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 2019  dicembre 02 Lunedì calendario

I nuovi veleni contro Ilaria Capua

Circolano nuovamente sui social, sulla scia delle polemiche sul finanziamento alla fondazione Open di Matteo Renzi (ma è solo un pretesto), insinuazioni e dubbi infamanti sulla virologa Ilaria Capua, una scienziata di grande prestigio costretta ad espatriare per poter lavorare lontano dai miasmi dell’Italia, dove infuriano dicerie, bugie, inchieste giudiziarie talmente infondate da non meritare nemmeno il vaglio di un processo. Ma non ci devono essere dubbi: Ilaria Capua è estranea a ogni accusa amplificata da un Paese avvelenato, dove una persona totalmente innocente può essere sottoposta alla gogna di un giornalismo cinico e senza scrupoli, macchiata, distrutta negli affetti più profondi e nella reputazione umana e professionale. Nel 2014 il settimanale L’Espresso uscì con una copertina con questo titolo: «Trafficanti di virus. Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. L’inchiesta sul grande affare delle epidemie». Ilaria Capua, allora deputata di Italia civica di Mario Monti, scienziata prestigiosa e nota per aver individuato nel 2006 la sequenza genetica del primo ceppo dell’influenza conosciuta come «aviaria», venne così a sapere da un periodico di essere sotto inchiesta giudiziaria con accuse da ergastolo, «procurata epidemia», cioè in pratica la diffusione criminale di virus assassini per permettere alle case farmaceutiche di fare profitti con i vaccini. L’articolo del giornalista Lirio Abbate, ha affermato la stessa Ilaria Capua in un’intervista rilasciata a Mattia Feltri, era peraltro «un clamoroso ammasso di errori, inesattezze e fraintendimenti» dove si scambiava addirittura il virus H7N1 con il virus H7N3. Ma esistono accuse peggiori? E dove si forma l’ossessione del movimento oscurantista «No Vax»? I 5 Stelle, infatti, si scatenarono contro Ilaria Capua. E nei social fiorirono tweet in cui la scienziata veniva definita, testuale, «grandissima zoccola», «iniettateglielo a lei il virus». Ilaria Capua venne prosciolta per, disse il giudice, «la mancanza, prima di tutto, dell’evento» delittuoso. Era tutto falso, ma nessuno chiese scusa alla scienziata che, persa la causa di diffamazione contro L’Espresso, si dimise da parlamentare e lasciò l’Italia. Un altro cervello in fuga. E ancora oggi, dopo tanti anni non finisce l’attacco mediatico contro di lei: traffico, ma di fake news.