Il Messaggero, 2 dicembre 2019
Una sala operatoria con 30 mila chirurghi
Ad un primo sguardo l’uomo che agita le braccia a mezz’aria sul palco potrebbe ricordare il pilota di un qualche strano mezzo spaziale. Oppure, per chi è meno a digiuno della tecnologia più recente, un video-giocatore impegnato in una partita in realtà virtuale (VR). Guardando meglio però, a lasciare in un silenzio ammirato una platea di 2.500 persone che ancora non hanno ben deciso se fissare il caschetto VR sul capo dell’uomo o gli schermi alle sue spalle, si riconosce il volto tirato di Giorgio Palazzini. Vale a dire di uno dei massimi esperti di tecnologie applicate alla chirurgia e associato di Chirurgia generale all’Università Sapienza di Roma che, davanti a colleghi chirurghi e addetti al settore – oltre a quelli presenti, in trentamila sono connessi a guardarlo da tutto il mondo – ha eseguito il primo tele-consulto medico immersivo in 5G.
Giovedì scorso durante il 30esimo congresso Internazionale di chirurgia dell’apparato digerente, si è teletrasportato dall’Auditorium Massimo di Roma all’interno di una sala operatoria dell’Ospedale Santa Maria di Terni. Grazie alla rete 5G di Tim capace di veicolare immagini 4K in altissima qualità e con una latenza inferiore ad un battito di ciglia, Palazzini ha interagito con l’équipe medica coordinata da Chang-Ming Huang, luminare mondiale, dell’Università Fujian Medical di Fuzhon durante un intervento laparoscopico per eliminare una massa tumorale.
I PARAMETRI
«Il 5G ci offre la possibilità di immergerci in un altro mondo – ha spiegato il chirurgo una volta sceso dal palco della manifestazione – Di interagire direttamente con un collega durante un intervento, monitorare i parametri del paziente e scambiare pareri con l’équipe medica». «Quattro occhi sono sempre meglio di due» aggiunge sorridendo. Gli occhi in realtà potrebbero essere molti più di quattro. Sfruttando le potenzialità della super-connessione infatti, è possibile trasmettere le immagini in tempo reale ovunque nel mondo, aprendo inoltre degli scenari accademici finora inimmaginabili. Grazie a tre telecamere, di cui una speciale a 360 gradi ad altissima definizione installate nella sala operatoria dell’Ospedale e trasmesse in simultanea, Palazzini – e, in potenza, centinaia di chirurghi o studenti – ha infatti partecipato in diretta all’operazione osservando contemporaneamente l’intervento e i dati biometrici del paziente, potendo zoomare e selezionare i dettagli di interesse oltre ad osservare la ripresa dell’organo interno in questione grazie alla telecamera laparoscopica anch’essa connessa alla rete. Il tutto in un unico ambiente digitale.
I CONTROLLER
Una vera e propria sala operatoria di nuovissima generazione in cui, gestendo i controller del visore VR e la potenza di rete del 5G di Tim, è possibile spostarsi da uno strumento di monitoraggio all’altro e, in caso di necessità, «scambiarsi informazioni in tempo reale su esami diagnostici come TAC e Risonanze con alto volume di dati».
Un deciso passo in avanti per la chirurgia che però, garantisce Palazzini che da oltre 30 anni si occupa di tele-medicina, è solo il primo. «Il futuro prossimo sarà la chirurgia da remoto grazie ai robot e al 5G con tempi di latenza praticamente nulli. Il che vuol dire operare pazienti ricoverati in qualsiasi ospedale dotato di connettività 5G e robot». Un’ulteriore dimostrazione della portata rivoluzionaria della rete di quinta generazione che, di fatto, non solo abilita anche piccoli centri ospedalieri a compiere operazioni che oggi si farebbero solo in grandi strutture ma che permette anche di condividere dati utili alla formazione medica.
In pratica una volta affinate le tecnologie dei robot ospedalieri («Ma con quelle ci siamo quasi, magari già tra 6 mesi sarà possibile» spiega il chirurgo) e completata l’infrastruttura della rete 5G lungo tutta la Penisola, non resterà che aspettare «i permessi del Ministero della Sanità, dell’Unione Europea e dalla Fda (Food and drug administration ndr) americana», per avvicinare le migliori cure specializzate possibili ad un numero sempre maggiore di persone. «Ed io – conclude Palazzini – come medico non vedo l’ora possa accadere».