Corriere della Sera, 30 novembre 2019
Intervista a Luca Salsi
«Siamo i più sfortunati in amore dell’opera…». Luca Salsi la prende sul ridere, consapevole della sorte dei baritoni. «Il soprano preferisce il tenore, noi tentiamo a metterci di mezzo, pronti a qualsiasi carognata pur di dividerli. Facciamo un sacco di danni ma poi finiamo malissimo».
Vita vissuta in 20 anni di palcoscenico nei panni di padri crudeli, re malvagi, creature deformi, sacerdoti menagramo… Tra i peggiori della serie, quelli incontrati alla Scala. Il 7 dicembre di due anni fa Gérard di Andrea Chénier che pretendeva i favori di Anna Netrebko-Maddalena per salvarle l’amato dalla ghigliottina. E il 7 dicembre venturo la storia si ripete con Tosca , dove lui è Scarpia e Netrebko la diva del titolo, di nuovo davanti al dilemma se cedere alle sue voglie o lasciar fucilare il povero Cavaradossi.
Insomma Salsi, ci riprova? «Il ricatto è lo stesso ma stavolta anche peggio. Rispetto a Gérard che poi si redime, Scarpia non arretra mai di un passo. Un barone elegante col cuore del boia, l’incarnazione del Male. L’Otello di Verdi è di tre anni prima. Scarpia è lo Jago di Puccini».
In effetti lui usa il ventaglio come Jago il fazzoletto. «Due oggetti innocenti capaci di scatenare la gelosia più forsennata. Scarpia si muove come un serpente, avvolge la sua vittima in spire sempre più strette per il piacere di dominarla prima ancora di possederla. Le grida di Cavaradossi torturato fanno parte della contrattazione, gliele fa ascoltare per il gusto di vederla soffrire».
Complici silenziose di tanto sadismo delle suorine immacolate. «Come capo della polizia papalina gli è stato dato in dotazione uno stuolo di religiose. Un po’ colf, un po’ beghine, per niente turbate dalle sevizie a cui assistono».
Uno sfondo da Grand Guignol che culmina nella pugnalata sferrata da Tosca. «Stavolta più di una… Approfittando della partitura originaria scelta da Chailly, che prevede un maggior numero di battute, Anna infierisce su di me con una coltellata via l’altra per poi strozzarmi con le sue mani. Una scena molto forte, epilogo della lotta tra due tigri».
Con Netrebko siete amici e così pure con Francesco Meli, Cavaradossi. Eppure lei è pronto a far fucilare l’amico e violentare la sua donna. «Nell’opera tutto è lecito… Ma tanto con Tosca mi va malissimo e Mario viene impallinato quando io sono già morto».
Alla Scala è di casa, in stagione tornerà per Un ballo in maschera e La Gioconda. E debutterà come Falstaff a Piacenza, come Alfio in Cavalleria rusticana a Chicago con Muti, come Germont in Traviata al Met. Un teatro che l’ha reso famoso per un’impresa unica. «Due opere nello stesso giorno. Al pomeriggio ho sostituito all’ultimo Plácido Domingo in Ernani, alla sera ho cantato nella Lucia di Lammermoor».
Plácido Domingo di recente ha avuto i suoi guai... «Non ci crederò mai. In tanti anni che lo conosco non ho mai visto un suo atteggiamento scorretto verso una collega. Ma negli Usa il #MeToo sta creando situazioni paradossali. Quando un cantante arriva al Metropolitan è obbligato a seguire un corso sul comportamento da tenere in teatro. Altrimenti via. Tutti devono adeguarsi».