Corriere della Sera, 4 dicembre 2019
I rifiuti galleggianti di Roma
«Il vento sta cambiando, signori», gorgheggiava Virginia Raggi, accingendosi a salire in Campidoglio al posto dell’assai vituperato Ignazio Marino. E, al punto di apnea in cui siamo, dopo tre anni e mezzo a mollo dentro un’acqua alta quasi veneziana, noi romani speriamo che non sia più una metafora quella, ma una vera promessa meteorologica: ci aggrappiamo alle previsioni del tempo, cara sindaca, questo ci resta, tra tombini tappati e caditoie intasate.
Preghiamo che un po’ di vento, cambiando, porti via le nuvole venture e allontani i futuri acquazzoni, che a fine autunno sarebbero persino normali in questo emisfero, ma a Roma, nella stagione dei Cinque Stelle, diventano ciclopici cicloni, omerici uragani, fenomeni che trasformano in vivente Odissea l’incrocio sotto casa, nelle avventure di Gordon Pym la traversata in motorino della prossima piazza: un horror psicologico, perché sotto l’acqua nera si nascondono infide le buche mai riparate e sopra galleggiano sacchetti dell’immondizia eterni.
Immaginiamo che nelle ultime 48 ore le orecchie siano fischiate parecchio alla prima cittadina romana. Nella buriana che si è riversata sulla città lunedì sera e anche ieri ha fatto sentire i suoi effetti, molti devono averle rivolto pensieri non esattamente grati.
Intendiamoci: governare Roma è difficile e gli ultimi due sindaci che l’avevano preceduta lo avevano fatto molto male. La città è strutturalmente portata allo stallo, con municipi grandi e impotenti, e un rapporto storto col potere centrale. Scelte assai discutibili (il no alle Olimpiadi, il niet agli inceneritori) possono avere finanche una ratio politica, per oscura che sia. Il disastro delle municipalizzate è antico. Ma guardate le foto di questa pagina, la pioggia è bipartisan. La chiusura delle metropolitane, la paralisi dei bus, gli smottamenti, il sequestro di tanti romani magari più deboli, anziani o malati, comunque in difficoltà nel balzare come atleti oltre i pantani che hanno trasformato in isole i marciapiedi: beh, queste non sono opinioni, sono cronaca di un disastro.
Un anno fa, medesima emergenza, Raggi chiese scusa: appurammo che due assessorati diversi si occupano di foglie che ostruiscono e fogne che ne sono ostruite, così nessuno è responsabile. Poi emerse che una voce per la funzionalità dei drenaggi stradali era stata messa in programma con un paio d’anni di ritardo. La scorsa settimana Raggi ha annunciato un milione di euro per «nuovi interventi» in materia (spiegandoci di averne già compiuti duemila negli ultimi tre mesi!). Parole vergate sull’acqua. «Piove, gonfiate i gommoni», diceva da outsider, irridendo Marino. Ora quella risata la insegue. Della giovane donna che tutto voleva cambiare ricorderemo così soprattutto il vento. Che non è cambiato, ma speriamo cambi in fretta.