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 2019  dicembre 01 Domenica calendario

Nelle scuole finlandesi decidono i bambini

In finlandese i verbi non si coniugano al futuro, il che dà un’idea del loro atteggiamento nei confronti della vita. Il loro motto è “posso farlo e lo farò”. La Finlandia, che è stata dominata per 650 anni dagli svedesi e poi per altri 110 anni dai russi, è madre di un popolo resiliente. I suoi abitanti hanno interiorizzato la necessità di essere autosufficienti e i suoi scolari possono esserlo grazie a un modello praticamente senza compiti e valutazioni – invidiato per i suoi brillanti risultati scolastici – che ora dà loro più potere in classe. Sono loro a decidere che cosa vogliono imparare e in che modo. Perché toccare un modello vincente? «Il mondo non si ferma e nemmeno noi», rispondono sorprese della domanda la pedagoga Ilona Taimela e Pia Pakarinen, vicesindaca di Helsinki. «Le famiglie si chiedono se sia giusto cambiare qualcosa che funziona, ma noi dobbiamo adattarci ai bisogni. Helsinki ha risultati migliori di Singapore, anche se il 20% degli studenti proviene da un altro Paese», dice Pakarinen.
I bambini devono essere preparati ad affrontare un futuro incerto, in cui ci saranno altre professioni, altre tecnologie e problemi oggi inimmaginabili. Il 3 dicembre verrà pubblicato il Rapporto Pisa, il programma per la valutazione internazionale degli studenti quindicenni in matematica, lettura e scienze. Nel 2000 rese famosi i finlandesi, che, tutt’altro che preoccupati, continuano a sperimentare. Negli ultimi anni, la Finlandia ha condiviso la leadership nelle classifiche con l’Estonia e i Paesi asiatici (Singapore, Giappone e Taipei) che raggiungono il successo al prezzo di lunghissime giornate di studio e di compiti, l’antitesi del modello nordico, che promuove il tempo libero, e che è anche pubblico per il 95%.
Negli anni Settanta, la Finlandia fu il primo paese dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) a richiedere a tutti gli studenti di soddisfare gli elevati standard prima richiesti solo agli studenti d’élite. E da allora non ha smesso di innovare. Diversi anni fa, molti insegnanti scelsero di sostituire ai libri i computer portatili, di eliminare esami e voti e di lavorare attraverso dei progetti, bandendo l’uso delle materie. «Noi diamo priorità all’acquisizione di abilità rispetto ai contenuti tradizionali: imparare a comunicare, pensiero critico, lavoro di squadra o soluzione di problemi», spiega Taimela, coordinatrice della Settimana dell’educazione di Helsinki. «Da tre anni, sono i bambini a decidere che cosa vogliono imparare nei progetti. Il primo anno li abbiamo lasciati lavorare sull’argomento che li appassionava di più – alcuni hanno scelto Justin Bieber – ma si è rivelato caotico e poco pratico. Così ora decidono tra loro l’argomento», racconta Tintti Hohti, vice direttrice dell’Istituto comprensivo Roihuvuori, un imponente centro in cemento armato che accoglie 420 studenti. Alla fine del progetto, gli studenti condividono le conoscenze acquisite con altre classi. «I bambini sono più disponibili quando è un compagno a raccontare il progetto », assicura la vicedirettrice.
Hohti ci mostra l’Istituto Roihuvuori, circondato da un’idilliaca foresta innevata, per dimostrare che i suoi alunni imparano attraverso i fenomeni a condurre una vita sostenibile. Un gruppo di studenti di 10 anni ha deciso di sperimentare come si vive senza elettricità e lo fa con grande impegno. Nella stanza delle attività manuali, si sono divisi in squadre. Alcuni mettono su una catasta di legna da ardere, altri fanno schegge con un grosso coltello:; mentre si mettono a seccare i funghi, l’insegnante spiega come fare marmellate e sottaceti per l’inverno. Anche nelle materie più tradizionali i bambini decidono che cosa e come imparano. Ogni genitore ha un’applicazione, progettata dal Municipio, che lo informa su quali siano i compiti a casa dei figli e le materie del trimestre e gli permette di comunicare con gli insegnanti.
Il successo finlandese, secondo gli esperti, ha le sue radici nel fatto che gli insegnanti sono convinti che ogni studente possa raggiungere standard elevati e sono capaci di trasmettergli questa convinzione. «Una delle cose di cui siamo più orgogliosi è che le differenze sociali si equilibrano. E questo è possibile con una discriminazione positiva, investendo più soldi nelle scuole svantaggiate», precisa Liisa Pohjolainen, direttrice del dipartimento educativo di Helsinki. Dalle 8 del mattino iniziano le attività extrascolastiche, ma le lezioni cominciano alle 10 e finiscono all’una. La breve giornata mette alla prova l’autonomia dei bambini dal momento in cui si tolgono le scarpe appena arrivati. A turno, indossando un grembiule, sparecchiano (tutti mangiano a scuola gratis) e puliscono il tavolo. L’intera città viene considerata come un luogo di apprendimento. Durante l’orario scolastico, i trasporti pubblici sono gratuiti per i bambini. A Helsinki, tanti bambini di 5 anni visitano il municipio. «Quando la città prende decisioni che riguardano noi bambini, ascoltano quello che abbiamo da dire. Conosciamo i politici, scriviamo dichiarazioni...», dice Milja, 15 anni. Perché in Finlandia i bambini non sono il futuro, ma hanno il presente nelle loro mani.
Copyright El País/Lena, Leading European Newspaper Alliance. Traduzione di Luis E. Moriones