La Stampa, 2 dicembre 2019
Il menu che fa bene alla mente
Che un’alimentazione sana si rifletta sulla buona salute delle persone è concetto così assodato da risultare fin banale. Quando però si parla di salute mentale, che continua a restare un pianeta a sé stante nella galassia delle cure mediche, tutto diventa molto meno scontato. Specie quando l’antico adagio «mens sana in corpore sano» si scontra col dogma psichiatrico che le uniche terapie veramente efficaci sono gli psicofarmaci.
A Bologna, invece, un gruppo di associazioni di familiari di pazienti psichiatrici ha condotto un esperimento che ha dimostrato come le diete appropriate funzionino anche per loro: negli ultimi tre anni sono stati tenuti d’occhio una quarantina di uomini e donne che hanno visto migliorare le proprie condizioni grazie a un’alimentazione naturale e finalmente ben equilibrata. Disturbi del sonno, depressione, ansia e sovrappeso ne hanno risentito positivamente, il che ha permesso anche di ridurre i farmaci, oltre che di limitarne gli effetti collaterali.
Non solo psicofarmaci
Ne è nato un libro, Alimentazione e salute mentale, edito da Pendragon e curato da Marie-Françoise Delatour, presidente dell’associazione Cercare Oltre e dei Comitati utenti familiari e operatori, che racchiude una serie di informazioni (anche pratiche) sulle proprietà degli alimenti e sui loro influssi sui disturbi psichiatrici. Benèfici e malefici, perché se è vero, da un lato, che le banane vengono citate come «uno dei più potenti antidepressivi naturali», insieme a frutti di bosco e pomodori, in cima alla lista dei cattivi finisce «la maggior parte dei tipi di zucchero (raffinati e dolcificanti artificiali)». Tutto questo nella consapevolezza che non si tratta di eliminare gli psicofarmaci, elemento insostituibile delle terapie, ma di pensare al fatto che mangiare sano sia un’ottima integrazione delle cure farmacologiche.
Un approccio che ha spinto il direttore del dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Bologna, Angelo Fioritti, psichiatra, a firmare la prefazione al volume in segno di esplicita approvazione dell’esperienza.
L’autrice, che è anche madre di un ragazzo malato, racconta la genesi del progetto: «L’idea è nata quattro anni fa dalle esigenze di molti familiari che non si rassegnavano agli effetti collaterali degli psicofarmaci. C’erano pazienti che aumentavano di peso anche di 40 chili in due anni a causa dei medicinali. C’era chi aveva problemi cardiovascolari o cutanei, c’erano casi di intossicazione, e tutti questi fenomeni erano considerati come mali necessari». E così, lungo un percorso fatto di seminari di approfondimento con operatori e famiglie che ha coinvolto qualche centinaio di persone, pazienti compresi, è cominciata la sperimentazione di diete personalizzate. E sono arrivati i risultati: «Abbiamo scoperto che già con un mese di dieta fatta bene c’erano effetti positivi sull’umore, sulla frequenza delle crisi psicotiche, che erano più diradate, e sul sonno. Alcuni hanno buttato via il Tavor che gli serviva per dormire, altri sono riusciti a perdere peso solo con una scelta migliore dei cibi», spiega Delatour.
Stress da alimentazione
Per far capire come si sia innescato un miglioramento delle condizioni dei pazienti, l’autrice aggiunge: «Su circa 40 malati affetti chi da disturbi bipolari, chi da depressione e chi da schizofrenia, abbiamo verificato l’importanza del ruolo giocato dall’intossicazione provocata dai cibi sbagliati. L’alimentazione scorretta crea uno stress fisico che si traduce anche in stress psichico. Per curare la mente invece si può cominciare a curare anche il corpo, una componente che in genere viene trascurata. Noi invece abbiamo riportato l’attenzione sul benessere fisico».
Prendiamo la depressione, male oscuro che colpisce milioni di persone: le vitamine del gruppo B, riporta Delatour, possono influire positivamente sullo stato dell’umore, dunque perché non cercare di far funzionare meglio i meccanismi naturali anziché insistere solo sugli psicofarmaci? E ancora: «Sta emergendo prepotentemente il ruolo dell’intestino e del microbiota che sintetizza neurotrasmettitori e vitamine. Se funziona male produce tossine che intossicano il cervello». Gli psichiatri più aperti hanno trovato una definizione adeguata al nuovo approccio olistico: «ecologia della salute mentale».