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 2019  dicembre 01 Domenica calendario

Atlantia ha già perso un miliardo in Borsa

La stretta del governo sulla revoca delle concessioni autostradali costa un miliardo in tre giorni ad Atlantia e convince la prima agenzia di rating ad accendere un faro sulla “pagella” del gruppo per una possibile bocciatura. Il titolo della holding controllata dai Benetton ha perso da mercoledì scorso il 7% e il valore della società a Piazza Affari è sceso in 72 ore da 17,9 a 16,8 miliardi di euro. E Fitch venerdì sera ha messo sotto osservazione il “voto” del gruppo per un possibile declassamento dopo le «dichiarazioni Giuseppe Conte sulla possibile risoluzione anticipata» della convenzione con Autostrade per l’Italia (Aspi) e in seguito «all’ulteriore tensione tra la società e il governo» a causa del ritiro dalla partita Alitalia.
Il programma dell’esecutivo giallorosso prevede in teoria solo una “revisione” degli accordi con Atlantia. Ma nelle ultime settimane la posizione della società è decisamente peggiorata: prima per le indiscrezioni sui report “addomesticati” sui viadotti emerse durante l’inchiesta della Procura di Genova. Un fatto – ammette lo stesso Luciano Benetton nella lettera qui a fianco – «inconcepibile».
Ad aggravare le cose sono arrivati poi i problemi di manutenzione che hanno portato alla chiusura temporanea della A26. Un uno-due che ha convinto anche le “colombe” nel Pd a esaminare con più attenzione la possibilità della revoca della concessione, da sempre un cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle.
Il problema è come. Il testo della convenzione – blindato in Parlamento con la legge Salva-Benetton del 2008 dal governo Berlusconi (Lega compresa) – è chiaro: se il governo decide unilateralmente di togliere i caselli ai Benetton, deve pagare un indennizzo proporzionato alla durata residua del contratto (il 2042). Valore: 20 miliardi circa, da sborsare anche se la magistratura provasse che Aspi è responsabile della tragedia del Ponte Morandi. La holding di Ponzano Veneto invece se la caverebbe con una penale tra gli 1,5 e i 2 miliardi anche se fosse provata la sua “grave inadempienza”.
È possibile evitare questo salasso per le casse dello Stato? Gli esperti cui il ministero dei Trasporti ha affidato una radiografia del contratto, sostengono di sì. Ma hanno lo stesso suggerito al governo di cercare «una soluzione negoziale» perché i prevedibili ricorsi legali di Atlantia potrebbero comportare penali «di importo molto elevato», al punto «di mettere a rischio i saldi di finanza pubblica». I pontieri che spingono per il compromesso hanno già individuato un possibile terreno di intesa: una sorta di “maxi-compensazione per gli italiani”, come la chiamano loro, per cui il gruppo dei Benetton accetterebbe un taglio alle tariffe e un deciso colpo di acceleratore agli investimenti, salvando così lo status quo sulla gestione della rete.
Il premier Conte starebbe però valutando un’altra ipotesi: la cancellazione (in gergo tecnico la “delegificazione”) della legge del 2008. Obiettivo: revocare la concessione senza penali – magari dopo una sentenza di primo grado contro Atlantia, come consentito dal codice dei contratti. E qualcuno nelle file dell’esecutivo ritiene sufficienti per procedere già ora le condanne a 6 dirigenti Aspi per l’uscita di strada di un bus sull’A16 vicino ad Avellino del 2013 che ha causato la morte di 40 persone.
Si vedrà. Di sicuro, in attesa di una soluzione che potrebbe arrivare la prossima settimana e nella certezza di una durissima battaglia legale prossima ventura, infuria la polemica politica. I grillini hanno trasformato la vicenda Aspi in un vessillo elettorale: il Blog delle Stelle ha sferrato ieri l’ennesimo durissimo attacco alla società accusandola di «aver frenato gli investimenti mentre utili e ricavi sfrecciavano». Matteo Salvini ha ribadito ieri che la Lega non si è mai messa di traverso al ritiro della licenza, punzecchiando però le indecisioni di Conte e Luigi Di Maio: «È più di un anno che vanno avanti con revoca sì, revoca no, revoca forse – ha detto – e il risultato è che non c’è manutenzione e vengono chiusi i tratti autostradali. Quindi scelgano, o sì o no. Sono al governo e facciano qualcosa».