensioni»: è stato Laurent Djebali, segretario generale di Unsa-Ratp, primo sindacato dell’ente dei trasporti pubblici di Parigi, ad aprire ufficialmente le ostilità. I conducenti di metro, bus e tram della capitale sono la prima linea dell’esercito che domani scende in campo contro la riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron e che ormai coagula tutta l’opposizione.
PARALISIOltre alla Ratp, ci saranno i dipendenti dell’ente ferroviario Sncf, gli insegnanti, gli avvocati, i poliziotti, il personale ospedaliero, gli operatori ecologici, e poi gli studenti e i gilets jaunes. Ieri pomeriggio la Ratp ha comunicato l’adesione allo sciopero, altissima: il 90% degli addetti, chiuse 11 linee della metropolitana su 14, le altre fortemente ridotte. Il 90% cento dei treni ad alta velocità resterà in stazione, solo la metà degli Eurostar circolerà, il 20% dei voli è già stato annullato. Un terzo delle scuole non riuscirà nemmeno ad aprire le porte, oltre il 60% degli insegnanti ha già annunciato che resterà a casa. Agitazione anche nel settore dell’automobile, dell’energia, delle raffinerie, con la Bretagna già a secco in molti distributori.
Macron ha ripetuto fino a ieri che andrà avanti, anche se fino all’ultimo il governo ha ricevuto le parti sociali e tentato di non rompere il dialogo. La riforma è una delle promesse più importanti del programma che ha portato Macron all’Eliseo. Prevede la fusione dei 42 diversi sistemi pensionistici in un unico sistema universale a punti.
Nel ’95, la protesta contro una riforma meno radicale, portò alla paralisi totale del Paese per un mese. L’allora premier Alain Juppé, fu costretto ad alzare bandiera bianca. Tutti i sindacati tranne il primo, la Cfdt, favorevole a un sistema universale ma più leggibile ed equo hanno fatto appello a una mobilitazione forte e duratura L’Alto commissario alle pensioni Delevoye presenterà i risultati dei suoi incontri con i sindacati la settimana prossima al premier, che ha tenuto qualche cartuccia di riserva: la possibilità di un’entrata in vigore posticipata al 2025, deroghe per i lavori più usuranti, maggiori garanzie per gli insegnanti.