ItaliaOggi, 30 novembre 2019
Con gli scarti delle olive si produce energia
Potere delle olive. E del nocciolino scartato che produce energia. Al Frantoio fratelli Turri di Cavaion Veronese, nel Veneto, trasformano i residui dei frutti degli ulivi in combustibile per riscaldare l’intero stabilimento nel quale ha sede l’azienda: 21 mila metri cubi che comprendono la produzione, gli uffici e il punto vendita.La storia del Frantoio Turri inizia nel 1951 con la molitura delle olive. Oggi, con la produzione di olio extravergine, è tra i primi oleifici di Verona. «E porta avanti una produzione olearia attenta e scrupolosa, con l’impegno di tutelare l’autenticità di un prodotto che nasce dall’incontro di natura e cultura», si legge sul sito dell’azienda. «Il Frantoio è al centro di un territorio unico, il lago di Garda, il cui peculiare microclima è da sempre prezioso alleato dell’olivicoltura gardesana».
Il Frantoio, per salvaguardare quel prezioso territorio, ha acquistato un nuovo impianto termico che utilizza come combustibile il nocciolino di sansa, sottoprodotto ottenuto dalla lavorazione delle olive. «Il nuovo impianto», ha spiegato Laura Turri, titolare del Frantoio insieme con i fratelli Mario, Giovanni e Luisa, «ci permette di riutilizzare i sottoprodotti e di trasformarli in combustibile. In questo modo è possibile riscaldare l’intera superficie dell’edificio senza inquinare l’aria che respiriamo ogni giorno».
Ogni anno vengono raccolte tra le 1.500 e le 2.000 tonnellate di olive, che successivamente vengono lavorate seguendo due processi: la separazione tra olio e sansa umida e lo scorporo di quest’ultima dal nocciolino, il cui quantitativo, alla fine della lavorazione, si aggira attorno al 9-10% del peso delle olive trasformate, tra le 135 e le 200 tonnellate, che diventano combustibile da riutilizzare. La polpa inutilizzata, inoltre, viene inviata a un impianto a biogas destinato alla produzione di energia pulita. Un metodo innovativo per salvaguardare l’ambiente con materiale di scarto.
«È un bel risparmio», ha detto ancora Turri a VeronaSera. «Soprattutto se si pensa alle emissioni di anidride carbonica, che in questo modo vengono dimezzate. Da sempre ci prendiamo cura dell’ambiente e dei paesaggi gardesani, contraddistinti dalla presenza di ulivi secolari. Cerchiamo, anche attraverso processi aziendali virtuosi di economia circolare, di proteggerli».
«Amiamo il nostro territorio, rispettarlo e preservarlo è un atto doveroso. In un solo gesto, quindi, abbiamo contribuito sia a salvaguardare l’ambiente, sia a migliorare la qualità dell’aria, riutilizzando il nocciolino delle olive». Con un obiettivo ben preciso: «Dare un taglio a sprechi ed emissioni».
Lo scorso maggio, Enea, l’Agenzia nazionale efficienza energetica, aveva studiato «un processo pulito e sostenibile che consenta di ottenere dai reflui dei processi di molitura delle olive una miscela di gas ricca di idrogeno e metano da sfruttare come combustibile per produrre energia elettrica o calore». La stessa procedura che il Frantoio veronese ha messo in pratica nel suo stabilimento.