Corriere della Sera, 29 novembre 2019
Esce dal carcere il mostro tedesco
Quello di Jens Söring è stato uno dei più clamorosi e lunghi casi giudiziari degli ultimi decenni. È dal 1986 che il figlio di un diplomatico tedesco sconta in una prigione americana la condanna a un doppio ergastolo per un doppio omicidio del quale si dichiara non colpevole. Ora però, con una decisione che già suscita reazioni contrastanti, le autorità della Virginia hanno deciso di liberarlo e rinviarlo in Germania, con un divieto permanente di rientro negli Usa. Lo ha annunciato il governatore dello Stato, Ralph Northam, spiegando tuttavia che Söring non è stato graziato.
Aveva 18 anni nel 1984, Jens Söring. Suo padre era vice-console della Repubblica Federale a Detroit e lui studiava all’Università della Virginia. Fu nell’ateneo fondato da Thomas Jefferson che il ragazzo conobbe e si innamorò di una studentessa di origini canadesi, Liz Haysom, nata in Canada, figlia di una coppia di imprenditori, Derek e Nancy Haysom. Ma il 30 marzo 1985 tutto cambiò. I genitori di Liz vennero trovati morti, brutalmente assassinati con oltre 50 coltellate. Cosa successe veramente non è mai stato chiarito.
Certo è che, appena capirono di essere sospettati, Jens e Liz fuggirono a Londra, dove vissero per un anno prima di essere arrestati dalla polizia britannica e, dopo una lunga contesa che coinvolse anche la Corte europea per i diritti dell’uomo, estradati negli Stati Uniti.
Il processo fu una sensazione mediatica. Le udienze vennero trasmesse in diretta televisiva, giornali e tv americani ne fecero una copertura a tappeto. Si parlò di assassinio rituale, Söring venne definito un mostro, il pubblicò si spaccò fra colpevolisti e innocentisti (pochi per la verità). Si concluse nel 1990 con un doppio verdetto di colpevolezza. La versione sostenuta dalle indagini della polizia e accettata dai giudici fu che Jens Söring uccise il padre e la madre di Liz perché ostacolavano la loro relazione, con la complicità della ragazza, condannata a 90 anni.
Ma Söring, che all’iniziò confessò il crimine, ha da allora cambiato la sua versione dei fatti. Secondo questa verità, egli si addossò la colpa dell’assassinio per risparmiare a Liz la sedia elettrica, visto che in quanto figlio di un diplomatico poteva sperare in una pena più mite e nell’estradizione in Germania. Sarebbe stata lei, descritta da Jens come una bugiarda fredda e spietata, ad assassinare i genitori che odiava.
È una battaglia che il tedesco non ha mai smesso di combattere. Ha presentato inutilmente decine di richieste di revisione, appelli per la libertà vigilata, ha tentato una volta il suicidio ed è sopravvissuto in condizioni di carcerazione durissime e molto restrittive: divieto di leggere in tedesco, ricevere posta, comunicare con l’esterno. «Quello che mi è stato fatto non ha nulla a che vedere con lo Stato di diritto», scrisse in una lettera a Der Spiegel. Nel frattempo ha scritto sei libri.
Il suo caso è perfino diventato ostaggio di una infuocata battaglia politica per un seggio di senatore in Virginia nel 2012: la sua scarcerazione avrebbe contraddetto la linea dura del Law and Order, principio irrinunciabile di ogni candidato che si rispetti.
Ma tutto era cominciato a cambiare nel 2016, quando un documentario tedesco sul caso, «Das Versprechen», rivelò una serie di errori e informazioni tenute nascoste dalla polizia, come il fatto che le tracce di Dna rinvenute sul luogo del massacro non coincidevano con quelle di Söring. Trent’anni dopo, la sorpresa: Jens Söring tornerà a casa. Non è stato graziato, quindi rimane lui il colpevole ufficiale. Ma sull’assassinio dei coniugi Haysom i dubbi rimangono.