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 2019  novembre 29 Venerdì calendario

Intervista a Librandi, che ha dato 800 mila euro a Open

Onorevole Gianfranco Librandi, come documenta l’Espresso lei è uno dei principali sostenitori della Fondazione Open, legata a Matteo Renzi. Ha donato 800mila euro, una cifra impressionante.
È stata fatta in diversi anni.
Quanti?
Ora non ricordo bene, non ho qui i dati. Ho aderito al progetto di Renzi per dare stabilità al Paese. Siamo in un momento delicato. L’unica persona che fa ancora delle cose sensate mi sembra Matteo.
Anche perché è la persona che ha voluto la sua candidatura con il Pd nel 2018.
La mia elezione non era scontata, il mio posto era tutt’altro che blindato. Ero già parlamentare (di Scelta Civica, ndr), non sono mica entrato lì per Renzi. Ora seguo un percorso e aiuto un progetto.
Alla faccia dell’aiuto…
Mettiamola così: ci sono imprenditori che si comprano la barca, o i cavalli… io invece sono interessato al mio Paese. Renzi mi sembra il purosangue più italiano che c’è. Spendo denaro per dare un paese migliore alla mia famiglia. Sarò un idealista…
Un idealista che cambia spesso idea. È stato in Forza Italia, Scelta Civica, Pd e ora Italia Viva. Ha fatto donazioni un po’ a tutti, persino alla Meloni.
Non ho dato nulla alla Meloni. Dalla mia azienda sono stati donati 10mila euro sul territorio, era una scelta dei miei familiari.
Sul territorio? La donazione era a Fratelli d’Italia.
In Lombardia. Mio fratello sosteneva un candidato locale.
In passato lei ha finanziato Sala, Parisi, Gelmini, Scelta Civica, Pd. Un totale di 499mila euro. Mezzo milione di donazioni a pioggia.
Sempre seguendo scrupolosamente la legge.
E non trova inopportuno che un imprenditore versi denaro al partito che lo candida?
Non è così. Da Sala, dalla Gelmini, dalla Meloni e da Parisi io non ho avuto niente.
Nel 2016 Forza Italia voleva eliminare il tetto massimo alle donazioni private. Lei era contrario.
Non bisogna esagerare.
Certo. Disse che senza il tetto “sarebbero stati troppo agevolati quei partiti che fanno riferimento a gruppi finanziari o di capitalisti nazionali o multinazionali”. Parlava di sé?
Io non ho mai esagerato. Faccio donazioni secondo legge, rispettando il tetto che c’è. E non ho mai scaricato quei soldi dalle tasse.
Era invece un sostenitore dell’abolizione del finanziamento pubblico.
Non mi è mai piaciuto troppo l’uso che ne è stato fatto.
Così si torna al via: senza finanziamento pubblico i partiti li finanziano gli imprenditori. Come lei. Che per coincidenza è stato candidato.
Mi scusi, è semplice: è come se lei avesse un amico che fa il fornaio, magari le regala il pane o le fa uno sconto.
Non la seguo.
Lei allude che io sia stato candidato per i soldi, ma io ci metto molta passione. Poi, è vero, ho messo anche una parte tangibile finanziariamente, perché credo nel progetto.
Crede più al progetto Renzi o a quello di Calenda?
Calenda è un mio amico, era con me in Scelta Civica, è una persona molto preparata.
È vero che il nuovo partito di Calenda ha la sede in un immobile di sua proprietà?
Sì.
Quanto paga di affitto?
Non ne ho idea, hanno fatto tutto i commercialisti.
Perché preferisce Renzi a Calenda?
Non ho gradito il fatto che Calenda volesse andare a votare a luglio. Il rischio di Salvini premier è agghiacciante. Mi sembra che Renzi abbia le idee più chiare di Carlo. Purtroppo è un po’ perseguitato.
Renzi?
È giusto che la magistratura indaghi, ma lo facesse con meno visibilità, meno clamore.
Perché ha dato i soldi a Open e non al Pd o Italia Viva?
Anche con il Pd abbiamo fatto alcune cose…
Cos’è che la convince tanto del programma di Iv?
Si vada a rivedere come sono migliorati gli indicatori economici durante il governo Renzi. Bisogna rilanciare l’economia. Io ho una proposta, sto per presentare un disegno di legge: bisogna lavorare 4 giorni alla settimana e pagarli come se fossero 5. In questo modo, col weekend lungo, si sblocca l’economia.
Non fa una piega. I soldi li mette sempre lei?
Conviene anche agli imprenditori. Lo stanno già facendo in Giappone.