Corriere della Sera, 1 dicembre 2019
Chi era l’attentatore de London Bridge
Un pericoloso terrorista lasciato libero di circolare per le strade di Londra: questo era Usman Khan, il responsabile dell’attacco al London Bridge dell’altro ieri. Il killer era stato infatti arrestato nel 2010 nel corso di una vasta operazione antiterrore che aveva portato a sgominare una cellula, legata al Al Qaeda, che progettava di far saltare in aria la Borsa di Londra.
Khan e i suoi otto complici dell’epoca intendevano inoltre organizzare un campo di addestramento in Pakistan, su un terreno di proprietà della sua famiglia, per «trasformare un numero significativo di musulmani britannici in efficaci terroristi». E la stessa cellula si proponeva di andare in Pakistan per «allenarsi».
Durante le indagini che avevano preceduto gli arresti, Khan e i suoi complici erano stati ascoltati discutere i piani per il campo in Pakistan, che doveva essere «mascherato» da madrassa, ossia da scuola religiosa islamica. C’erano tre esiti possibili per la loro azione, sosteneva allora Khan: «La vittoria, il martirio o la prigione». L’ultima l’ha avuta subito, il secondo (per così dire) lo ha trovato venerdì, la prima gli è stata negata per sempre.
Durante il processo i complici di Khan avevano ammesso di voler fa esplodere la Borsa, mentre lui aveva confessato solo di aver raccolto fondi. Ma il giudice che li aveva condannati aveva bollato le azioni del gruppo come «una iniziativa terroristica seria e a lungo termine» che avrebbe potuto sfociare in atrocità commesse su tutto il territorio britannico. «L’obiettivo di tutti loro era tornare assieme ad altre reclute trasformate in esperti terroristi allo scopo di condurre attacchi nel nostro Paese».
I precedenti
Il killer era stato arrestato nel 2010 nel corso di una vasta operazione antiterrore
Di conseguenza Khan era stato condannato in un primo momento al carcere a tempo indeterminato, ma nel 2013 aveva fatto appello e aveva visto la sentenza ridotta a sedici anni, con la possibilità di essere preso in considerazione per la libertà condizionata. E a partire dall’autunno scorso lui e i suoi complici erano stati progressivamente rimessi in libertà.
Un elemento importante per capire il percorso di radicalizzazione di Usman Khan è la sua affiliazione al gruppo di Anjem Choudary, il famigerato «predicatore dell’odio» islamico che tre anni fa era stato condannato a cinque anni e mezzo per il suo sostegno all’Isis, ma che pure è stato riemesso in libertà l’anno scorso. Khan, prima del suo arresto, aveva partecipato alle manifestazioni del gruppo di Choudary e la sua casa era stata perquisita proprio per i suoi legami col predicatore estremista.
Il killer del London Bridge era uno dei migliori «allievi» di Choudary e aveva il suo numero privato sul proprio telefono. Gli esperti di radicalizzazione ritengono che almeno il 25 per cento dei terroristi britannici abbiano qualche legame col gruppo di Choudary e pertanto c’è chi adesso chiede che il «predicatore dell’odio» venga rimesso in galera prima che i suoi seguaci spargano altro sangue.
L’avvocato di Kahn ha tuttavia sostenuto ieri che l’attentatore, durante il periodo trascorso in carcere, si era allontanato dall’estremismo islamico e aveva chiesto di essere messo in un programma di de-radicalizzazione, ma che non gli era stato dato ascolto. Di conseguenza, una volta tornato in libertà, sarebbe stato di nuovo «circuito» dagli islamisti.