Corriere della Sera, 2 dicembre 2019
Intervista a Francesco Guccini
Francesco Guccini, la sua anima è comunista, anarchica o libertaria?
«Comunista? Macché. Ero pure antisovietico. Cinque anni fa feci un endorsement per un consigliere di Leu, Igor Taruffi. Una persona che stimo molto. È di Porretta. Lui sì, viene dal Pci. Una sera gli ho detto che non sono mai stato comunista. Ha fatto una faccia...».
La parlata del Maestrone è lenta. Le parole non si buttano, lui le cesella con quel tono profondo. Un impasto d’Emilia con affaccio toscano: all’incrocio tra Modena, l’Appennino, e via Paolo Fabbri 43. E un’eco pregnante di donne, eroi, amori e politica. Queste sono le storie del bardo.
Guccini è seduto a capotavola, nella cucina della dimora antica: la casa di Pavana, scrigno di memorie, dove si è ritirato vent’anni fa, sulle montagne tra Bologna e Pistoia. Sono venuti fin quassù per incidere il nuovo album: Note di viaggio, in cui anche il Maestrone, a sorpresa, torna a cantare. Alla sua sinistra, incastrata nella vetrinetta, c’è una vecchia cartolina: quattro compagni davanti a una sezione del Pci, «inviata da un caro amico che lavora alla Bce».
Insomma Guccini, se non comunista, un po’ anarchico lo sarà stato. La Locomotiva, «trionfi la giustizia proletaria»...
«Che cosa c’entra? Quella è una storia che ho voluto raccontare. La storia del macchinista Pietro Rigosi. E poi l’anarchia non esiste più. De André è stato anarchico».
E allora: libertario?
«Forse libertario... Io sono sempre stato un azionista. I miei riferimenti erano Giustizia e libertà, i fratelli Rosselli».
E oggi qual è il suo partito.
«Il Pd. Meglio Zingaretti, ma lo votavo anche quando c’era Renzi. La sinistra ha sempre questo dramma, seimila correnti, è così dal congresso di Livorno».
A gennaio si vota in Emilia-Romagna. Vince la Lega?
«Non credo, questa è una Regione governata bene. C’è un’ottima sanità e anche la scuola... Beh, quella lasciamola perdere, la scuola è un problema nazionale. Ma certi sondaggi, persone più addentro di me mi dicono che può andare bene».
Lei scommette sul Pd, però intanto Salvini ha conquistato Ferrara.
«E io ci sono rimasto male. Anche se non mi ha del tutto stupito. In fin dei conti pure il fascismo fu subito molto forte a Ferrara».
Paragona il fascismo alla Lega?
«Il fascismo ha molti modi di presentarsi. È ovvio che non può essere quello di allora. Ma questa destra è feroce, cattiva. Una destra che ha chiesto pieni poteri. C’è un’anziana signora sopravvissuta ai campi di concentramento, come Liliana Segre, costretta a girare con la scorta».
Salvini e Meloni hanno comunque dichiarato la loro solidarietà alla Segre. Non sarà che l’ex popolo di sinistra trova più risposte a destra?
La vittoria della Lega a Ferrara non mi ha stupito
D’altra parte lì il fascismo
fu subito molto forte
Un mio ritorno sulle scene?
Lo escludo
Sì, ho inciso questa nuova canzone,
«Natale a Pàvana» ma io mi sento uno scrittore
«Ho un amico che è stato sindaco pci a Ceriano Laghetto. Adesso c’è un sindaco della Lega. Molti evidentemente erano già leghisti dentro. Non si può dire: io sono comunista ma i neri non li voglio».
Lo sa che per questa affermazione le hanno dato del «sedicente intellettuale pervaso da snobismo»?
«Ringrazio per intellettuale».
Forse anche in Emilia il ceto più benestante nelle città voterà Bonaccini e la provincia più profonda e impaurita sceglierà Borgonzoni. È il modello Brexit.
«Io non direi il ceto più benestante, ma quello più acculturato. Più informato».
Ha definito i 5 Stelle degli impreparati che parlano come Testimoni di Geova. Conferma?
«Diciamo che hanno l’entusiasmo dei giovani che abbracciano completamente una causa ma che una volta al governo scoprono di non poter fare più i duri e puri. Certo, sarebbe meglio se qui dessero una mano».
Però ci sono le «sardine». Riempiono le piazze come fece Grillo a Bologna con il Vaffa day.
«È un fenomeno divertente. È bello riappropriarsi della piazza. Una piazza può gridare libertà».
Negli anni 70 avrebbero indossato l’eskimo?
«Quelli erano duri. Qui ci sono anche tanti ragazzi che provengono dall’area cattolica, dai Boy Scout».
E se la invitano è pronto a farsi anche lei sardina?
«Potendo, perché no».
Grillo lo conosce?
«L’ho incrociato una volta. Vorrei far notare che piazza Maggiore con il mio concerto dell’84 l’ho riempita più di lui. E anche il PalaDozza. Vedo comunque che sta svoltando. Mi ha colpito una sua frase: bisogna fermare i barbari. I 5 Stelle devono stare attenti a non fare la fine dell’Uomo qualunque. Anche Guglielmo Giannini, in fin dei conti, era un uomo di spettacolo».
Guccini, si può affermare che è tornato in scena con la sua ultima canzone, «Natale a Pavana»?
«No, hanno fatto questa operazione gustosa, interessante. Non c’è alcun ritorno. Io mi sento uno scrittore. Quando iniziai a scrivere a vent’anni per la Gazzetta dell’Emilia, questo volevo fare: lo scrittore. Così è anche ora, che a causa dei miei occhi quasi non leggo più».