Corriere della Sera, 30 novembre 2019
La tv vincente dei quiz
Non ci sono più le mezze stagioni, e anche le prime serate non si sentono tanto bene. Se una volta il prime time era il regno degli ascolti milionari, oggi per trovare i milioni di spettatori davanti alla tv bisogna anticipare l’orario. Si comincia alle 18.45 e si finisce alle 21.30, sette giorni su sette, nella fascia che è il regno dei quiz (e di Striscia la notizia).
La prova del cambiamento viene confermata dall’analisi della classifica dei programmi più seguiti della stagione. Nei mesi di ottobre e novembre nel ranking dei 16 programmi più visti, ben 8 (il 50%) cadono fuori dal prime time. C’è il game Soliti ignoti (5.183.000 spettatori medi, 20,6% di share) in access prime time (la fascia dopo i tg che precede la prima serata) o il neonato Conto alla rovescia(3.728.000 spettatori, 18,6%) nel preserale (prima dei notiziari delle 20). O, ancora, Striscia (4.431.000 spettatori, 17,6%) e L’eredità(3.934.000 spettatori, 21,7%). Il più visto di tutti, quasi a 6 milioni, è Viva RaiPlay! di Fiorello.
Ascolti che la prima serata ormai fa meno di frequente. Per trovare almeno 4 milioni di spettatori Canale 5 deve aspettare il sabato con Tú sí que vales (5.183.000 spettatori); Rai1 va un po’ meglio perché all’intrattenimento (Tale e Quale show, Una storia da cantare) riesce ad aggiungere la solidità delle fiction (domenica e lunedì). Il resto della settimana però i programmi vivacchiano e quei numeri se li sognano.
Riflette Amadeus, che in attesa di Sanremo si allena con Soliti ignoti: «Lo sostengo da tempo: quella è la mia prima serata, con la differenza che con un quotidiano è come andare in prime time tutte le sere. L’importanza di quella fascia oraria si è accresciuta ancora di più da quando molte prime serate sono diventate più deboli – perché ci sono meno idee e investimenti – e l’offerta sul satellite e in streaming è invece aumentata». Il suo è un game che assomiglia a un quiz, format che mantengono una forza costante: «Non c’è Paese al mondo, non c’è televisione sulla terra che non punti su questo tipo di format, hanno il miglior rapporto tra prezzo e ascolto e la giocabilità da casa è un gancio attraente per il pubblico: sono programmi che allo stesso tempo ti distraggono ma impegnano la testa. E poi sono aggreganti all’interno della famiglia, che a quell’ora si trova spesso a casa insieme».
Anche Gerry Scotti (ora al timone del nuovo Conto alla rovescia, dopo il successo di Caduta libera) è sulla stessa lunghezza d’onda di Amadeus: «Quella fascia è la nuova prima serata, è il momento che assomiglia di più alla tv generalista per come la conosciamo. È l’ultimo momento di aggregazione, nelle metropoli, in provincia, nei paesini: a quell’ora si passa da casa, magari si mangia insieme. È l’ultimo momento in cui la fruizione alternativa non ha ancora attecchito. Poi iniziano gli orari folli, non hai mai certezza di quando un programma comincia e di quando finisce...». Il conduttore non pensa che si tratti di un orario di serie B: «Ognuno sa fare una cosa meglio di altre, io ho trovato la pace dei sensi nel preserale. Non sono uno di quelli che si sente sminuito se non va in prima serata. Non ho bisogno di solleticare il mio ego, vivo benissimo a quell’ora: le 18.45 sono il mio core business, espressione che io traduco alla mia maniera ruspante, le 18.45 sono “il mio affare di cuore”». L’attrattiva del quiz? «Al quiz non dici mai di no, ti fermi a giocare, vedi se le sai, ci provi, è un genere che crea competizione; è l’unico format per la mente in una tv dove in troppi programmi la mente viene purtroppo inaridita se non congelata».
Questi dati non sono contingenti, segnano piuttosto una tendenza che sarà sempre più evidente in futuro. Guardando la curva degli ascolti della tv il dato emerge con chiarezza: si tratta di una curva che tradizionalmente mostra due picchi, l’uno attorno all’ora di pranzo, l’altro nella prima serata classica (ovvero fra le 21 e le 23). Oggi questi due picchi sembrano allargarsi, e le reti televisive costruiscono ogni giorno almeno tre prime serate: alle 18.45, alle 20.30, e quella vera che si sposta sempre più in avanti, con partenza almeno alle 21.30.
Un fenomeno già sotto osservazione dai broadcaster e, soprattutto, dalle concessionarie di pubblicità, che «vendono attenzione» in queste inedite fasce pregiate. Un fenomeno di certo non passeggero, perché l’ascolto su apparecchi digitali (tablet, telefonini, smart tv), fuori dal classico teleschermo tradizionale, rende la tendenza ancora più marcata, come conferma il presidente di Auditel Andrea Imperiali: «Il cammello è diventato un dromedario» commenta in riferimento alla classica curva della tv «a due gobbe». Negli ascolti digitali, quelli della «total audience», le curve, infatti, si allargano ancora di più, e il prime time si fa sempre più ampio. Agli editori tv il compito di sfruttare al meglio quella che è senz’altro un’occasione.