il Fatto Quotidiano, 30 novembre 2019
Chieti, uccide la moglie con un tronco
È un bollettino di guerra. Non passa giorno che una donna, in qualche luogo, non venga uccisa dal marito, dal fidanzato, dall’amante, da un corteggiatore respinto, comunque da un uomo. L’ultima in ordine di tempo ieri mattina, alcuni giorni dopo la Giornata Mondiale contro il femminicidio, a Torino di Sangro (Chieti) dove Domenico Giannichi, 68 anni avrebbe ucciso la moglie, Luisa Ciarelli, 65 anni, al termine di una lite furibonda iniziata in macchina e proseguita in una stradina di campagna, dove Giannichi ha colpito Luisa alla nuca con una grossa pietra o probabilmente con un grosso ramo o tronco, fino a ucciderla, in una radura nei campi, a Montesecco. Poi, come spesso accade, l’uomo, ora ricoverato in ospedale in stato confusionale, rientrato a casa ha chiamato i carabinieri. Questo è quanto emerge dalle prime notizie raccolte dalla Compagnia dei Carabinieri di Ortona, coordinati dal Maggiore Roberto Ragucci su delega della Pm della Procura di Vasto Gabriella De Lucia. E come sempre si tratta di “Una famiglia perbene, spettacolare” – come la descrive il sindaco di Torino di Sangro, Nino di Fonso – che aggiunge: “Una notizia tremenda che ha sconvolto il paese”. Una famiglia che fino ad alcuni anni fa era titolare del mini market A&O e che altri descrivono schiva, riservata, solitaria.
Non si conosce al momento il movente del delitto, seppure sia spesso comune a tutti i femminicidi: la violenza. La violenza che arma uomini convinti che le donne, in quanto esseri inferiori debbano subire, non debbano avere opinioni, o non possano decidere della loro vita o con chi volerla condividere. Una spirale che non accenna a diminuire. Diversa la dinamica secondo il difensore di Domenico Giannichi, l’avvocato Alberto Paone di Lanciano: “L’uomo ha ferite ed ecchimosi sul volto perché con la moglie c’è stata una zuffa e insieme sono rotolati nella scarpata”. Parole che lasciano intendere una corresponsabilità o meglio, un incidente dai tragici esiti. L’ultima parola per capire se la donna sia stata prima colpita a morte e poi gettata nella scarpata o se i coniugi siano precipitati insieme e lei sia deceduta magari battendo la testa spetterà all’autopsia.